Le costellazioni di satelliti hanno spesso uno scopo scientifico ma la capacità di deterrere attacchi conferisce loro un importante vantaggio strategico anche nel cyber-warfare.
La risposta anti-satellite di Mosca alla flotta spaziale Usa.
Nel quadro dello spazio extra-atmosferico, in relazione anche ai trattati e principi che governano le attività degli Stati in materia di “esplorazione ed utilizzazione” del contesto ultra-terrestre, sono contemplate anche le armi-antisatellite dette Asat. Quest’ultime sono oggetto di attenzione e preoccupazione internazionale, in virtù delle recenti manovre di Mosca, impegnata ad equipararsi alle politiche di armamento delle altre nazioni come Usa, Cina, India. Queste unità spaziali, in realtà, sono usate dalle forze armate anche con il fine di destabilizzare o annientare satelliti per scopi tattici o strategici. La dotazione di diverse nazioni dei cosiddetti sistemi operativi Asat, consente, inoltre, manovre di difesa e deterrenza nei confronti di armi nucleari o spaziali di altri paesi ritenuti ostili. La letalità di questo sistema è temuta per la capacità di contrasto asimmetrico ad un attacco oltre ad essere uno scudo per missili balistici con capacità di risposta nucleare senza eguali. La tensione che la Russia ha scatenato, sembra far riferimento all’ultimo test effettuato al suo nuovo sistema denominato PL19 Nudol-2523. Secondo i rapporti delle analisi delle risorse, si apprende che Nudol è stato ideato come una variante del sistema missilistico antibalistico codificato come A235, costruito con tecnologia talmente avanzata da innescare le accuse di Washington, la quale afferma che Mosca ha assunto un atteggiamento irresponsabile e provocatorio, in quanto alcuni suoi sistemi si sarebbero avvicinati eccessivamente a quelli statunitensi, compromettendone la sicurezza. Tali teorie troverebbero conferma con quanto dichiarato dal segretario di Stato per la sicurezza e la non proliferazione Chris Ford, il quale ha spiegato che il Cremlino aveva già impiegato e testato il veicolo Kosmos 2519, soprannominato “l’ispettore spaziale 2521”. Quest’ultimo era già stato oggetto di attenzione internazionale in quanto abile di operare e monitorare attorno ad altri sistemi e temuto perchè in grado di posizionarsi accanto ad altri satelliti e sparare proiettili.
Le armi spaziali del Cremlino che spaventano Washington.
Sebbene la Russia, dal canto suo, affermi pubblicamente la liceità delle sue manovre, protese ad evitare di trasformare lo spazio in un campo di battaglia, le preoccupazioni di Washington sembrano tuonare specificatamente contro le armi spaziali di Mosca. La prima è rivolta al sistema Da-Asat, un concetto di “arma cinetica”, più volte testato con capacità di distruzione di satelliti in orbita-bassa attorno la terra. La sua operatività è sotto accusa in quanto è in grado di causare una quantità di detriti abili a danneggiare satelliti commerciali ed inquinare “l’ambiente spaziale”. La seconda, divisa in due categorie, si riferisce ad un sistema ASAT coorbitale, catalogato sempre come arma cinetica, operativo già nel 2017 e 2020 ed armato con tecnologie avanzate dotate di sistema laser da combattimento. Queste unità hanno preoccupato non poco il Comandante della flotta spaziale James Dickinson, il quale avrebbe dichiarato che: “I continui test della Russia su questi apparecchi dimostrano che le minacce alle strutture spaziali statunitensi ed alleate sono sempre più in aumento”. Secondo quanto riportato dall’Us Space Command, la Russia, invece, ha reso lo spazio un “dominio di guerra” avendo testato armi spaziali e terrestri, in special modo con l’ultimo test missilistico anti-satellite ad ascesa-diretta. Tali accuse sembrerebbero invocare la violazione delle norme del Diritto Internazionale Umanitario e la sua applicazione alla guerra spaziale. La dottrina, all’articolo IV del Trattato sullo spazio extra-atmosferico, infatti, cita testualmente che la Luna e gli altri corpi celesti devono essere usati solo per scopi pacifici. Su questo punto, secondo le parole di Dickinson si percepisce non solo che le capacità balistiche-spaziali di Mosca siano altamente competitive, ma anche che deve essere vivo interesse di tutte le nazioni creare un ambiente dello spazio più sicuro. Interessante, però, è la risposta del Cremlino che, mediante il corpo diplomatico presso le Nazioni Unite, si è battuta fortemente per l’adozione del Trattato Internazionale sulla Prevenzione e Posizionamento delle armi nello spazio extra-atmosferico. Questo comportamento sembra voler totalmente smentire le accuse di aggressione del Comando Spaziale Usa, intento ora però ad analizzare la relazione che incorre tra il comportamento diplomatico di Mosca e l’azione aggressiva dei suoi armamenti, così come è stata percepita nell’ultimo test.
Fonte: https://it.insideover.com