La Cina è stata tra le prime nazioni al mondo a cimentarsi nella corsa allo spazio: prima della rottura con l’Unione Sovietica, infatti, negli Anni Cinquanta Pechino collaborò con Mosca allo sviluppo di sistemi missilistici di lancio. Solo con l’inizio del nuovo millennio, in ogni caso, il programma spaziale cinese ha cambiato passo e il Paese ha potuto mandare in orbita i suoi primi “taikonauti” nel 2003. Nel 2013, come segnala Wired, la Cina ha segnato un risultato importante nella sua politica di espansione nello spazio riuscendo a inviare, per la prima volta dopoi 37 anni, un rover, denominato Jade Rabbit, sulla superfice lunare. Il successo della missione ha rafforzato l’ambizione e le potenzialità del programma spaziale cinese che, sebbene oggi sia solo ottavo al mondo per finanziamenti governativi, è in continua crescita e contribuisce attivamente alla “grande strategia” della Repubblica Popolare.
La Cina gioca da protagonista anche nello spazio.
A partire dall’ascesa di Xi Jinping alla guida della Repubblica Popolare, la Cina ha impostato una politica estera sempre più assertiva, imperniata sul rafforzamento del grande progetto della Belt and Road Initiative e, nella sua marcia verso il conseguimento di un’influenza internazionale più consona alla sua accresciuta rilevanza politica ed economica, non ha trascurato l’obiettivo dello spazio. In primo luogo, come ricorda Phys.org, “la China Aerospace Science and Technology Corporation (CASC) ha annunciato il 2 gennaio 2018 la sua volontà di raddoppiare il numero di lanci compiuti nel 2017”, arrivando a quota 40, e di perfezionare gli assetti attualmente a propria disposizione. Questi, segnalati da Nayef al-Rodhan su The Diplomat, consistono in vettori di dimensioni grandi (Long March 5) o medie (Long March 7), nella navetta Shenzhou destinata a essere sostituita con un modello più moderno e in un’ampia pletora di satelliti da telecomunicazione e osservazione tra cui i BeiDou capaci di prestazioni migliori dell’apparato GPS.
La Luna e Marte, i due grandi sogni spaziali della Cina.
Il “libro bianco” sullo spazio pubblicato dal governo di Pechino nel dicembre 2016 segnala le ambizioni e le risorse del programma cinese: Xi Jinping e i suoi collaboratori intendono investire nella corsa allo spazio almeno 6 miliardi di dollari ogni anno in futuro. Fabio Favata, rappresentante di spicco dell’European Space Agency, interpellato dal Guardian ha definito la Cina “la nuova grande potenza nello spazio”, riferendosi non solo ai programmi già in corso (come i progetti di studio sulla materia oscura e la corona solare) ma anche ai grandi obiettivi legati all’esplorazione di Marte e della Luna attraverso l’invio di rover, sonde e, in futuro, equipaggi umani. Attualmente agli studi, il Long March 9, razzo che potrebbe entrare in azione nel 2025, appare delineato per essere la controparte cinese del Saturn V, il vettore delle missioni Apollo: la Cina, realisticamente, potrebbe arrivare a completare un allunaggio di successo entro il 2030. Vettori simili risulterebbero funzionali alla messa in orbita, tra il 2022 e il 2025, della prima stazione spaziale orbitante cinese, attualmente in progettazione. La proiezione balistica, in ogni caso, non è importante solo per la corsa allo spazio: questo campo, infatti, riserva interessanti applicazioni in campo militare.
Lo spazio come campo di battaglia.
Già nel 2007, le forze armate cinesi impressionarono il mondo con il loro test di un missile antisatellite utilizzato per distruggere un dispositivo orbitante obsoleto; oggigiorno, le capacità di Pechino in questo ambito sono ulteriormente rafforzate. La Cina conferma la sua capacità di leadership nei settori “asimmetrici” dell’arte militare (cyberguerra, spionaggio, difesa costiera) che le consentono di colmare il gap detenuto in campo tradizionale nei confronti di numerose potenze globali, USA in primis. La ricerca per la corsa allo spazio ha sempre pagato lauti dividendi militari, e il caso della Cina non fa eccezione: i testi del missile ipersonico Wu-14, dal 2015 a oggi, sono continuati a intervalli regolari, consentendo al Paese di fare un salto in avanti nel campo della tecnologia balistica militare e di potersi garantire una notevole prospettiva di miglioramento per il proprio deterrente atomico, dato che il dispositivo può portare con sé testate nucleari. Essere in prima linea nella corsa allo spazio, per una grande potenza, è oggigiorno essenziale: la Cina ha colto la sfida con decisione e risulta oggigiorno un vero e proprio apripista a livello mondiale. Nei prossimi anni, lo spazio giocherà un ruolo sempre più importante, garantendo proiezione verticale alle grandi strategie geopolitiche di Pechino, e la Cina è determinata a restare in prima linea tanto nella ricerca scientifica quanto nell’esplorazione di quello che potrebbe essere uno dei campi di battaglia del futuro.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it