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A dicembre del 2017 il presidente degli Stati Uniti  Donald Trump ha firmato la Space Policy Directive-1 che intende rilanciare l’esplorazione spaziale con particolare riferimento a quella che riguarda il nostro satellite naturale: la Luna. Il documento identifica un cambio di strategia nell’esplorazione spaziale rispetto a quanto stabilito dalla precedente amministrazione e integra la ricerca privata nel settore volta al ritorno dell’uomo sulla luna a cui faranno seguito missioni su Marte  con equipaggio e altri programmi rivolti verso lo spazio profondo. Nello specifico la direttiva cancella una parte sostanziale del precedente documento firmato dall’ex presidente Obama. Là dove si leggeva “a partire dal 2025 cominciare missioni con equipaggio oltre la luna, includendo l’invio di uomini su un asteroide. Dalla metà del decennio 2030 inviare uomini in orbita intorno a Marte e riportarli sulla Terra in sicurezza” ora si legge: “Condurre un innovativo e sostenibile programma di esplorazioni con partner commerciali e internazionali per permettere l’espansione umana nel Sistema Solare e riportare sulla Terra nuove conoscenze ed opportunità. Cominciando con missioni oltre l’orbita bassa terrestre, gli Stati Uniti saranno i capofila del ritorno dell’uomo sulla luna finalizzata all’esplorazione e lungo termine e sfruttamento, a cui faranno seguito missioni su Marte e altre destinazioni”. La Nasa, mandataria di questa missione, dovrà reindirizzare quindi i propri fondi – stimati in circa 19 miliardi di dollari l’anno – per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Casa Bianca:
- La transizione dei voli spaziali umani nell’orbita bassa terrestre in operazioni commerciali che supportino la Nasa e le necessità date dall’emergere di un mercato dato dal settore privato.
- Avere il primato nelle capacità che permettano operazioni sul suolo lunare che facilitino missioni oltre lo spazio cislunare (compreso tra la Terra e la luna Nda).
- Incoraggiare l’attività di esplorazione scientifica e la caratterizzazione delle risorse lunari attraverso una serie di missioni con sonde automatiche.
- Il ritorno di astronauti americani sulla Luna per una campagna stabile di esplorazione e sfruttamento.
- Dimostrare le capacità richieste per le missioni umane su Marte e altre destinazioni.

La Luna: il cancello per lo Spazio.
I piani della Nasa prevedono di riportare l’uomo in orbita intorno alla Luna a partire dal 2023 e far atterrare un equipaggio verso la fine del decennio. Dopo 50 anni, sette missioni con equipaggio verso il satellite di cui sei hanno portato ad uno sbarco, ed un totale di soli sedici giorni di permanenza dell’uomo sulla superficie lunare, gli Stati Uniti sono pronti a tornare sulla Luna ed impiantare la prima colonia umana extraterrestre. Il progetto chiave per la permanenza dell’uomo sulla Luna e per il futuro sviluppo di missioni umane verso il Sistema Solare sarà una stazione spaziale che orbiterà intorno al satellite che prende il nome di Getaway, che tradotto letteralmente significa “fuga” ma che potremmo meglio definire in italiano come il cancello per lo spazio. Sulla stazione, gli Stati Uniti ed i suoi partner si prepareranno ad affrontare lo spazio profondo testando nuove tecnologie e sistemi mentre si costruiranno le infrastrutture di supporto alle missioni sulla superficie lunare preparando nel contempo le missioni verso Marte. La Nasa studierà, inoltre, gli effetti dati dall’ambiente dello spazio profondo con particolare attenzione a come gli organismi viventi reagiscono all’esposizione alle radiazioni solari e alla microgravità per lunghi periodi di tempo. Il Getaway sarà anche una piattaforma atta all’assemblaggio dei carichi e sistemi per le esplorazioni spaziali, sarà un modulo di comando riutilizzabile per le missioni di esplorazione lunare e una sorta di “stazione di servizio” e piattaforma di supporto per gli astronauti in rotta verso Marte. Alcuni elementi della futura stazione lunare orbitante sono già in via di costruzione in alcuni centri della Nasa sparsi per gli Stati Uniti tra cui quelli in Texas, Ohio e Alabama senza considerare quelli di partner privati. Il Getaway verrà assemblato man mano nello spazio utilizzando il veicolo spaziale Orione ed razzo vettore Sls, oltre ad altri sistemi privati come ad esempio lo Space X. Il primo elemento del Getaway, rappresentato dall’unità di propulsione e dai sistemi di energia, sarà lanciato in Florida nel 2022.

 



Perché gli Stati Uniti vogliono colonizzare la Luna?
Come abbiamo visto la Luna servirà da base di lancio e piattaforma per i test che condurranno l’uomo verso Marte e oltre: l’esplorazione robotica del nostro satellite comincerà nel 2020 e alla fine del decennio la Nasa prevede di cominciare le prime missioni con equipaggio che sbarcherà sulla superficie per stabilire una base permanente che servirà, insieme al Getaway, appunto come stazione di partenza per i viaggi verso Marte, ma l’esplorazione dello spazio profondo non è l’unico motivo che ha spinto la Casa Bianca a ripercorrere la strada verso la Luna. Il nostro satellite, infatti, è ricco di risorse minerarie che fanno gola all’industria terrestre. Le analisi geologiche delle rocce lunari hanno evidenziato che la Luna è ricca di 3 risorse fondamentali per l’uomo: l’acqua, l’elio-3, e le Terre Rare (in inglese Ree – Rare Earth Elements). L’acqua, presente sotto forma di ghiaccio all’interno della superficie lunare in zone “d’ombra” in prossimità dei poli, oltre ad essere fondamentale per la sostenibilità della vita umana sulla Luna, rappresenta anche una fonte per ottenere il combustibile dei razzi (l’ossigeno si usa come ossidante nella combustione). L’elio-3 è un isotopo dell’elio che si trova negli strati superficiali formati da regolite depositato da miliardi di anni di vento solare. Questo elemento, raro sulla Terra ma in grande quantità sulla Luna, può servire come combustibile nei reattori a fusione e quindi garantire una fonte di approvvigionamento di energia pulita. Le Terre Rare, utilizzate dall’industria per, ad esempio, le batterie dei telefoni cellulari o per quelle delle auto elettriche, o comunque nell’industria elettronica, si ritiene che siano in altissima concentrazione. Attualmente la Cina detiene praticamente il monopolio dell’estrazione e commercializzazione di questi elementi, con il 90% della produzione mondiale, e stima che le sue riserve siano sufficienti per altri 20 anni di sfruttamento. La cavazione di tali elementi dalla Luna assicurerebbe agli Stati Uniti un efficace modo di contrastare questo primato cinese e nel contempo il loro futuro monopolio, sempre che Pechino non prenda provvedimenti in merito, come sta effettivamente facendo con le proprie missioni di esplorazione lunare. Non mancano voci dai toni meno entusiastici. Secondo alcuni esperti, trattandosi comunque di fonti non rinnovabili e di altissimo costo a causa della logistica – si tratta di cavare risorse minerarie sulla Luna e di riportarle sulla Terra – sarebbe meglio investire i fondi per lo sfruttamento minerario della Luna nella ricerca di fonti rinnovabili sulla Terra. La cavazione intensiva del nostro satellite, poi, potrebbe lasciare cicatrici ben visibili che ne deturperebbero l’aspetto pur non influenzando minimamente la sua massa e quindi gli effetti gravitazionali che ha sulla Terra come le maree.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

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