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Il fuoco greco era un'arma incendiaria devastante, sviluppata dall'Impero Bizantino nel VII secolo. La sua composizione esatta rimane un mistero, ma si sa che era una sostanza liquida che poteva bruciare anche sull'acqua, rendendola particolarmente efficace durante le battaglie navali. La miscela era nota per la sua capacità di attaccare le navi nemiche e difendere posizioni strategiche, come le mura di Costantinopoli.

L'invenzione del fuoco greco è attribuita a Callinico di Heliopolis, e la prima registrazione del suo uso risale all'assedio di Costantinopoli del 674. Questa arma segreta aiutò i Bizantini a respingere gli Arabi durante gli assedi del VII e VIII secolo, consolidando il potere dell'Impero e influenzando l'esito di molte battaglie cruciali.

Il fuoco greco era noto anche con altri nomi, come "fuoco marino", "fuoco romano" e "fuoco liquido", a seconda delle fonti e dei contesti. La sua efficacia bellica era tale che gli incendi causati dalla miscela non potevano essere estinti con l'acqua; anzi, l'acqua poteva addirittura intensificare le fiamme.

Nonostante la sua importanza storica, il fuoco greco cadde in disuso dopo l'XI secolo, sostituito dalla polvere da sparo. 

 

 

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