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TERRORISMO E FANTASCIENZA

Lo Shuttle potenziale "vittima" di attacchi stellari.

Chi non esclude l'ipotesi dell'attentato ricorda gli studi per le armi antisatellite e il supercannone.

di UMBERTO RAPETTO Ore 8.59, 63.134 metri d'altezza, 20.116 chilometri orari di velocità: lo Shuttle Columbia si incendia come un piccolo petardo nel cielo tra Texas e Louisiana a soli 16 minuti dall'atterraggio. Ore 14, il Presidente Bush - nel comunicare la perdita della navicella spaziale - esclude ogni ipotesi di terrorismo. Adesso, mentre l'ammiraglio Harold W. Gehman Jr. si accinge a coordinare i lavori della Commissione d'Inchiesta sull'incidente, subito istituita dal numero uno della NASA Sean O'Kneefe, si fanno largo le ipotesi più diverse sull'accaduto. Chi non crede, o non vuole credere, all'incidente deve fare i conti con l'oggettiva difficoltà per un arma convenzionale di colpire un bersaglio che si muove alla velocità di 18,3 Mach. Le tesi di chi non esclude un attentato, o comunque ritiene non si debba rinunciare ad alternative al guasto o al problema tecnico, fanno rispolverare un tema dimenticato dall'opinione pubblica ma sempre evidente per gli addetti ai lavori: parliamo di guerra spaziale, riportiamo a galla i vecchi progetti di guerre stellari, andiamo a ficcare il naso nelle pagine di qualche incartamento in cui si parla di "armi anti-satellite", di "supercannoni" e tecnologie laser a scopi bellici offensivi. L'ex astronauta Norman Thagard ritiene improbabile un attacco terroristico, dichiarando ad ABC News che solo gli Stati Uniti dispongono di armi capaci di colpire uno Shuttle. E salta fuori la sigla ASAT, che indica dispositivi militari - armi per dirla in breve - che hanno capacità di centrare un satellite, "accecandolo" o danneggiandolo così da renderlo inutilizzabile. Questo genere di dotazioni rientrano tra quelle che sono classificate "armi di distruzione di massa", recentemente all'attenzione collettiva per la nota questione irachena. Proprio il regime di Saddam ha per anni commissionato ricerche in questo settore, nella consapevolezza di poter sfruttare la vulnerabilità di qualsiasi avversario in un confronto armato in simile contesto tecnologico. Qualche tempo fa un disertore illustre delle truppe di Bagdad, il generale Hussein Kamel al-Majeed, confessò che l'Iraq aveva lavorato con l'obiettivo di realizzare un supercannone in grado di annientare la tecnologia satellitare americana ed il team 166 della United Nations Special Commission trovò le prove di tentativi compiuti nel 1992 e di altre pericolosissime sperimentazioni effettuate tra il 1994 ed il 1995. Il progetto del Supercannone "Babylon", che sembra ricordare i vecchi specchi ustori di Archimede, era stato partorito dalla fertile mente dell'astrofisico di origini canadesi Gerald Bull, che aveva lavorato al programma HARP (High Altitude Research Program) destinato a sviluppare armi per colpire ad altissima quota: già nel 1962 si parlava di proiettili capaci di arrivare a 70 chilometri di altezza. Nel 1996 uno studio del National War College, la Scuola di Guerra americana all'interno della National Defense University, parlava di necessità di sviluppo e di incremento della capacità operativa anti-satellite allo scopo di colmare quella lacuna nella vulnerabilità della difesa militare statunitense che aveva impensierito anche Frank Carlucci, ministro della difesa USA nel 1989. Il 10 aprile scorso l'astronauta Sally Ride, in un congresso all'Università di Stanford, aveva sottolineato la pericolosità delle sperimentazioni di armi di questo genere e si era limitata a descrivere i rischi di detriti e rottami che nello spazio potevano collidere con satelliti, stazioni spaziali orbitanti e space shuttle. Nonostante le parole della Ride, il governo cinese continua a far tremare il mondo investendo cifre non trascurabili in armamenti tanto futuribili quanto devastanti. Ma non sono storie nuove: già il 20 ottobre 1998 il governo USA aveva annunciato MIRACL, il Mid-Infrared Advanced Chemical Laser, con cui si poteva sparare ad un satellite. Ma c'è bisogno di un raggio laser o di altre armi "proprie" per abbattere un sofisticato aeromobile? Il sistema nervoso dello Shuttle è fatto di mille istruzioni informatiche che - a differenza di missili da lanciare o di altri ordigni da nascondere a bordo - sono alla portata di una più vasta platea di malintenzionati. Non dimentichiamo che un malfunzionamento del software (progettato e realizzato da mille mani mai compiutamente identificabili) può determinare qualunque guasto ed essere più esplosivo di qualsivoglia bomba.

Fonte: http://www.applicativiweb.it

 


 

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