Il complesso di NewGrange.
Alle ore 11:44 del 21 dicembre si è verificato fenomeno del solstizio invernale, evento che segna l’inizio dell’inverno astronomico e che presenta altresì un fortissimo legame con la celebrità del Natale.
Il solstizio è un termine derivante dal latino che letteralmente vuol dire “Sole fermo”, ad indicare il fenomeno in base al quale la nostra stella maggiore, dopo aver raggiunto il punto di massima distanza dal piano equatoriale, sembra quasi fermarsi ed interrompere il suo declino verso le tenebre; con essa la natura resta sospesa, in attesa del cambiamento, dell’inversione di moto, nella corsa verso la primavera e la rinascita del mondo.
I solstizi nel corso dell’anno sono due, ufficialmente indicati come cadenti il 21 dicembre ed il 21 giugno, ma di fatto oscillanti tra i giorni 20 e 24 di tali mesi, e rappresentano il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di minima declinazione in inverno e massima in estate, con conseguente sviluppo del giorno più corto e più lungo dell’anno.
Tale fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre e ritarda ogni anno di circa 6 ore rispetto all’anno precedente, per poi riallinearsi ogni quattro grazie all’introduzione dell’anno bisestile.
Quindi il solstizio d’inverno è il giorno in cui il Sole illumina per meno tempo il nostro pianeta, mentre il giorno del solstizio d’estate è quello che riceve più ore di luce solare.
Nel 274 d.C. l’imperatore Aureliano ufficializzò in tutto l’impero, proprio nel giorno del solstizio invernale, il Dies Natalis Solis Invicti ovvero il giorno in cui il Sole, dopo un lungo periodo di debolezza, ricominciava a prevalere sulle tenebre tornando ad essere appunto invincibile. Il Dies Natalis Solis Invicti veniva celebrato il giorno 25 dicembre.
Il complesso megalitico di Stonehenge.
Infatti il periodo che andava dal solstizio d’estate a quello d’inverno, con il quotidiano accorciarsi delle giornate, il progressivo prevalere delle tenebre sulla luce e la conseguente diminuzione di luce e calore era vissuto, soprattutto dalle popolazioni che dovevano la loro sopravvivenza all’esito dei raccolti e alla resistenza alla furia della natura, come un evento minaccioso ed infausto e, soprattutto, con il fortissimo timore di una possibile “morte” del dio Sole.
Il Sole infatti assicurava e garantiva con la sua luce ed il suo calore la vita e la prosperità sulla Terra ed è pertanto logico che la fine di tale periodo venisse celebrata con feste e ringraziamenti in pressoché tutte le culture antiche.
Già nella preistoria i complessi megalitici di Newgrange in Irlanda e Stonehenge in Gran Bretagna, entrambi strutturati per ricevere rispettivamente la luce dell’alba e del tramonto nel giorno del solstizio d’inverno, sono una dimostrazione di come la rinascita del Sole venisse già studiata ed attesa da popoli che, pur non sapendosene spiegare la ragione scientifica, ne percepivano la forte importanza per la sopravvivenza umana.
A Maeshowe, in Scozia, un altro megalite, risalente circa al 2.750 a.C., è perfettamente allineato in modo tale da permettere alla luce solare, nel giorno del solstizio invernale, di penetrare attraverso un passaggio sito all’interno della costruzione per andare ad illuminare un punto ben preciso della struttura; tutto ciò molto probabilmente era stato studiato per avere la certezza che ogni anno il Sole tornasse a vivere.
Anche in Italia, in Basilicata, abbiamo un complesso megalitico risalente al primo millennio a.C. adattato dall’uomo per ricevere attraverso una piccola fenditura nella roccia la luce del Sole a mezzogiorno ed al tramonto proprio nel giorno del solstizio d’inverno.
In epoca precristiana nei Paesi scandinavi, in occasione del solstizio invernale, venivano accese delle candele per festeggiare ed inneggiare il ritorno della luce e nelle abitazioni veniva portato il tronco di un albero utilizzato dapprima per riscaldare le case e poi come cenere per fertilizzare i campi.
Fonte: http://www.flyorbitnews.com
Il complesso megalitico di Monte Croccia, in Basilicata, veniva utilizzato come calendario.