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Una pelle più scura potrebbe essere una delle caratteristiche degli umani nati nello spazio.



Gli esseri umani nati nello spazio, sostanzialmente sulle astronavi spaziali che percorrono per lunghissimo tempo i lunghi tragitti interstellari, non sarebbero neanche più umani secondo un interessante intervento del biologo evoluzionista Scott Solomon su Business Insider. Al momento gli esperimenti fatti sulle gravidanze nello spazio riguardano solo animali: sulla Stazione Spaziale Internazionale, infatti, sono stati osservati animali di varie specie, tra cui pesci e ratti, riprodursi e nascere in assenza (o quasi) di gravità. Tuttavia nessun esperimento del genere è stato effettuato per quanto riguarda gli esseri umani e pochi sono i dati al riguardo. Inoltre la stazione spaziale è in orbita solo da pochi decenni, un periodo assolutamente non sufficiente per dedurre eventuali cambiamenti dovuti all’evoluzione. Si possono dunque fare solo teorie basandosi sul corso evoluzionistico che gli stessi esseri umani hanno intrapreso sulla Terra e sulle caratteristiche ambientali che conosciamo per quanto riguarda i viaggi nello spazio. Secondo Solomon, gli esseri umani nati nello spazio sarebbero innanzitutto caratterizzati da una densità ossea che diverrebbe sempre più bassa di generazione in generazione. È stato già calcolato, infatti, che gli esseri umani a gravità zero o a bassa gravità perdono dall’1% al 2% della densità ossea per ogni mese che trascorrono nello spazio. Inoltre i parti nello spazio sarebbero sostanzialmente tutti i cesari perché la stessa densità ossea più bassa del bacino provocherebbe regolarmente fratture o altre gravi conseguenze alle madri. Proprio per questo i di umani potrebbero avere teste più grandi proprio perché non sarebbero più vincolati dalle dimensioni del canale del parto. Questa ipotesi lasciano comprendere quanto risulti importante trovare un metodo per creare una vera gravità artificiale sulle astronavi prima che gli esseri umani possano inoltrarsi in viaggi interstellari. Inoltre l’evoluzione potrebbe portare ad una pelle dal colore diverso per rispondere ai bisogni di protezione dalle radiazioni spaziali dannose. Nascerebbero nuovi tipi di pigmenti cutanei simili alla melanina che comporterebbero generazioni future con colori della pelle molto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. In generale lo scienziato prevede una pelle tendenzialmente più scura. La maggior parte di questi cambiamenti fisici richiederebbe centinaia o addirittura migliaia di generazioni nate nello spazio, una cosa che potrebbe verificarsi solo durante quei viaggi interstellari, pur comunque ipotizzati, che durerebbero migliaia di anni su vere e proprie arche spaziali.

Fonte e link: https://notiziescientifiche.it

 

 

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