Fare i conti con l'incomunicabilità: il LINCOS.
C'è chi ha provato a costruire una struttura linguistica capace di scavalcare le barriere culturali che inevitabilmente- già lo vediamo tutti i giorni sul nostro pianeta- si frapporrebbero fra noi e una possibile intelligenza aliena. Nel 1960 un certo Professore Hans Freudenthal propose un linguaggio chiamato "Lincos", nome risultante dalla somma delle due parole latine Lingua Cosmica, costruito sulla base degli unici "fatti" che si suppone siano comuni a tutte le culture di questo Universo. Questo ovviamente nel tentativo di trovare un ponte fra noi e "gli altri" che poggi su esperienze comuni. Se queste esperienze comuni esistono, il ponte linguistico ci permetterà un giorno di parlare di fatti della vita più complicati: capiremo quindi come appare questo Universo da un altro punto di vista, quello oserei dire "alienocentrico", permettendoci di comunicare a nostra volta come appare lo stesso oggetto dal nostro punto d'osservazione. I fatti oggettivi ai quali pare abbastanza evidente che, se di intelligenza e civiltà aliena si tratta, non saranno estranei i nostri interlocutori, sono quelli offerti dalla matematica e dalla speculazione scientifica. Freudenthal propone quindi di inviare una serie di segnali che costituiscono una grammatica di questo "intercorso" linguistico. Una grammatica nella quale, tramite esempi reiterati, si metta in condizione l'interlocutore di capire inizialmente gli elementi base del linguaggio. Tali elementi base sono parole costruite usando segnali radio oltreché acustici, che presentino una immediata traducibilità grafica sottoforma di puntini. Nel libro di Freudenthal vengono quindi introdotti in prima istanza i numeri naturali sottoforma di stringhe di puntini associati a una rappresentazione binaria, essendo il sistema diadico quello più adatto a trasmissioni di segnali. I vari segni tipici della nostra matematica, che riflettono comunque nostre strutture linguistiche a loro volta strettamente connesse alle nostre strutture logiche, vengono agevolmente presentati tramite semplici esempi. E' così che il segno > frapposto tra una stringa costituita da cinque puntini e una da tre esige l'interpretazione "maggiore di". Allo stesso modo fanno di seguito il loro ingresso i concetti di somma, sottrazione e tutti i segni di cui si avvale la logica matematica. Dopo questa prima fase di indottrinamento base, viene quella della comunicazione vera e propria. Freudenthal a questo punto, con lo stesso sistema adottato dell'esempio reiterato che, si spera, oramai l'alieno ha incamerato, introduce la struttura di un dialogo tipico. Allora delinea in una sequenza di domande e risposte una specie di chat fra personaggi che si pongono reciprocamente domande circa le operazioni logico-matematiche già precedentemente spiegate. Da qui in poi la strada dovrebbe essere in discesa permettendoci, a processo di indottrinamento concluso, di discorrere con gli alieni di questioni di fisica. Da questo punto in poi, il Lincos si evolverebbe in modo naturale percorrendo le stesse strade dell'adattamento percorse qui sulla Terra dalle nostre lingue e dialetti. Un'evoluzione linguistica ovviamente molto peculiare dovendo prevedere anche il nostro adattamento a esigenze aliene che ci imporrebbero una mediazione con strutture mentali sicuramente alquanto differenti da quelle qui da noi rinvenibili. L'ipotesi Lincos comunque non convince del tutto in quanto, a ben vedere, presenta alcuni problemi che potrebbero non essere eliminabili. Innanzitutto supponiamo di trovare, con lo stesso ottimismo che contraddistingue la ricerca del programma SETI, delle civiltà a un tale stadio di evoluzione tecnologica da essere in grado di ricevere segnali radio e decodificarli notando in essi modulazioni della loro frequenza come della loro durata temporale. Presupponiamo poi che, come noi ci adopereremmo per interpretare un messaggio ricevuto nella banda radio, anche loro abbiamo una struttura mentale che preveda un qualcosa di simile alla nostra "pazienza". Freudenthal inoltre nel suo libro traduce per i lettori non avvezzi al linguaggio matematico binario, una traduzione del suoi contenuti anche in base dieci. Questo suo "zelo" divulgativo, per certi versi encomiabile, mina in parte l'universalità desiderata di questo linguaggio che prima di essere usato per degli alieni, abbisogna di una traduzione extralinguistica anche per molti di noi umani. Il tentativo costituisce comunque un caso molto interessante di riduzione "all'osso" delle strutture linguistiche che, anche se nella prassi di tutti i giorni veicolano arte e scienza, fin troppo spesso contengono vacuità, veleni, sporcizie mentali e tutto ciò che è il brutto, ma anche il bello forse irrinunciabile del nostro essere umani; il prezzo della nostra umanità che, da buoni mercanti, dovremmo nascondere fino alla fine della trattativa con alieni, possibili "acquirenti" della nostra cultura.
Fonte: www.torinoscienza.it