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L’agenda della sicurezza internazionale ha ancora un vuoto importante da colmare. Ci sono molte ragioni per essere preoccupati dallo sviluppo di un’arma spaziale e dalle relative tecnologie di difesa missilistica, compreso il vasto spreco di risorse che accompagna qualsiasi riarmo e i risultati fisici dei combattimenti nello spazio. Le due nazioni leader, Russia e Cina, hanno a lungo sollevato la questione affrontandone la minaccia. Non solo parole e appelli, ma un’iniziativa internazionale concreta e globale si avrà aggiungendolo all’ordine del giorno delle Nazioni Unite.

Parlando alle Nazioni Unite il 17 ottobre 2013, Mikhail Uljanov, direttore del dipartimento per gli Affari della Sicurezza e il Disarmo presso il ministero degli Esteri russo, ha informato il pubblico che la Russia e la Cina hanno deciso di presentare un progetto di risoluzione sulla trasparenza e la fiducia nelle attività spaziali, da sottoporre alle Nazioni Unite. Il diplomatico ha sottolineato che la ragione dell’iniziativa era “la carenza di obblighi di legge che vietino il posizionamento di armi nello spazio, un fattore che influenza negativamente la stabilità strategica e impedisce la creazione di nuovi trattati sulle armi nucleari”. Il progetto di trattato è volto a ristabilire la situazione e a colmare il gap dell’agenda della Conferenza di Ginevra sul PAROS (Prevenzione della corsa agli armamenti nello spazio).

 

 

Lo spazio e il problema della sua militarizzazione.
La militarizzazione dello spazio risale alla fine degli anni ’50, quando i primi sistemi antisatellite superarono le prove. Finora, tuttavia, le armi non sono state poste nello spazio. Le armi nucleari e altre armi di distruzione di massa sono vietate nello spazio dal Trattato del 1967 sui principi che governano le attività degli Stati nell’esplorazione e nell’uso dello spazio, includendo la Luna e gli altri corpi celesti, di solito chiamato Trattato Sullo Spazio Cosmico. Il trattato impedisce ai firmatari di mettere in orbita eventualmente armi nucleari o altri tipi di armi di distruzione di massa, così come vieta l’installazione di tali armi sui corpi celesti e l’utilizzo di qualsiasi altro metodo per mettere tali armi nello spazio. Ma l’Outer Space Treaty non menziona alcuna restrizione sulle armi convenzionali nello spazio. SALT 1, il primo trattato sovietico-statunitense sulla limitazione delle armi strategiche, include l’obbligo reciproco di non attaccare veicoli spaziali. Ma nel 1983 il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan cambiò le carte promuovendo l’Iniziativa di Difesa Strategica, che prevedeva la messa in orbita di armi d’attacco per colpire missili strategici sovietici in volo. Nel 2002 il presidente Bush Jr. abbandonò il trattato ABM del 1972 che limitava i sistemi di difesa missilistica. Appare evidente che gli Stati Uniti erano pronti a mettersi a sviluppare potenziali sistemi d’attacco spaziale come, per esempio laser, sistemi cinetici e a fascio di particelle. Molti elementi del sistema di difesa antimissile degli Stati Uniti, attualmente in fase di sviluppo o in programma, possiedono caratteristiche a duplice uso e potrebbero diventare armi spaziali. La difesa missilistica permette ai Paesi di sviluppare tecnologie offensive con il pretesto della difesa. Ad esempio, il Kinetic Energy Interceptor schierato in California e Alaska, e che viene lanciato nello spazio per distruggere i missili in arrivo, presuppone la capacità di distruggere anche i satelliti… Le risoluzioni delle Nazioni Unite e relative discussioni mostrano che vi è un accordo generale per impedire che armi siano immesse nello spazio. La stragrande maggioranza degli Stati membri dell’ONU è preoccupata che la militarizzazione di questo campo scateni la corsa agli armamenti e insiste sul fatto che un trattato multilaterale è l’unico modo per evitare un tale sviluppo degli eventi. Si sottolinea che il trattato non limita l’accesso allo spazio, ma piuttosto evita tale limitazione. Nel 2006, la Russia sostenne che se tutti gli Stati rispettassero il divieto di militarizzare lo spazio, non vi sarebbe stata alcuna corsa. Russia e Cina sostengono anche di stabilire l’obbligo di non usare o minacciare l’impiego della forza contro oggetti spaziali, e hanno presentato un progetto di trattato alle Nazioni Unite per impedire il posizionamento di armi nello spazio. Tuttavia, a causa della struttura del regime giuridico internazionale e dell’obiezione di un piccolo numero di Stati, come gli Stati Uniti, un trattato non è ancora stato negoziato per impedire il completo dispiegamento di armi spaziali. Il 12 febbraio 2008, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov affrontò la Conferenza presentando il progetto del Trattato per la prevenzione del collocamento di armi nello spazio, la minaccia o l’uso della forza contro oggetti spaziali (PPWT), della Russia e sostenuto dalla Cina. Fu il primo progetto di trattato su questo tema introdotto formalmente alla Conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo. Prima, Cina e Russia presentarono diversi “documenti di lavoro” sulla prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio e un progetto di trattato definito con precedenti documenti comuni. Allora il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov disse che il trattato fu concepito “per eliminare le lacune esistenti nel diritto internazionale sullo spazio, creando le condizioni per un’ulteriore esplorazione e utilizzo dello spazio, conservando le costose proprietà dello spazio, rafforzando la sicurezza generale e il controllo degli armamenti”. L’iniziativa Russia-Cina del 2008 non giunse a nulla di concreto per l’opposizione dagli Stati Uniti. Poi, in qualità di viceassistente del segretario degli Stati Uniti per il controllo delle esportazioni e i negoziati per la riduzione delle minacce Donald Mahley disse: “Ulteriori accordi vincolanti sul controllo degli armamenti non sono semplicemente uno strumento efficace per migliorare, a lungo termine, gli interessi dello sicurezza spaziale degli Stati Uniti e dei loro alleati”.

 

 

Le tendenze politiche spaziali degli Stati Uniti.
Nel luglio 2010, l’amministrazione Obama rilasciò il documento chiamato Politica spaziale nazionale degli Stati Uniti. Affermava che gli USA perseguono la trasparenza bilaterale e multilaterale e misure di fiducia per incoraggiare un’azione responsabile e l’uso pacifico dello spazio. Pur sostenendo di esser aperti a considerare le iniziative sul controllo degli armamenti spaziali, gli Stati Uniti sostengono che tali proposte devono soddisfare i “rigorosi criteri di equità, verificabilità efficace e migliorare gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei loro alleati”. Il progetto comune russo-cinese di Trattato sulla prevenzione del collocamento di armi nello spazio esterno (PPWT), presentato nel 2008, non soddisfaceva tali criteri. Gli Stati Uniti sostengono sistematicamente che la corsa agli armamenti nello spazio non c’è ancora, e non è quindi necessario intervenire sulla questione. Il resto della comunità internazionale concorda sul fatto che, poiché non vi è ancora una corsa agli armamenti, sia ora il momento di evitare la militarizzazione dello spazio. Al che gli Stati Uniti non hanno avanzato eventuali iniziative proprie. L’esercito statunitense continua a investire in programmi che potrebbero fornirgli armamenti spaziali. Si presenta la grande opportunità alle aziende interessate a un affare redditizio, mentre il dominio dello spazio comporta ulteriori profitti nella guerra convenzionale. La superiorità nella guerra convenzionale si basa sulle risorse militari nello spazio, in particolare i satelliti utilizzati per l’intelligence, il telerilevamento, la navigazione e la sorveglianza, tra le altre cose. Dato che gli Stati Uniti attualmente affermano la propria volontà politica attraverso la forza, la protezione delle proprie risorse spaziali e la minaccia posta a quelle appartenenti ad altri Paesi, sono fondamentali per garantire il dominio degli Stati Uniti. L’11 dicembre 2012, l’Orbital Test Vehicle Boeing X-37B, il primo veicolo senza equipaggio degli Stati Uniti a tornare dallo spazio e ad atterrare da solo, compì il suo terzo volo di prova. Ideato dalla NASA nel 1999 fu assegnato ai militari nel 2004. L’X-37B, un velivolo senza pilota riutilizzabile a decollo verticale e atterraggio orizzontale, è un navicella spaziale che può rientrare nell’atmosfera terrestre e atterrare autonomamente. Il robot può anche regolare l'orbita nello spazio invece di seguire la stessa orbita prevedibile, una volta in volo. L’autonomia orbitale della navicella è garantita dal pannello solare che genera potenza dopo il suo dispiegamento dalla stiva, permettendole di rimanere in orbita per 270 giorni. L’X-37B è lungo 8,8 metri e largo 4,5 m, con un vano di carico delle dimensioni di un pianale di camioncino. Due veicoli X-37B potrebbero adattarsi alla stiva di una navetta spaziale. L’identità specifica del carico utile non è stata rivelata. Ci sono diverse versioni di ciò che il veicolo spaziale potrebbe compiere, mentre compie orbite dichiarate tra 200 e 750 km dalla superficie terrestre. L’idea iniziale era che il veicolo spaziale fosse un nuovo tipo di satellite di sorveglianza che poteva cambiare l’orbita volando sul territorio desiderato della Terra. Questa versione è confermata dal fatto che la navetta ha sorvolato Afghanistan, Iran, Iraq, Corea democratica e Pakistan cambiando orbita più di una volta. E’ quasi certamente un aereo spia o almeno un banco prova per equipaggiamenti per la sorveglianza spaziale e piattaforma di lancio per satelliti spia in miniatura. E’ stato definito anche un modello per provare il futuro “bombardiere spaziale” che potrà distruggere obiettivi dall’orbita. Alcuni si chiedono se l’X-37B possa essere un sistema da bombardamento nucleare, mentre altri suggeriscono che l’X-37B sia un satellite-tracker o un satellite-killer. Potrebbe essere entrambe le cose. La militarizzazione dello spazio minerà la sicurezza internazionale, disturberà gli strumenti esistenti per il controllo delle armi e comporterà una serie di effetti negativi (come i detriti spaziali). Può innescare una corsa agli armamenti devastante, distraendo risorse dai problemi reali che oggi l’umanità affronta. Il ritiro degli Stati Uniti dal trattato sui missili antibalistici, nel 2002, e il successivo sviluppo di sistemi basati a terra e in mare degli Stati Uniti, hanno già aumentato le tensioni con la Russia e la Cina. La diffusione di tecnologie spaziali comporterà il rifiuto di nuovi trattati per regolamentare le armi nucleari e i loro vettori. La situazione spinge alla scelta più ovvia: o la corsa agli armamenti spaziali o una limitazione basata sui trattati internazionali, ciò che la Russia e Cina propongono. Ora la palla è dall’altro lato del campo.

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation:
http://www.strategic-culture.org

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 


 

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