LISA Pathfinder ha centrato il suo obiettivo: la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è riuscita a dimostrare che la tecnologia per individuare le onde gravitazionali di cui è dotata è valida, funziona meglio delle aspettative, e potrà quindi essere utilizzata nella futura missione eLISA.

LISA era stata lanciata il 3 dicembre scorso a bordo di un vettore VEGA di Arianespace. Dopo essere stata posizionata perfettamente nella sua orbita obiettivo – a soli cento metri rispetto alla previsione, ha spiegato l’ESA -, LISA ha iniziato il suo viaggio verso il punto lagrangiano L1, distante circa un 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

Giunta a destinazione circa due mesi fa, LISA ha cominciato il suo lavoro: a bordo i due cubi di oro-platino di 46 mm di lato e due kg di peso (LISA Technology Package, LTP) sono stati rilasciati e hanno iniziato a fluttuare spinti solo dalla forza gravitazionale locale.

In particolare, i tecnici dell’agenzia europea sono stati in grado di capire il comportamento dei due cubi di oro-platino con un accuratezza di oltre cinque volte maggiore rispetto a quanto ipotizzato sulla Terra, confermando così la bontà del progetto. I risultati scientifici della sonda sono stati pubblicati oggi sul Physical Review Letters.

 

 

In sostanza, con LISA Pathfinder l’ESA è riuscita a dimostrare che il meccanismo di individuazione delle onde gravitazionali funziona dal punto di vista tecnico e che può essere impiegato nella futura missione eLISA (Evolved Laser Interferometer Space Antenna), il cui lancio è previsto nel 2034. eLISA sarà composta da tre sonde distinte, e avrà l’obiettivo di rintracciare nello spazio le onde gravitazionali, ipotizzate da Albert Einstein oltre un secolo fa.

«Non solo abbiamo verificato che le masse di prova sono sostanzialmente immobili, ma abbiamo anche identificato la gran parte delle debolissime forze che le disturbano e con precisione mai raggiunta prima»,  spiega Stefano Vitale dell’Università di Trento e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, responsabile scientifico del LTP.

Se i due cubi di oro-platino di LISA sono separati però da soli 38 centimetri, le tre sonde della futura eLISA si guarderanno da oltre un milione di chilometri, una distanza ritenuta sufficiente per rilevare le increspature dello spazio tempo create dalle enormi forze attive nello spazio, come l’esplosione di una supernova o lo scontro di due buchi neri.

 

Ricostruzione artistica delle missione eLISA.

E’ stato proprio l’impatto tra due buchi neri ad aver innescato l’onda gravitazionale captata nel settembre scorso da LIGO e VIRGO, i due interferometri terrestri che per primi hanno individuato un’increspatura dello spazio tempo.

Ora LISA dovrà lavorare per qualche altro mese prima di aprire la strada alla successiva missione. Secondo l’ESA, eLISA avrà bisogna di almeno tre o quattro anni di studio e circa dieci di sviluppo.




Un progetto europeo.

A LISA Pathfinder hanno lavorato circa 40 aziende di 14 nazioni europee, a cui si aggiunge la NASA, che tramite il Jet Propulsion Lab (JPL) ha fornito il Disturbance Reduction System (DRS), necessario per controllare l’esatta posizione della sonda.

Prime del contractor del progetto, costato circa 450 milioni di euro, è Airbus Defence e Space, la divisione spaziale del colosso francese.

L’Italia ha partecipato a LISA Pathfinder tramite la sua agenzia spaziale (ASI), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Università di Trento e le principali aziende di settore, Leonardo-Finmeccanica e le sue joint venture. Il nostro paese, inoltre, ha contributo al lancio della sonda tramite AVIO, che sviluppa a Colleferro (sempre in collaborazione con l’ASI), il razzo VEGA.

«L’esperimento LISA  è un nuovo messaggero che ci porterà notizie importanti sui meccanismi che regolano la vita dell’Universo come le onde gravitazionali – ha spiegato il presidente dell’ASI Roberto Battiston -, è un’indagine tanto più importante dopo che le collaborazioni scientifiche LIGOVIRGO ne hanno confermato recentemente l’esistenza. LISA ci indica che lo studio dell’Universo avverrà sempre di più con esperimenti nello spazio profondo, ed è un motivo in più per accelerare il lancio del prossimo satellite della costellazione e-LISA».

In particolare, grazie al sistema di propulsione a gas freddo sviluppato da Leonardo, ESA è in grado di controllare l’orientamento e la posizione nello spazio della sonda con grappoli di micromotori in grado di apportare correzioni infinitesime, così da simulare una condizione di assenza totale di disturbi.

I sensori d’assetto digitali – Smart Sun Sensor (SSS) –, anch’essi realizzati da Leonardo, sono stati utilizzati invece durante il lancio, il trasferimento e le operazioni nell’orbita, mentre il pannello fotovoltaico, con i suoi 900 W di potenza e il 28% di efficienza (quasi il 50% in più di un pannello solare terrestre), fornisce l’alimentazione ai sistemi della sonda.

Hanno partecipato a LISA Pathfider anche Thales Alenia Space e Telespazio, le due sorelle dell’alleanza spaziale tra il gruppo francese Thales e Leonardo. La prima ha realizzato il trasponditore per telemetria, traiettografia e comando (TT&C) in banda X, che agisce come unica interfaccia tra la sonda e la stazione di terra, e ha curato la simulazione e il collaudo dei sistemi di alimentazione.

Telespazio invece ha supportato i servizi di lancio da Kourou, ha fornito sistemi software per il lanciatore e il segmento di terra della missione e supporta l’ESOC nelle operazioni spaziali.

Fonte: http://www.flyorbitnews.it

 


 

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