"I nostri nemici stanno sviluppando sistemi ad energia diretta e cinetica con l’obiettivo di degradare e distruggere le nostre capacità di rilevamento spaziale”. L’allarme è stato lanciato dal generale John Hyten, comandante dell’Air Force Space Command durante l’ultima audizione alla Sottocommissione Forze Strategiche della Camera degli Stati Uniti.
"Capiscono la nostra dipendenza dai sistemi in orbita ed il vantaggio che conferisce un tale asset. Mai come adesso dobbiamo proteggere le nostre risorse spaziale contro l’aggressione straniera. La nostra rete Global Positioning System o GPS è vulnerabile ai nuovi attacchi”.
Secondo il Comando Spaziale “ogni singolo aspetto dell’architettura in orbita geostazionaria così come la componente terrestre di supporto è a rischio, mentre Russia e Cina continuano a sviluppare armi e tattiche di Space warfare per rendere ciechi gli Stati Uniti. Le nuove divisioni cinesi di guerra spaziale e cibernetica, create in supporto alle forze strategiche principali, stanno sviluppando tecnologie co-orbitali per disattivare e distruggere i satelliti, con sistemi laser in grado di metterli offline”.
Una rete spaziale geostazionaria garantisce (quasi in tempo reale) il monitoraggio delle forze schierate così come il comando ed il controllo dei sistemi offensivi di precisione a lunga distanza. Il sistema Space-Based Space Surveillance (SBSS) degli Stati Uniti, ad esempio, ha una media di 12.000 osservazioni quotidiane dello spazio profondo, contribuendo alla protezione dei satelliti. L'SBSS possiede la capacità di riallineare rapidamente il suo sensore di bordo, permettendogli di osservare più oggetti in una vasta area dello spazio, a differenza di quanto è possibile fare con i sistemi basati a terra. La componente “counterspace”, è quindi la capacità anti-satellite, ritenuta in grado di oscurare una rete orbitale.
Al di là dell’allarme lanciato dall’Air Force Space Command, stabilire realmente la minaccia spaziale è praticamente impossibile, considerando che Usa, Cina e Russia, stanno sviluppando sistemi di attacco per “accecare” principalmente le reti di rilevamento militari che ufficialmente non esistono. Ecco perché nonostante la retorica, l’argomento è sempre affrontato in modo vago. Secondo quanto elaborato dal Pentagono, in un ipotetico conflitto, il primo obiettivo di una fazione nemica (Cina o Russia) sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence messa in orbita dagli USA. Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. Se eseguiti con successo, tali attacchi potrebbero minacciare in modo significativo l’intera rete orbitale statunitense, specialmente se molteplici vettori venissero lanciati contro i satelliti militari e di intelligence LEO (Low Earth Orbit) come quelli gestiti dal National Reconnaissance Office. Sappiamo essere in servizio i radar ad apertura sintetica dei satelliti “Lacrosse” ed “Onyx”.
L’obiettivo sarebbe quello di ridurre al minimo la capacità degli USA di utilizzare sistemi di precisione. Gli unici paesi al mondo, insieme agli Stati Uniti, a disporre di missili anti-satellite sono la Russia con il “Nudol” e la Cina con il “Dong Neng-3”. Ciò significa che i tre paesi possiedono la capacità di interrompere l’intera linea C5ISR orbitale, rendendo cieco il nemico. Non è escluso l’impiego di testate nucleari. Un’esplosione nucleare nella bassa orbita terrestre creerebbe un impulso elettromagnetico che potrebbe mettere fuori uso anche i satelliti schermati. Il Cremlino ha investito enormi risorse per sviluppare capacità tecnologiche di ultima generazione per militarizzare lo spazio. Gap con gli Stati Uniti che si è assottigliato notevolmente, tanto che oggi si parla di “asimmetria spaziale”. In questo caso, il problema è stato di natura politica. Negli anni, il Congresso degli Stati Uniti ha impedito una massiccia militarizzazione dello spazio, riducendo al minimo la capacità ASAT a terra del Pentagono. A differenza dei russi che non hanno mai avuto questo vincolo. Nel febbraio dello scorso anno, nei dati non classificati della Defense Intelligence diramati al Congresso, l’Agenzia ha dichiarato che “Cina e Russia hanno sviluppato enormi capacità spaziali, potrebbero essere in grado di offuscare l’intera rete satellitare in caso di conflitto”. Ma il dato più allarmante è quello dell'Air Force Space Command, secondo cui “nella rete satellitare USA, nel 2015, si sono verificati frequenti casi di spegnimento, pari a 23 al mese. In 23 momenti di un mese, parte della rete militare USA è andata offline." Anche in questo caso è impossibile stabilire la pertinenza di un attacco informatico ad opera di un paese straniero (sarebbe un atto di guerra). Qualora fosse davvero un attacco: è molto probabile, infatti, un problema di affidabilità. Esattamente un anno fa, i russi, con l’Aerospace Defense Force (VKO) hanno identificato 100.000 oggetti nell’orbita terrestre. 20.000 sono monitorati dal Comando Spaziale russo. Il Cremlino ha inoltre affermato di gestire 140 satelliti operativi. La missione dello Space Intelligence Center, con sede a Mosca, è quella di individuare i satelliti operativi ed aggiornare il catalogo degli oggetti spaziali nell’orbita terrestre.
Fonte: http://www.ilgiornale.it