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Le risposte al paradosso di Fermi, che si chiede perché non vediamo alieni intelligenti intorno a noi nonostante le possibilità che possano esistere sembrino innumerevoli, sono varie e una delle più particolari proviene da uno studio pubblicato il mese scorso su arXiv. Secondo Zaza Osmanov, astrofisico della Libera Università di Tbilisi in Georgia, probabilmente non riusciamo ad accorgerci dell’esistenza degli alieni perché essi hanno mandato delle sonde per esplorare il nostro pianeta o il nostro sistema solare sostanzialmente troppo piccole.

Sonde di von Neumann.
Nel suo studio, dove spiega questa idea anche in maniera abbastanza dettagliata, viene infatti presentata la possibilità che gli alieni possano utilizzare flotte di milioni o miliardi di minisonde così piccole da essere sostanzialmente impercettibili. Si parla di sonde la cui grandezza sarebbe misurabile sulla nanoscala. Questa idea è basata su un’altra proposta presentata a suo tempo da John von Neumann, uno scienziato ungherese che propose l’ipotesi delle cosiddette “sonde von Neumann”: una civiltà intelligente, una volta raggiunto un certo livello di tecnologia, per esplorare un’intera galassia nella maniera più efficiente possibile dovrebbe costruire delle sonde o dei veicoli spaziali autoreplicanti. Questi veicoli una volta raggiunto un pianeta (o una luna) raccoglierebbero il materiale necessario per costruire delle copie di se stessi, copie che poi partirebbero alla ricerca di altri pianeti e posti da esplorare. Un metodo del genere consentirebbe di esplorare una vastità immensa come quella che caratterizza la via Lattea in tempi più ragionevoli, tempi che comunque coprirebbero centinaia di migliaia o milioni di anni.

Fornitura costante di materiale.
Tuttavia il processo dietro un’idea del genere prevede una costante fornitura di nuovo materiale, qualcosa che non è di certo assicurato dato che la composizione dei pianeti su cui le stesse sonde possono atterrare varia tantissimo. È proprio qui che entra in gioco la teoria di Osmanov: il problema relativo al materiale da utilizzare potrebbe essere ridotto, ed in maniera molto sensibile, facendo ricorso a sonde molto piccole, tanto piccole da non essere anche più visibili. Sonde microscopiche o anche nanoscopiche avrebbero infatti bisogno di quantitativi di materiale molto più piccoli e i loro motori utilizzerebbero un quantitativo di carburante altrettanto piccolo permettendo loro di viaggiare sostanzialmente indefinitamente. La stessa tecnica della “replicazione” avverrebbe ancora più rapidamente e si potrebbero creare miliardi o anche trilioni di miliardi di sonde che esplorerebbero l’intera via Lattea in ogni direzione in un processo di riproduzione costante ed infinito.

Come individuare sonde così piccole?
E come individuare oggetti così piccoli, che potrebbero avere dimensioni, secondo lo scienziato, di 0,1 micrometri (un micrometro è un millesimo di millimetro)? Secondo lo scienziato georgiano sarebbe forse possibile individuarli quando sono in formazione: trilioni di miliardi di questi oggetti microscopici potrebbero creare una sorta di coda di cometa di diversi chilometri di lunghezza e potrebbero essere individuabili nella parte infrarossa dello spettro della luce. Le sonde formerebbero sciami che, secondo i calcoli del ricercatore, sarebbero composti da un numero enorme di nanonavicelle. In media queste nanosonde si replicherebbero fino a raggiungere almeno 1033 unità dopo aver percorso solo un parsec (poco più di 3 anni luce). Secondo il ricercatore se si rileva uno strano oggetto con valori di incremento della luminosità estremamente alti, ciò potrebbe essere un segno per collocare questo oggetto in un elenco di possibili candidati ad essere sonde di Von-Neumann di civiltà aliene. Tuttavia individuarli sarebbe solo una questione di tecnologia, tecnologia che ancora non possediamo, e quindi il discorso coinvolgerebbe possibilità relative ad un periodo futuro.

Fonte, approfondimenti ed altri link: https://notiziescientifiche.it

 

 

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