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Il Dipartimento della Difesa americano (DoD) implementerà contromisure per rendere i satelliti «difficili da trovare, difficili da catturare, difficili da colpire e difficili da uccidere». Dopo la consapevolezza di essere vulnerabili, ora gli Stati Uniti passano, almeno nelle parole del vice segretario alla Difesa Robert Work, ai fatti.

 

 

Work ha parlato in occasione del 32esimo Space Symposium appena conclusosi a Colorado Spring, in Colorado, una delle principali conferenze mondiali sui temi spaziali.

Il vice segretario ha sottolineato che si stanno valutando misure che potranno riguardare il cambio di orbita dei satelliti e la ricorsa all’inganno per depistare i nemici. Work ha ammesso che molte delle prossime mosse rimarranno segrete, così da lasciare gli avversari nel buio e obbligarli a indovinare come muoversi.

Sull’argomento è intervenuto anche il generale John Hyten il quale si è soffermato in particolare su un concetto: la centralità dell’intelligence nella gestione degli affari spaziali. Secondo il generale, è importante che in futuro gli Stati Uniti tengano conto del ruolo delle diverse agenzie investigative, che devono essere usate al massimo delle loro possibilità soprattutto in ambito spaziale.

Nel corso degli ultimi mesi, tra le alte sfere del DoD sono montate molte paure riguardo l’evoluzione delle tecnologie spaziali militari russe e soprattutto cinesi. In particolare, è la capacità di Pechino di utilizzare le armi antisatellite (ASAT, Anti-satellite weapons) a mettere in agitazione i sonni dei generali americani. L’esercito degli Stati Uniti è essenzialmente dipendente dalla propria rete satellitare e un attacco mirato potrebbe compromettere tutta la macchina militare americana, con tutte conseguenze che questo comporta.

E non solo, perché durante l’incontro di Colorado Spring è stato sottolineato anche come la tecnologia spaziale stia diventando sempre più economica e quindi accessibile a molti operatori, pubblici e privati. Un quadro sempre più complicato da gestire quindi.

Per ora sappiamo solo che Washington si è resa conto dei suoi limiti ed è pronta ad investire enormi somme nella difesa della propria struttura spaziale. Rimane da capire come questi progetti verranno effettivamente indirizzati e come gli altri attori internazionali reagiranno a questa attività statunitense.

Giulia Gitti

Fonte: http://www.flyorbitnews.it

 


 

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