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Appena sei mesi dopo la richiesta di informazioni emessa per missioni di volo verso la Luna, la NASA ha avviato un’altra RFI, questa volta propedeutica ad una gara d’appalto per il trasporto di carico utile verso il satellite terrestre.

 

La richiesta di informazioni ai fornitori emessa dalla NASA il 1° maggio scorso, ricerca dettagli dalle principali compagnie statunitensi del settore rispetto alla loro attuale e futura capacità di inviare «strumenti, esperimenti e altro carico utile» sulla superficie della Luna in modo da soddisfare le necessità esplorative, scientifiche e tecnologiche dell’agenzia spaziale. «La NASA è interessata nel valutare la disponibilità di servizi per il trasporto di carico utile dalla Terra alla superficie lunare» riporta la richiesta di informazioni, «entro l’anno 2018 e per tutta la decade successiva». Questo approccio offre alla NASA il potenziale per indirizzare simultaneamente obiettivi strategici relativi all’esplorazione, alla ricerca scientifica e alla dimostrazione di tecnologie fornite da partner commerciali. La richiesta di informazioni annota anche che la NASA userà le risposte delle aziende del settore anche per pianificare future missioni (come da programma CATALYST), ma tenendo ben presente l’intenzione di collaborare con partner privati.

«La richiesta di idee emessa ai futuri partner commerciali è un passo fondamentale per continuare l’esplorazione della Luna e oltre» ha affermato Thomas Zurbuchen, amministratore e consulente scientifico associato per la NASA, nella dichiarazione accompagnatoria della RFI il 1° maggio. «Dopo molte missioni umane e robotiche di successo, la NASA è decisa a continuare il suo impegno nell’esplorazione scientifica della Luna con elevata priorità»

La NASA, con questa mossa, ha mostrato come sia evidentemente interessata a comprendere come le opportunità di trasporto e cargo lunari possano favorire l’avanzamento della conoscenza della Luna e le potenziali risorse per la sua esplorazione. In effetti la richiesta di informazioni non assesta alcuna richiesta specifica di carattere tecnico, come la massa del carico utile o la potenza del veicolo che i partner commerciali dovrebbero fornire.

Questa RFI, come detto, è stata emessa a soli sei mesi dall’avviamento di una precedente e simile, che richiedeva però informazioni sulla strumentazione, più che sui mezzi di trasporto per la Luna. Venivano citate strumentazioni eventualmente già esistenti e create come ridondanti dai partner commerciali per altre missioni o che fosse possibile assemblare in tempi relativamente brevi con contributi NASA.

Diverse aziende, se si ci si guarda intorno nel panorama attuale, potrebbero competere per partecipare alla gara che eventualmente potrebbe seguire queste RFI: l’azienda Moon Express basata in Florida, per esempio è una dei cinque finalisti del Google Lunar X Prize, una competizione con un premio di 20 milioni di dollari per il primo lander sviluppato privatamente capace di atterrare sulla Luna e viaggiare almeno 500 metri sulla sua superficie. Moon Express sta sviluppando un lander che nei piani dovrebbe essere lanciato da Rocket Lab, una compagnia neozelandese, nel corso di quest’anno. Una seconda finalista del Google Lunar X Prize è la Synergy Moon, considerata “internazionale” dalle regole del premio, ma basata a San Francisco: ha svelato decisamente pochi dettagli intorno al suo lander. La Astrobotic basata a Pittsburgh, che è stata eliminata dal premio lo scorso anno, sta però continuando a sviluppare lander lunari per lanci programmati nei prossimi 3-5 anni. Ma senza dubbio il nuovo e pesante attore in questo contesto è Blue Origin. Come abbiamo già visto in un precedente articolo, le ambizioni di Jeff Bezos nell’ambito dell’esplorazione lunare e del trasporto ad essa connesso, sono decisamente ampie. L’azienda ha rivelato quest’anno il suo “Blue Moon” per l’atterraggio di notevoli quantità di materiale sulla Luna, che si pensa possa essere uno dei principali candidati (se non il primo in assoluto) a supportare le future missioni della NASA, compresa la creazione di una base permanente.

Questo il breve excursus delle aziende che potrebbero ambire a rispondere alle RFI della NASA e con ogni probabilità l’hanno già fatto o sono in corso di risposta. Sarà senza dubbio interessante vedere come evolverà questa branca della privatizzazione del volo spaziale oltre l’orbita bassa terrestre.

 

Fonte: https://www.astronautinews.it

 


 

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