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Il disco di Festo è un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta, sotto un muro di un palazzo minoico. Benché la comunità archeologica ne riconosca l'autenticità, ancora nessun ricercatore è riuscito a decifrare l'enigmatico codice impresso sul disco. E' possibile che il reperto contenga un messaggio lasciato da una cultura sconosciuta, presente sulla terra migliaia di anni fa?

 

 

Perché esiste questo artefatto? Chi lo ha creato e per quale scopo? Che tipo di informazioni sono memorizzate sul disco? Fino ad ora, gli scienziati non sono stati in grado di decifrare gli enigmatici simboli impressi sul piccolo disco scoperto nel 1908 nel palazzo minoico di Festo, Creta. Inoltre, non esiste nessuna testimonianza scritta scritta del manufatto. Il suo scopo e significato, e anche la sua originaria ubicazione geografica della manifattura, restano ancora discussi, facendo di esso uno degli enigmi più sconcertanti dell’archeologia moderna. Nonostante si passato più di un secolo da quando è stato trovato, i numerosi tentativi di decodificare il Disco di Festo, una scrittura geroglifica proto-sillabica, non hanno ottenuto risultati convincenti. In ogni caso i segni del disco sono rimasti indecifrati, e non rivelano somiglianza formale con quelli di nessun’altra scrittura conosciuta. Il diametro dei disco è di 16 cm, con uno spessore di circa 16 mm. L’enigmatica iscrizione è costituita da 241 simboli, 122 presenti sul lato A e 119 sul lato B, di cui 45 unici. Essi rappresentano bambini, donne, teste con corone piumate, uomini che corrono, uccelli, insetti, strumenti e armi. Le iscrizioni seguono una configurazione a spirale. La scoperta si deve ad un archeologo italiano, Luigi Pernier, il quale recuperò lo straordinario manufatto durante il primo scavo del palazzo minoico di Creta. Il disco venne trovato nel seminterrato della stanza 8 nell’edificio 101 di un gruppo di costruzioni a nord-est del palazzo principale, insieme ad una tavoletta di argilla scritta in maniera convenzionale. Essendo stato trovato in una struttura della cultura minoica, il disco è stato attribuito a questa sofisticata società fiorita tra il 2700 e il 1450 a.C. Festo, in particolare, era uno dei centro più importanti della civiltà minoica, e la città più ricca e potente della parte meridionale di Creta. Nonostante ciò, nessun altro artefatto minoico presenta incisioni simili a quelle presenti sul disco. Alcuni credono che il disco sia molto più antico.

 

 

Questo oggetto apparteneva a minoici? Perché i minoici avrebbero usato un linguaggio pittografico, piuttosto primitivo, invece di utilizzare la scrittura trovata su una tavoletta di argilla trovata vicino al disco? Il disco è stato creato prima della tavoletta? Potrebbe essere il lascito di una civiltà più antica ancora da scoprire e che aveva dimestichezza con la scrittura? Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la scrittura utilizzata sul disco di Festo sia un greco antico molto simile al Baltico arcaico. Non si tratterebbe di una lingua alfabetica, ma sillabica dove ogni simbolo rappresenta una sillaba anziché una lettera. Potrebbe anche essere una miscela di entrambi, come in Egitto. Come per la scrittura, anche l’utilizzo del disco è oggetto di speculazione. Potrebbe trattarsi di un oggetto religioso e le sue incisioni potrebbero essere un inno o un canto sacro utilizzato durante un rituale. Altri credono che contenga una storia di narrativa o d’avventura, oppure che si tratti di un gioco da tavolo o di un teorema geometrico. Sono tutte ipotesi valide, ma non essendoci abbastanza materiale disponibile per un’analisi comparativa, la comunità scientifica pensa che ogni ulteriore tentativo di decifrazione sia votato all’insuccesso. È infatti improbabile che qualunque nuova decifrazione senza conferma esterna sia accettata come conclusiva. Nulla di simile è stato trovato in numerosi scavi archeologici condotti sull’isola di Creta nel corso degli ultimi 100 anni. Questo, insieme a tutti gli altri, è uno dei fattori che rende decisamente enigmatico il Disco di Festo.

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it

 


 

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