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Scoperto un sottomarino che potrebbe aver ispirato Jules Verne.
08 giugno 2005

Un sottomarino del diciannovesimo secolo che potrebbe aver dato al romanziere francese Jules Verne l'ispirazione per scrivere il suo libro "20 mila leghe sotto i mari" è stato riscoperto da un esploratore inglese. Ne dà notizia il quotidiano britannico "The Guardian", che precisa come il vascello, trovato dal colonnello John Blashford-Snell, sia in ferro e sia anche mezzo affondato in tre metri di acqua sulla costa di Panama. Come il Nautilus descritto in 20 mila leghe sotto i mari, il sottomarino, battezzato "Explorer", è a forma di sigaro e ha un sistema che consente all'equipaggio di uscire dalla nave anche quando è in immersione. Venne costruito nel 1864, cinque anni cioè prima della pubblicazione del libro e si pensa che Verne fosse riuscito a leggere qualcosa sulle specifiche tecniche del vascello. Blashford-Snell aveva sentito qualcosa sul sottomarino 20 anni fa, ma inizialmente aveva creduto che si trattasse di una vecchia caldaia. Poi recentemente su richiesta di un museo marittimo canadese ha approfondito la questione. A quanto pare il vascello lungo dieci metri venne costruito da un inventore visionario chiamato Julius Kroehl per le forze armate nordiste durante la Guerra Civile americana. Alla fine però finì a Panama dove il sistema di apertura sottomarina lo rese molto utile per il commercio delle perle. Gli esperti pensano che in effetti l'Explorer abbia potuto far scattare la scintilla creativa di Verne. Il sistema di apertura sottomarina è del tutto simile a quello descritto dal romanziere francese e così la forma dello scafo a sigaro. All'epoca, c'erano altri battelli sottomarini, tra cui quello delle marina sudista Hunley che affondò proprio nel 1864 per la prima volta nella storia una nave nordista, ma tutti di forme molto diverse.

The Guardian

Fonte: http://www.cittadellascienza.it

 

 

RITROVATO SOTTOMARINO CHE AVREBBE ISPIRATO NAUTILUS A VERNE.

LONDRA - E' stato ritrovato al largo delle coste di Panama un sommergibile, costruito nel 1864 per la Guerra Civile Americana, che con la sua avveniristica tecnologia avrebbe ispirato allo scrittore Jules Verne il Nautilus di 'Ventimila Leghe sotto i Mari'. La scoperta del prezioso relitto - scrive oggi il Times - e' merito di un ricercatore britannico, il colonnello John Blashford-Snell, che vi si e' imbattuto casualmente mentre stava effettuando alcune immersioni alla ricerca di antiche rovine. Fabbricato nell'800 per l'esercito dell'Unione da un artigiano visionario, Julius Kroehl, Explorer, questo il nome del natante, non ha mai preso parte al conflitto americano. Ma grazie al suo moderno sistema di chiusura isolante, che consentiva di abbandonare la carlinga in ogni momento per immergersi nelle profondita' marine, il sommergibile e' stato presto riciclato a scopo commerciale: la raccolta delle perle sui fondali. Proprio come l'Explorer, anche nel celebre romanzo di Verne l'immaginifico Nautilus del Capitan Nemo consentiva l'esplorazione dei fondali marini. ''Circa 20 anni fa mi avevano descritto quest'imbarcazione come un mini-sommergibile giapponese, - ha ricordato il colonnello Blashford-Snell - mi avevano detto che era grande come una caldaia, cosi' avevo lasciato perdere. Poi negli ultimi tempi, mentre mi trovavo in questi mari per altri scopi, sono stato contattato da un museo marittimo canadese che sapeva del vascello e mi ha chiesto di informarmi''. Una volta localizzato il relitto - immerso a 30 metri di profondita' poco distante dall'isola di San Telmo dell'Arcipelago delle Perle - l'equipe di Blashford-Snell ha scoperto che si trattava di un sottomarino ben piu' antico del previsto. Lungo oltre 10 metri per tre di larghezza con pareti in ferro, Explorer e' stato dismesso dopo soli tre anni di navigazione ed il suo equipaggio sarebbe morto in seguito ad una misteriosa febbre. ''Cio che lo rendeva ideale per le perlustrazioni dei fondali era il suo sistema di chiusura, che consentiva ai marinai di immergersi e risalire a bordo in qualsiasi momento. Mi sono subito ricordato che era proprio lo stesso sistema utilizzato dal Nautilus. Nel libro di Verne e' scritto che il Nautilus e' stato avvistato per la prima volta nel 1866, due anni dopo la costruzione dell'Explorer'', ha commentato Blashford-Snell. Un'indiretta conferma della possibile influenza esercitata dall'Explorer sullo scrittore francese arriva da Wyn Davies, storico della marina: ''Per quello che ne so, l'Explorer e' stato il primo sommergibile a montare questo tipo di chiusura, quindi e' probabile che abbia stimolato l'immaginazione di Verne, sempre interessato agli ultimi ritrovati in materia di sottomarini''.

Fonte: http://wwww.ansa.it

 

 

Il Sub Marine Explorer, uno dei soli cinque battelli subacquei conosciuti costruiti prima del 1870, fu progettato, allestito e varato nel 1865 da Julius W. Kroehl e Ariel Patterson e rimane ancora oggi una straordinaria testimonianza tecnologica e ingegneristica della costruzione di quei battelli subacquei della metà del diciannovesimo secolo. Negli anni ’60 del secolo scorso incominciarono a girare segnalazioni di un misterioso sommergibile che si riteneva potesse risalire alla Seconda Guerra Mondiale, forse di origine giapponese, che era stato ritrovato abbandonato in una baia dell’Isola San Telmo. Le ricerche nella zona, basate su forse volutamente vaghe testimonianze degli indigeni locali, portarono alla scoperta del relitto del battello. Lo scafo, visibile solo in periodi di bassa marea, era in pessime condizioni e risultò danneggiato da interventi maldestri effettuati da sconosciuti con esplosivi per ottenere l’accesso ai macchinari della propulsione in ottone. Il portello di ingresso della torretta era stato tagliato a colpi di scalpello, forse facilitati da tagli effettuati con la torcia ossidrica; inoltre, il timone e l’elica erano stati rimossi come la maggior parte dei materiali in ottone, in bronzo o in rame. Dopo la sua scoperta, avvenuta nel 2001, James Delgado, un famoso archeologo navale statunitense iniziò con il permesso del governo di Panama, attraverso l’Instituto Nacional de Cultura, un ampio lavoro sul campo svolto nel 2004 e nel 2006, sovvenzionato dal Council of American Maritime Museums (CAMM) e il Historical American Engineering Record (HAER) del National Park Service, insieme all’Ufficio per l’esplorazione oceanica del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Il lavoro di ricostruzione del Sub Marine Explorer si rivelò da subito un compito difficile a causa delle pessime condizioni del relitto, abbandonato sul bagnasciuga di una spiaggia dell’Isla San Telmo, esposto alle intemperie ma anche all’azione umana che hanno causato l’asportazione di alcune parti.

 

 

Raccontiamo ora la storia di questo sommergibile.
Come premesso, il battello fu ideato e realizzato grazie alla genialità di Julius W. Kroehl, un ingegnere immigrato prussiano arrivato a New York City nel 1844, e diventato cittadino statunitense il 26 ottobre 1849. Kroehl maturò una grande esperienza lavorativa arrivando ad essere il primo assistente ingegnere alla costruzione del Crystal Palace, eretto per l’Esposizione Mondiale del 1853 a New York City. Dal 1854 al 1855 costituì la società, Husted & Kroehl, operante nel campo dei lavori subacquei, sfruttando la sua esperienza nei lavori di lamiere metalliche in ghisa. Kroehl progettò il Sub Marine Explorer nel 1863, ispirandosi alle caratteristiche di una precedente campana subacquea, chiamata Sub Marine Explorer, inventata da Van Buren Ryerson, che era stata inventata e brevettata il 19 ottobre 1858. La campana di Ryerson aveva forma cilindrica e consisteva in una camera a doppia parete contenente aria compressa che era pesantemente zavorrata per appoggiarsi sul fondo. La discesa e la risalita era garantita da una nave appoggio in superficie. Kroehl, tra il 1864 e il 1865, costruì il Sub Marine Explorer insieme al costruttore Ariel Patterson presso il cantiere navale di Patterson sulle rive dell’East River, a Brooklyn, New York. Sebbene non fosse il primo mezzo di questo tipo (i primi esempi risalivano al 1850 con il lavoro di Lodner Phillips negli Stati Uniti, e quelli di Prosper Payerne e Bruno de Villeroi in Francia), il battello di Kroehl, insieme al contemporaneo battello americano Intelligent Whale, furono costruzioni subacquee pionieristiche in quel periodo. Inizialmente progettato per essere utilizzato come posa torpedini o nave di salvataggio durante la Guerra Civile, in realtà non fu mai preso in considerazione dalla Marina dell’Unione e venne identificato un suo uso commerciale, ovvero la raccolta delle ostriche perlifere. Date le condizioni invernali e la probabilità di ghiaccio nel fiume, è probabile che il varo sia avvenuto nella primavera del 1866. Di fatto, dopo aver eseguito i primi test, fu deciso di trasferire il Sub Marine Explorer a Panama dove erano note delle aree di pesca considerate, erroneamente, promettenti. Nel maggio 1867, si effettuarono i primi test in mare aperto nei pressi dell’Isla San Telmo, in un’area un tempo ricca di banchi di ostriche perlifere nelle “Isole delle Perle”, ma la spedizione si interruppe bruscamente con la morte di Kroehl in settembre, ufficialmente a causa di febbri malariche. Sebbene il mistero della sua morte sia ancora irrisolto, alcuni ritengono che il geniale ingegnere potrebbe essere stato colpito, come il resto dell’equipaggio, da una patologia legata al profilo di immersione del suo mezzo che oggi chiamiamo malattia da decompressione. Dopo la morte di Kroehl, un nuovo ingegnere supervisore prese il controllo delle operazioni per la raccolta delle ostriche perlifere che continuarono fino al novembre 1869 quando il battello fu abbandonato in una piccola baia nei pressi di Isla San Telmo. Quale fu la causa? Secondo i resoconti locali, alla conclusione delle immersioni, “tutti gli uomini erano di nuovo colpiti dalla febbre; e, essendo impossibile continuare a lavorare con gli stessi uomini per qualche tempo, si decise, essendo l’esperimento un completo successo, di riporre la macchina in una baia adiacente …“ (riferimento The New York Times, 29 agosto 1869). Di fatto le immersioni cessarono del tutto dopo che anche l’ultimo equipaggio dell’Explorer fu colpito da quelle strane febbri con grossi dolori ossei che, col senno del poi, erano legate agli effetti della malattia da decompressione.

 


Schema del battello da: https://www.researchgate.net

 

 

Un mezzo curioso.
Il battello era lungo 36', largo 10' e alto complessivamente 10'; le lamiere della parte inferiore, dello spessore di 1-3/4″, erano state realizzate con lamiere di ghisa imbullonate o avvitate insieme. Nella forma ricordava un’imbarcazione a doppio fondo piatto con un rastrello da prua a poppa.  Al centro della nave, al di spora delle cisterne di zavorra, era collocata una torretta a forma di imbuto, che fungeva da stazione di comando del sottomarino, La camera di lavoro si trovava lungo la linea centrale della nave e poteva trasportare un numero massimo di 6 uomini. Per immergersi, l’operatore introduceva l’acqua di mare nelle camere di zavorra e per risalire la espelleva utilizzando l’aria compressa. La camera di lavoro, di circa 600 piedi cubi (18,6 m cubi), aveva sul fondo degli sportelli apribili per cui, una volta equilibrata la pressione, questi venivano aperti per permettere ai lavoratori di raccogliere le ostriche sul fondo. Il sommergibile era in grado di immergersi fino a una profondità di 100 piedi (circa 30 metri). Le camere di zavorra dell’acqua erano disposte lungo entrambi i lati del battello: per emergere, una quantità dell’aria pressurizzata veniva utilizzata per svuotare dall’acqua le cisterne di zavorra consentendo un’emersione in superficie in poco meno di due minuti da 30 metri di profondità. Per dirigere il battello fu installato un timone controllato tramite un sistema di cavi. Il disegno di Kroehl mostra una grande elica a quattro pale del diametro di 3′-6″ che ruotava in senso antiorario ed un grande volano di ottone che veniva azionato da una manovella con diversi e sofisticati moltiplicatori di giri per rendere più efficiente la propulsione. In generale, la struttura del Sub Marine Explorer era molto solida, forse “eccessivamente progettata” per ovvi motivi cautelativi legati alle incertezze nella progettazione di questi nuovi mezzi subacquei. Ciò può aiutare a comprendere il suo costo nel 1865 di circa 40.000 dollari, una cifra non trascurabile all’epoca che sarebbe equivalente oggigiorno a più di mezzo milione di dollari. Per chi volesse approfondire la storia di questo primo battello subacqueo suggerisco la lettura integrale del rapporto di Delgado che presenta molte informazioni interessanti.

Link, riferimenti e note presso: https://www.difesaonline.it

 

 

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