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Armi spaziali ed il rischio di una guerra nucleare accidentale.
DI THOMAS GRAHAM, Jr.

Gli Stati Uniti e la Russia mantengono centinaia di testate nucleari su missili balistici a lungo raggio con un segnale d’allerta di 15 minuti. Una volta lanciati, non possono essere ritirati, e colpiranno il loro obbiettivo in pressappoco 30 minuti. Quindici anni dopo la fine della Guerra Fredda, la possibilità di un conflitto nucleare accidentale è tutt’altro che diminuita. Anzi, gli Stati Uniti potrebbero prendere in considerazione la possibilità di esacerbare ulteriormente tale minaccia spiegando nello spazio degli intercettatori di missili.

Sia gli Stati Uniti che la Russia fanno affidamento su sistemi di allarme preventivo a base spaziale in caso di attacchi nucleari. Tuttavia, se fossero dispiegati gli intercettori spaziali di difesa USA potrebbero eliminare all’istante e senza preavviso i satelliti di allarme preventivo russi. Quindi, solo l’esistenza delle armi spaziali USA potrebbe provocare una reazione immediata della Russia.

I potenziali sistemi di difesa spaziale di protezione che potrebbero offrire gli Stati Uniti sono inoltre sommersi dal loro potenziale costo: un guasto o un falso segnale da parte di un componente del sistema di allarme preventivo russo potrebbe portare ad una reazione disastrosa e quindi ad una guerra nucleare accidentale. Non è concepibile alcun missile di difesa, spaziale o no, capace di offrire una protezione nell'eventualità che l'arsenale nucleare russo fosse lanciato contro gli Stati Uniti.

Oltretutto né i russi né altri paesi sono in grado di stare fermi e guardare gli Stati Uniti mentre costruiscono i loro sistemi di difesa. Questi stati sono in grado di rispondere sviluppando dei sistemi di difesa anti-satellite avanzati (1). Queste armi, a loro volta, potrebbero mettere a repentaglio i sistemi di allarme USA, vanificare i valorosi sforzi delle armi intelligenti USA e aumentare il panico degli ufficiali americani.



I pericoli di un guasto dei sistemi di allarme preventivo.

Il sistema di allarme russo si trova in gravi condizioni. Tale complesso è costituito da sistemi radar molto vecchi quasi al termine della loro vita operativa e da appena tre satelliti funzionanti, sebbene le forze militari russe abbiano in progetto di utilizzarne altri. Gli Stati Uniti dispongono di 15 satelliti del genere. Dieci anni fa, il 25 gennaio 1995, questa vecchia rete di allarme captò il lancio di un razzo da parte della Norvegia. Le forze militari russe non potevano determinare la natura del missile o la sua destinazione. Temendo che si trattasse di un missile lanciato da un sottomarino puntato su Mosca con l’intenzione di decapitare il commando russo e la sua struttura di controllo, le forze militari russe misero in allerta il presidente Boris Yeltsin, il loro ministro della difesa ed il capo dello staff generale. Essi immediatamente aprirono una teleconferenza per determinare se fosse necessario ordinare alle forze strategiche russe di lanciare un contrattacco.

Il missile lanciato era effettivamente un razzo di sondaggio atmosferico che stava conducendo degli studi scientifici sull’aurora boreale. La Norvegia aveva informato la Russia di tale lancio molte settimane prima, ma il messaggio non aveva raggiunto le sezioni più significative delle forze armate. Poco più di due minuti prima che scattasse l’ordine della rappresaglia nucleare, i russi si resero conto del loro sbaglio e ritirarono le loro forze strategiche.

Così, 10 anni fa, quando il sistema d’allarme preventivo russo ormai in declino, era più forte di oggi, aveva interpretato questa prova di lancio di un piccolo missile come un attacco nucleare USA nei confronti della Russia. L’allarme percorse la catena di comando russa fino a raggiungerne i vertici. La cartella contenente i codici di lancio del missile nucleare fu portata a Yeltsin appena gli fu comunicato l’attacco. Fortunatamente Yeltsin e gli altri leader russi quel giorno presero una giusta risoluzione ed ordinarono il ritiro delle forze nucleari strategiche russe.

Ovviamente non si dovrebbe fare niente in alcun modo per cercare di screditare l’affidabilità dei componenti spaziali dei sistemi di allarme di missili nucleari russi e statunitensi. Un abbassamento di sicurezza in tali sistemi di allarme preventivo causato dallo spiegamento di armi nello spazio accrescerebbe il rischio di un attacco nucleare accidentale. Inoltre, come parte dei suoi piani di difesa missilistica, il Pentagono sta cercando di sviluppare un banco di prova per intercettori spaziali e sta esaminando molte altre strane armi spaziali. In un’altra intervista pubblicata su Arms Control Today, il Gen. Henry Obering, direttore della Missile Defense Agency, ha cercato di persuadere su ciò che lui diceva essere “un moderato test bed di approccio per lanciare alcuni esperimenti.” Obering ha detto che il Pentagono avrebbe utilizzato solo una manciata di intercettori: “Stiamo parlando di un paio o tre, in termini di sperimentazione.”(2)

Nonostante le dichiarazioni di Obering, tuttavia, stabilire un banco di prova per la difesa missilistica nello spazio, come opposto alla ricerca preliminare attuale, rappresenterebbe un grande passo verso la militarizzazione dello spazio. Una volta che i missili di difesa spaziali sono sperimentati, è molto probabile che vengano impiegati, ed in numero significativo, non importa se i test abbiano successo.

Per vedere la strada che può seguire un test bed spaziale, si dovrebbe semplicemente guardare il presente programma a base terrestre: il Pentagono dichiara che ci sia ben poca differenza tra un test bed ed uno spiegamento operativo. Inoltre, il dispiegamento nello spazio potrebbe essere ben più drammatico. Sebbene l’attuale configurazione terrestre preveda poche dozzine di intercettori, la continua supervisione spaziale di alcuni paesi d’interesse, potrebbe verosimilmente richiedere l’impiego di un gran numero di intercettori, dal momento che un particolare intercettore si troverà su un determinato obiettivo per pochi minuti al giorno. La difesa missilistica attuale offre ben poca protezione reale dal momento che gli Stati Uniti attualmente non si trovano ad affrontare alcuna realistica minaccia di attacchi missilistici nucleari a lungo raggio. Ma le armi spaziali potrebbero effettivamente essere dannose per la sicurezza nazionale USA. Esse potrebbero aumentare la percepita vulnerabilità agli attacchi dei primi sistemi di allarme e spingere la Russia o stati come la Cina a prendere delle contromisure potenzialmente destabilizzanti, come armi avanzate anti-satellite.

Tali pericoli sarebbero particolarmente preoccupanti per quei componenti collocati nelle orbite geosynchronus (GEO). Gli oggetti spaziali collocati su GEO sono sufficientemente distanti dalla terra (circa 36.000 chilometri) così che la loro velocità è quasi uguale alla velocità di rotazione della terra, rimanendo così “stazionari” in un punto. E possiamo essere certi che qualsiasi stato che può collocare un satellite in queste orbite lontane (e ce ne sono molti) potrebbe potenzialmente minacciare i satelliti di un altro paese. Inoltre, sarebbe più semplice da fare, e forse più importante, la percezione della minaccia sarebbe molto più grande con armi a base spaziale piuttosto che con la esistente tecnologia a base terrestre. I 15 satelliti di allarme USA sono posizionati quasi tutti su GEO. I tre satelliti di allarme russi funzionanti utilizzano due orbite diverse. Due di questi utilizzano un’orbita accentuatamente ellittica, che oscilla dall’orbita Low-Earth (LEO) – da 100 a 2000 chilometri dalla Terra dove gli oggetti spaziali viaggiano con una velicità di circa 8 chilometri al secondo – fino a GEO. L’altro satellite staziona costantemente su GEO.

Inoltre, una rivalità di armi spaziali potrebbe intralciare il flusso di immagini satellitari utili per tracciare le attività che potrebbero rivelare programmi per sviluppare armi di distruzione di massa in paesi di interesse. Per esempio, attività individuate attraverso sistemi di raccolta con base terrestre possono essere utilizzate per scatenare delle richieste di ispezione in conformità alla Chemical Weapons Convention (CWC) (implicitamente) o al Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty (esplicitamente), qualora il trattato dovesse entrare in vigore. E’ importante ricordare al riguardo, che i sospetti secondo cui Israele e Sud Africa avrebbero condotto un esperimento atmosferico nucleare nel 1979 furono conseguenti alla intercettazione di una satellite americano VELA.

Analogamente, gli Stati Uniti hanno tratto beneficio dalla rivoluzione dell’intelligence nazionale che è cominciata e si basa sui satelliti di riconoscimento fotografico ed i sistemi relativi, che ha contribuito a portare a termine l’analisi del caso peggiore e a porre fine all’urgenza di una guerra nucleare che esistevano durante la Guerra Fredda. Se si è mai raggiunto un ordine mondiale realmente pacifico e stabile, l’avvento di questa tecnologia introdotta alla fine degli anni ’50 sarà sempre vista dalle future generazioni come un punto di svolta storico superiore.

Questi sforzi cruciali non dovrebbero mai essere sconvolti, né dalle armi a base spaziale né dai relativamente semplicistici sistemi di armi anti-satellite a base terrestre. Un sistema di intercettazione a base F-15 fu sperimentato con successo nei tardi anni ’80 ed il sistema di missile anti-balistico attualmente impiegato in Alaska e in California ha una inerente capacità anti-satellite. Proprio adesso, nessun altro paese sta sviluppando un sistema di difesa spaziale, sebbene l’Unione Sovietica abbia sperimentato con successo negli anni ’70 ed ’80 un sistema co-orbitale e anti-satellite e sia la Russia che la Cina si pensa che siano capaci di fare altrettanto. In particolare, 28 paesi possiedono dei missili balistici in grado di raggiungere i satelliti LEO, e tutti hanno le capacità tecniche di sviluppare un sistema anti-satellite LEO modificando questi missili.

La difesa attiva – lo spiegamento di dispositivi intesi a deflettere, distruggere, o a sabotare i sistemi offensivi – non possono fornire alcuna protezione adeguata agli assetti spaziali né ora né a lungo termine. Queste tecnologie, così come il rafforzamento ed altri mezzi di difesa passivi, potrebbero fornire alcuni mezzi di difesa contro l’attuale generazione di tecnologie anti-satellite. Alla fine, comunque, i nostri potenziali aggressori escogiterebbero dei modi per contrastare questi mezzi di difesa. Così sembrerebbe che un regime legale concordato, basato sul mutuo beneficio e, naturalmente, su restrizioni verificabili, dovrebbe almeno essere preso in considerazione.

 

 

La protezione dei sistemi di allarme preventivi.

Piuttosto che costruire armi spaziali sarebbe meglio porre lo spazio off-limits per le armi. La legge nazionale dei principali paesi del mondo che stanno facendo progressi nello spazio dovrebbero proibire i programmi che promuovono lo sviluppo di armi spaziali. Per potenziare questo sforzo, ci dovrebbe essere una comprensione a livello mondiale del fatto che piazzare delle armi nello spazio o sviluppare ulteriormente la capacità di armi anti-satellite già esistenti è contrario alla legge internazionale, in tal modo creare una base di pressione politica ed economica e di sanzioni punitive da parte di una comunità unita del mondo. Il modo migliore per realizzare questo duplice obiettivo è attraverso lo sviluppo e la negoziazione di un trattato internazionale sulle armi spaziali e sulle armi anti-satellite. I trattati una volta notificati diventano legge nazionale e possono stabilire delle norme di comportamento in tutto il mondo.

L’Outer Space Treaty del 1967 è incluso in un accordo di controllo su un’unica classe di armi a cui ci si riferisce qualche volta come a trattati contro gli armamenti. Tali accordi erano stati concepiti per prevenire ed hanno avuto successo nella prevenzione dello spiegamento di armi in aree dove non erano precedentemente presenti. Oggi, dopo più di tre decenni, lo spazio continua ad essere libero dalla presenza di armi di distruzione di massa grazie all’Outer Space Treaty. In conformità all’iniziativa del presidente Dwight Eisenhower, che quando presedette la NASA rese subito chiaro che la priorità della politica USA era di lasciare lo spazio libero dalle armi, e lo spazio continua ad essere libero da armi di ogni tipo. Fino ad adesso lo spazio è stato militarizzato - i sistemi di allarme preventivo sono dei sistemi militari – ma non è stato mai armato. Questa politica ci è tornata utile per decenni e c’è una forte carica di persuasione su chiunque sostenga che dovrebbe essere cambiato.

Durante l’amministrazione di Gorge W. H. Bush e di Bill Clinton è stato asserito che non c’era bisogno di limitazioni oltre al già esistente Outer Space Treaty dal momento che non esisteva alcuna corsa alle armi né minaccia di essa nello spazio. La politica di Eisenhower promossa negli Stati Uniti fu sostenuta dappertutto. In coerenza con la posizione Bush-Clinton, col passare degli anni, gli Stati Uniti per consuetudine hanno opposto la creazione di un mandato di negoziazione per lo spazio alla Conferenza per il disarmo tenutasi a Ginevra. Alcuni anni fa, uno sforzo più formale iniziato a Ginevra e a New York, chiamato Prevenzione della Corsa alle Armi nello Spazio (PAROS = Prevention of an Arms Race in Outer Space). Gli Stati Uniti non lo hanno sostenuto, astenendosi dal voto sulla risoluzione nell’Assemblea Generale ONU di ogni anno. E quest’anno hanno votato a sfavore. Ancor più, la discussione standard sulla prosecuzione della posizione Bush-Clinton non è più valida sulla scia dell’inchiesta della commissione spaziale di Rumsfield del gennaio 2001, che ha dichiarato il serio rischio dell’esistenza di una “Pearl Harbor nello spazio”.

E’ stato pensato che un regime legale per prevenire la corsa alle armi nello spazio potrebbe essere imboccato semplicemente estendendo o ampliando l’Outer Space Treaty. Comunque l’argomento è complesso e ci sono molti interessi importanti da proteggere in aggiunta agli assetti spaziali per gli allarmi preventivi e per l’intelligence e la verifica come i sensori remoti, le telecomunicazioni, la navigazione, e il potenziamento delle capacità militari a base terrestre.

Un ampliamento dell’Outer Space Treaty potrebbe includere innanzitutto una proibizione di tutte le armi spaziali, sia offensive che difensive, dal momento che non sono distinguibili. Le “armi” dovrebbero essere definite in base alle priorità di tale trattato in modo da escludere tutti gli oggetti spaziali a scopo pacifico e tutti quei corpi non rilevanti all’obbiettivo di prevenire l’armamento dello spazio. Inoltre, gli oggetti spaziali concepiti per supportare le operazioni militari terrestri come il Global Positioning System sostenuto dalla Air Force USA dovrebbero essere esplicitamente consentite. Qualche tipo di ispezione sui carichi dei lanci spaziali sarebbe necessario, magari modificato dal principio “accesso riuscito” come si trova nel CWC. Dovrebbero essere richieste delle disposizioni sulla trasparenza delle attività spaziali e sulla condivisione delle informazioni. Queste disposizioni potrebbero essere negoziate in un singolo protocollo a parte per ridurre in qualche modo il rischio di riaprire altre disposizioni dell’Outer Space Treaty.

Alcuni hanno sostenuto che è prematuro considerare degli obblighi legali addizionali nello spazio, che le informali “regole della strada” fornirebbero più supporto. Altri sostengono che gli Stati Uniti dovrebbero porre resistenza a qualsiasi richiesta internazionale di obblighi legali che potrebbero inibire lo spiegamento di armi nello spazio. E’ accertato che sarebbe impossibile far rispettare o verificare qualunque tipo di accordo o patto di questo genere e che “la vergognosa memoria su come si facciano rispettare o si verifichino i trattati che proibiscono delle attività sulla terra è una prova sufficiente per interrompere qualsiasi conversazione sui trattati che regolano le attività nello spazio.”(3)

Inoltre, dove ci troveremmo senza il Trattato di non proliferazione di armi nucleari? Probabilmente, più di 40 stati si sarebbero armati con armi nucleari, il che comporterebbe che ad ogni conflitto si correrebbe il rischio nucleare, le armi nucleari sarebbero inoltre così diffuse che sarebbe impossibile tenerle fuori dalla portata delle organizzazioni terroristiche. Dove ci troveremmo senza la limitazione di armi strategiche e gli accordi di riduzione degli anni ’70, ’80 e ’90? Forse, gli Stati Uniti e la Russia possederebbero così tante armi nucleari e missili balistici a lungo raggio, da rendere impossibili i controlli. Dove ci troveremmo senza l’Outer Space Treaty? Le armi nucleari potrebbero orbitare con la probabilità di schiantarsi ovunque e in qualunque momento senza preavviso. Dove ci troviamo noi adesso sulla scia della dissoluzione del Trattato Anti Ballistic Missile (ABM)? Possibilmente potremmo essere sul punto di considerare seriamente lo sviluppo e l’utilizzo di sistemi ABM a base spaziale che non dovrebbero indirizzare alcuna minaccia presente o prevedibile ma dovrebbero incardinare la stabilità strategica.

La storia degli ultimi 50 anni ci insegna che, se si devono controllare armi e tecnologie pericolose per la sicurezza e la salvezza di tutti, deve essere fatto al più presto, prima che si radichino i programmi. Rispetto alle armi spaziali, quel momento farebbe bene ad essere adesso. Gli Stati Uniti non hanno un futuro sicuro nello spazio senza un vasto sostegno di cooperazione internazionale. L’utilizzo di armi spaziali, sia offensivo che difensivo, renderebbe questa necessaria cooperazione difficile se non impossibile. Ci sarebbero molto probabilmente rappresaglie, che comprometterebbero seriamente i progressi fatti negli ultimi cinque o sei decenni verso una cooperazione internazionale multilaterale nello spazio.

Il lavoro di preparazione per un regime comprensivo basato su un trattato è stato fatto, ed è chiaro il valore di questo obiettivo. Rimane ancora molto lavoro da fare, ma la creazione di un regime spaziale, sotto il quale la comunità internazionale possa preservare definitivamente lo spazio come luogo pacifico, alla fine rimane l’unica alternativa valida ad uno spazio armato libero a tutti. Sia gli Stati Uniti che tutto il resto del mondo rischiano di diventare vulnerabili agli sbalzi ed alle fluttuazioni dello sviluppo tecnologico. In questa epoca contraddistinta dalla lotta mondiale contro il terrorismo internazionale, questa è l’ultima cosa che dovremmo desiderare.

La prevenzione della diffusione di armi nello spazio è di suprema importanza per la stabilità del mondo Ogni utilizzo di armi di natura significativa nello spazio, in particolare sistemi di armi ad alta capacità proprio come i missili di difesa a base spaziale, potrebbero provocare contromisure. Ci sono molti assetti importanti nello spazio, ed è molto probabile che essi continuino a prosperare nell’attuale ambiente protetto che vige sin dai tempi di Eisenhower. Soprattutto, non dovremmo mai sfiorare minimamente possibilità di danneggiare i sistemi di allarme preventivo su cui potrebbe continuare a dipendere la lunga pace nucleare fra gli Stati Uniti e la Russia.

Thomas Graham, Jr. è un ex rappresentante speciale del presidente per il controllo delle armi, per la non diffusione di esse e per il disarmo. In questo ed in altri compiti principali, ha partecipato a tutti i controlli superiori di armi e a tutte le negoziazioni di non proliferazione a cui hanno preso parte gli Stati Uniti dal 1970 al 1997. Graham è l’autore di Disarmament Sketches (2002), Cornerstones of Security con Damien LaVera (2003), e Common Sense on Weapons of Mass Destruction (2004).

Questo articolo è apparso per sul sito web dell’Arms Control Association.

(1) Michael Krepon, "Space Weapons and Proliferation," Nonproliferation Review, settembre 2005.
(2) "Defending Missile Defense: An Interview With Missile Defense Agency Director Lt. Gen. Henry Obering," Arms Control Today, novembre 2005, pp. 6-11.
(3) Jeff Kueter and Andrew Plieninger, "Saving Space: Securing Our Space Assets," Marshall Institute Policy Outlook, luglio 2005.

Fonte estera: http://www.counterpunch.org
8.12.2005

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CYLOBA

Fonte: http://comedonchisciotte.org

 


 

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