I ricercatori per decenni hanno discusso riguardo alle misteriose pitture rupestri, localizzate in varie parti in Spagna e in Francia, risalenti a varie decine di migliaia di anni fa (tra 22.000 e 27.000 anni fa circa). Queste pitture raffigurano mani con dita mancanti, oppure con parti delle dita mancanti. Cosa possono significare? Ora un nuovo studio mette in risalto l’ipotesi secondo cui queste amputazioni raffigurate sulla roccia potessero essere reali e deliberate. Secondo gli autori di questo nuovo interessante studio, pubblicato sul Journal of Paleolithic Archaeology, le dita mancanti rappresenterebbero, infatti, amputazioni reali ed intenzionale delle dita. I ricercatori hanno studiato in particolare sette siti con pitture rupestri che raffigurano mani a cui mancavano delle dita. Questa teoria si contrappone ad altre secondo cui le dita non risulterebbero mancanti ma semplicemente piegate, e rappresenterebbero una sorta di segnale in quello che potrebbe essere considerato come un primordiale linguaggio dei segni. Brea McCauley, studente di archeologia presso la Simon Fraser University della British Columbia ed autore principale dello studio, ha però studiato vari reportage etnografici e ha scoperto che l’amputazione deliberata delle dita è una pratica presente in ben 121 culture diverse e presenti in ogni continente. I motivi? Più che altro sono da a ricercare in sacrifici o in un segno di lutto. In altri casi, le dita potrebbero essere rimosse per marcare qualcuno come appartenente ad un altro gruppo oppure impegnato in un particolare ruolo o professione, come avviene, per esempio, in alcuni gruppi di aborigeni in Australia. Tuttavia secondo Paul Pettitt, un archeologo dell’Università di Durham che è intervenuto sulla questione in un articolo su Live Science, queste amputazioni relative a varie culture nel mondo sono relative perlopiù al dito mignolo, e non si adattano alle pitture rupestri che mostrano amputazioni non mignolo-centriche.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it