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Moon Express è la prima azienda privata autorizzata a portare una propria sonda sul suolo lunare. Ieri la società americana fondata nel 2010 ha ricevuto il via libera dall’ufficio della FAA (Federal Aviation Administration, l’agenzia che controlla il volo negli Stati Uniti) deputato agli affari spaziali.

 

Ricostruzione artistica del dell'MX-1E.



«Il lancio del payload di Moon Express non mette a rischio la salute pubblica e la sicurezza degli Stati Uniti, non compromette gli interessi di sicurezza o di politica estera nazionale o gl obblighi internazionali degli Stati Uniti». Così la FAA ha autorizzato la prima missione privata lunare. Il via libera è stato comunicato ieri, ma era ufficialmente arrivato il 20 luglio dopo mesi di consultazioni che hanno coinvolto anche il Dipartimento di Stato, la NASA e la Casa Bianca. Lo scopo di Moon Express è, nel breve termine, mandare sulla Luna MX-1E, un piccolo lander capace, come scritto dalla FAA, «di muoversi dall’orbita bassa terrestre fino alla Luna, effettuare un atterraggio morbido sulla superficie del satellite e effettuare ricollocazioni post-atterraggio tramite “salti” propulsi». Il MX-1E è in sostanza un dimostratore tecnologico che servirà all’azienda per mettere a punto tutti i sistemi dei futuri lander e rover. A lungo termine, l’obiettivo dell’azienda è scavare sulla superficie della Luna alla ricerca di minerali e acqua da usare in loco o da far tornare sulla Terra. Un payload di prova per testare il rientro dei materiali estratti è già previsto nel 2020. La possibilità di estrarre acqua dalla Luna (e in generale dai corpi celesti) è salutata dai sostenitori del mining spaziale come la chance per assicurarsi propellente per i vettori e sviluppare dunque una sorta di base di rifornimento sul satellite. Nel comunicato che ha accompagnato l’annuncio dell’autorizzazione non a caso c’è scritto: «La recente scoperta di acqua sulla Luna è una grande svolta economica per il futuro dell’umanità. L’acqua è il petrolio del sistema solare e la Luna può diventare una stazione di servizio nel cielo». Il primo passo tuttavia, è per forza di cose il lancio di MX-1E, che da ieri ha il semaforo verde per il decollo nel 2017 a bordo di un vettore Electron della neozelandese Rocket Lab. «Questa è il nostro lasciapassare per lasciare l’orbita della Terra», ha detto il CEO di Moon Express Bob Richards a SpaceNews.com. «In sostanza spazza via quello che è stato il limite più importante della nostra missione per gli anni a venire», ha aggiunto.

 

L'Electron di Rocket Lab.



Il Google Lunar X-Prize.
La data del 2017 non è casuale. Alla fine del prossimo anno scade la deadline per la vittoria del Google Lunar X-Prize, la competizione messa in piedi con la partecipazione del colosso di Mountain View per lo sviluppo di sonde in grado di arrivare sulla Luna. In palio 20 milioni di dollari, che garantiranno di fatto il futuro dell’eventuale vincitrice. Al 2016, sono 16 i progetti ancora in gara, di cui solo Moon Express e l’israeliana SpaceIL hanno già assicurato il lancio. Per vincere il premio, le aziende devono arrivare per prime sulla Luna, muoversi per almeno 500 metri e mandare immagini e video in alta definizione. «Il concorso X Prize non è fondamentale per la creazione del nostro business, non abbiamo bisogno di vincere», ha detto Richards al portale americano The Verge. «Noi però vogliamo vincere e il lancio del 2017, in caso di successo, dimostrerà che l’azienda può inviare l’hardware necessario per arrivare sulla superficie lunare in un solo payload», ha aggiunto.

 

Uno dei progetti presentati per il Google Lunar Xprize.



Un quadro normativo incerto.
Se avrà successo, quella Moon Express sarà la prima missione privata a superare l’orbita bassa terrestre ed arrivare sulla Luna, finora raggiunta solo dagli Stati Uniti, dalla Russia e dalla Cina. Altre missioni private nello spazio interplanetario sono previste solo dal 2018, quando SpaceX ha intenzione di inviare la sua Red Dragon verso Marte. Nel 2020, inoltre Bigelow Aerospace sta progettando di portare in orbita la prima stazione spaziale privata. Il problema di queste iniziative, tuttavia, è che si muovono in un quadro normativo dai contorni quantomeno incerti. Secondo il trattato fondamentale dello Spazio, l’Outer Space Treaty (OST) del 1967, siglato da oltre cento Paesi, ogni attività (anche privata) nello spazio extratmosferico deve essere autorizzata e supervisionata da uno Stato. Gli Stati Uniti sono al momento l’unica nazione con aziende private spaziali di grandi dimensioni in grado di portare in orbita satelliti e puntare verso Marte. Tuttavia, nessuna agenzia federale ha gli strumenti necessari per autorizzare e supervisionare le attività spaziali di soggetti privati. Il lavoro viene oggi deputato alla FAA, che tuttavia si muove al limite dei suoi obblighi. Inoltre, gli Stati Uniti sono anche l’unica nazione ad aver varato una legge – lo Space Act 2015 – che permette alle aziende private di trarre guadagno dall’estrazione di minerali da altri corpi celesti. Tuttavia, al di là della legge, manca ancora la procedura di interfaccia che permetta la conformità tra le aspirazioni delle attività commerciali, la FAA e il trattato fondamentale dello Spazio. L’approvazione dei Moon Express, pertanto, deve essere considerata solo una soluzione temporanea perché le «future missione potranno richiedere una maggiore autorità della FAA per assicurare la conformità all’OST», si legge in particolare nel comunicato dell’agenzia federale. Inoltre, conclude la FAA, «in assenza di una quadro legislativo di riferimento, l’agenzia continuerà a lavorare con l’industria spaziale commerciale per fornire supporto a missioni non tradizionali lavorando caso per caso nei limiti della legge».

Fonte: http://www.flyorbitnews.com

 


 

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