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Se si sente parlare della guerra di Troia il nostro pensiero ci porta ai ricordi che abbiamo dell’Iliade di Omero, studiata a scuola o, magari, letta per diletto o ancora vista in televisione in una delle sue innumerevoli rappresentazioni. Difficilmente si pensa ad altro che al rapimento della bellissima Elena, ad opera di Paride, figlio di Priamo, re di Troia.

Elena, donna bellissima, viene rapita e condotta a Troia… il resto è cosa nota!

Ma vediamo invece cosa dice Erodoto in merito: lo storico più famoso dell’antichità.

Erodoto era di Alicarnasso, città dell'Impero persiano, oggi Bodrum, in Turchia. La sua opera più importante s’intitola “Storie” e venne pubblicata intorno al 430 a.C. .

Il libro inizia esattamente con la spiegazione dell'origine delle ostilità tra greci e persiani, secondo la versione di questi ultimi.

Secondo i persiani tutto ebbe inizio a causa dei fenici. Questo popolo di viaggiatori e commercianti si era da poco installato sulle rive del Mediterraneo quando un gruppo di commercianti che si trovava ad Argo rapì Io, la figlia di Inaco. Io fu condotta in Egitto.

Il rapimento di Io fu il primo di una serie che condusse alla guerra.

Più tardi, ci dice Erodoto, alcuni greci o cretesi che si trovavano a Tiro in Fenicia rapirono Europa, figlia di Agenore, con questo secondo rapimento la partita poteva considerarsi chiusa con un pareggio.

Ma i greci non si accontentarono di pareggiare i conti e rapirono Medea, la figlia del re della Colchide, Eeta. Il re mandò degli ambasciatori a chiedere indietro la figlia ma non venne soddisfatto.

Alessandro, conosciuto anche come Paride, figlio di Priamo, sentiti questi racconti e preso dalla voglia di prendersi una donna in Grecia decise di rapire Elena, moglie di Menelao, re di Sparta.

I greci mandarono ambasciatori a chiedere la restituzione della donna ma gli fu risposto che non avendo essi restituito Medea in precedenza, non si capiva perché loro avrebbero dovuto restituire Elena.

I greci non intendevano lasciare Elena ai persiani e così mossero in armi contro di essi, guidati da Agamennone, fratello maggiore di Menelao.

Così inizia la guerra di Troia, magistralmente raccontata dal cantore cieco noto come Omero.

Erodoto non si ferma alle origini della guerra ma ci racconta anche le considerazioni dei dotti persiani in merito alla guerra, infatti per essi:

"se il rapir donne è azione da uomini ingiusti, è da stolti il prendersi pena per vendicarle; mentre è da uomini benpensanti non curarsene affatto, poiché è chiaro che, se esse non volessero, non si lascerebbero rapire."

Oggi, una frase simile non sarebbe considerata politicamente corretta, fatto sta che sia da una parte sia dall'altra questa considerazione non venne fatta. 

La guerra venne disputata, Troia fu distrutta ed i persiani da allora iniziarono a considerare i greci come nemici.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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