La Nasa vuole tornare sulla Luna nel 2020, come tappa di avvicinamento a Marte, su cui l’ente spaziale americano conta di sbarcare nel 2030, ma intanto il giornalista Anatoly Zak, specializzato nella storia dell’esplorazione spaziale, ha scoperto che in piena corsa per la conquista della Luna Mosca aveva un piano, elaborato nel 1967, per installare una base permanente sulla Luna.
Per anni gli ufologi e appassionati della cospirazione hanno sospettato che l’Urss prima e la Russia dopo avessero istallazioni segrete sulla Luna, ora si scopre che ufficialmente non sono mai esistite, ma che un tentativo stava per essere fatto davvero (e chissà se non sia stato davvero fatto almeno in qualche misura). Gli ingegneri sovietici speravano di iniziare a costruire il loro avamposto lunare grazie a due moduli di costruzione lunare multiscopo (il LIM), due rover da tre tonnellate l’uno in grado esplorare il terreno, spianarlo, perforarlo e costruire una installazione permanente. Per farli muovere i sovietici avevano anche sviluppato un motore a combustione interna a quattro cilindri, che avrebbe bruciato combustibile ad auto-accensione per razzi, una miscela di combustibile liquido e ossidante. Il motore sarebbe stato sufficiente a far muovere il veicolo, ma per affrontare terreni particolarmente difficili era prevista la possibilità di attivare quattro ruote motrici, progettate per essere flessibili così da eliminare qualsiasi complicato sistema di sospensione.
I LIM avrebbero dovuto creare i moduli abitativi prefabbricati della base da posizionare al di sotto della superficie lunare così da fornire una schermatura affidabile contro le radiazioni, in modo che i suoi abitanti potessero sopravvivere a lungo. Non solo: grazie ad una pala meccanica attaccata ai LIM si sarebbero ritagliati da aree con superficie più dura 255 blocchi quadrati di suolo, da utilizzare per costruire un muro di protezione attorno alla futura base, mentre la buca nel terreno formata dallo scavo dei blocchi sarebbe stata utilizzata come letto del rifugio contro le radiazioni. Il modulo abitativo sarebbe stato un cilindro semovente lungo sei metri, auto-seppellentesi, lungo 6 metri e largo 3,6 metri, completamente attrezzata per ospitare un massimo di sei cosmonauti al suo interno. Dopo l’arrivo alla Luna, il modulo avrebbe cercato il luogo ideale dove posizionarsi, poi una volta raggiunta la giusta profondità, il controllo missione avrebbe garantito che il modulo si posizionasse col soffitto rivolta verso l’alto. Una camera di compensazione telescopica si sarebbe estesa dal modulo per fornire un accesso per l’equipaggio dalla superficie lunare.
Secondo i progettisti sovietici ci sarebbe voluto circa 4,3 ore al modulo per auto-seppellirsi completamente al di sotto della superficie lunare. A quel punto sarebbe rimasto quasi invisibile dall’esterno, se non per la camera d’accesso. Non sarà che il progetto, che ufficialmente non è mai andato oltre la fase di studio iniziale, possa aver davvero raggiunto la Luna e creato un avamposto sovietico segreto? Impossibile al momento avere una risposta alla domanda, di certo ora che Stati Uniti, Russia ed Europa stanno valutando una nuova collaborazione spaziale per tornare sulla Luna dopo che la Stazione spaziale internazionale avrà esaurito la sua vita utile, nel 2020, gli studi sovietici degli anni Settanta potrebbero costituire il punto di partenza per realizzare ufficialmente la prima base lunare umana.
Fonte: http://www.fanwave.it
Questa foto qui sopra e' un mistero. Quanti moduli lunari di discesa stava preparando l'Urss? Dove sono finiti? Sono stati smontati, oppure abbandonati in basi sotterranee, oppure utilizzati in missioni spaziali segrete? I dubbi rimangono.
D.D. , Ansu.