Fara di Cigno (Campobasso), sabato 3 Aprile 1948, ore 6:35.
 
Il sig. Giuseppe Lanciano, abitante a San Martino in Pensilis, era l’autista del servizio pubblico fra la stazione ed il paese. Si era quindi recato alla ferrovia, distante circa cinque chilometri dall’abitato, per attendere i passeggeri del treno delle sette. Quella mattina era arrivato con quasi un’ora d’anticipo, perciò, ingannava l’attesa passeggiando su e giù per il piazzale prospiciente i binari. Erano le 6:35 quando il cielo, terso e senza nubi, fu animato improvvisamente dalla presenza di un oggetto, il cui aspetto e comportamento erano assolutamente inconsueti. Tanto che, il Lancetti sentì di dover richiamare l’attenzione del capostazione, che stava telefonando. Una cosa circolare, dall’aspetto di “un ombrello aperto, senza manico”, di un vivo e luminoso colore arancione, procedendo da ovest verso est, con una velocità stimata intorno ai 60 km/h, si diresse verso una collina (come se volesse atterrarvi) distante non più di cinquecento metri dalla stazione; restando immobile e sospesa nell’aria ad un’altezza di circa dieci metri. Il luogo, chiamato Fara di Cigno, è vicino al casello ferroviario n. 14.  Il veicolo emetteva luci e riflessi multicolori. Tra il luogo dove si trovavano i due testimoni ed il punto in cui l’oggetto si librava, silenzioso e scintillante, non vi erano ostacoli di sorta, né costruzioni, né piante d’alto fusto; il che rendeva l’osservazione, del fenomeno, assolutamente perfetta. l’U.F.O., emetteva anche un esteso fascio di luce bianchissima, che si muoveva a raggiera ed era ben visibile nonostante la luce del sole. I due testimoni avvertirono un senso di calore quando il raggio si diresse verso di loro. L’oggetto aveva la forma di una “scodella rovesciata” e sulla parte superiore si notava una “coppa” che sembrava trasparente poiché una tenue e vibrante luce argentea sembrava provenire dal suo interno. Le dimensioni apparenti dell’oggetto furono stimate tra i dieci ed i quindici metri di diametro.  Rimase così per circa due minuti, dopo di che, sotto gli occhi attoniti dei due osservatori, dal centro del “disco” uscì una misteriosa figura che calò verticalmente, senza scosse, librandosi nell’aria, sino a toccare terra dolcemente. Aveva un aspetto vagamente antropomorfo. Fu descritto come un grosso fantoccio alto circa un metro e mezzo e vestito di una tuta rigida dai riflessi metallici, con grossi guantoni anch’essi apparentemente di metallo. Aveva due oblò tondi, al posto degli occhi. Il Lanciano ed il capostazione Bavota, impressionati ma per niente impauriti, spinti dalla forte curiosità, corsero verso l’inaspettato ospite; ma non avevano percorso neanche duecento metri, che “il robot” risalì, in verticale, come risucchiato da una forza invisibile fino a scomparire all’interno della macchina volante. Questa, dopo aver oscillato un po’, si mosse, allontanandosi lentamente, alla stessa velocità con la quale era arrivata; ma, una volta raggiunta una certa altezza, assunse repentinamente un’andatura vertiginosa e (dirigendosi verso l’alto) scomparve agli occhi degli osservatori. Non fu rilevato alcun rumore, né all’arrivo, né alla partenza di quell’oggetto. Nessun effetto fisico, se si esclude la sensazione di calore, avvertita dai testimoni, nel momento in cui furono investiti dal fascio di luce bianca. Non si avvertirono odori particolari; non furono trovate tracce sul terreno, nel luogo dell’atterraggio.  A parte il legittimo stupore e la forte curiosità, destata nei due testimoni, nessun disturbo fu causato alle persone e non si ebbe a registrare alcun turbamento psichico.
 
Dossier del gruppo O.V.N.I. del 1972
c/o Mario Lanciano Via Marina n.5
San Martino in Pensilis CB

Fonte: https://francocacciapuoti.blogspot.com

 


 

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