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Il 24 giugno 1947, Kenneth Arnold, un pilota privato, era alla guida di un CallAir A 2 (monomotore triposto), con il compito di ritrovare un velivolo militare disperso; durante la sua ricognizione si portò vicino al Monte Rainier, e fu proprio quella manovra aerea che diede inizio all’ufologia moderna. Arnold avvistò infatti degli oggetti che descrisse come luci intermittenti, quasi riflettessero i raggi del sole, dall’andamento irregolare e dalla velocità estremamente elevata.

La storia raccontata dal pilota venne diffusa in seguito dall’Associated Press e ben presto contribuì a diffondere in maniera determinante l’interesse per gli Ufo.
Cosa vide esattamente Arnold? Quale fu il suo ruolo in seno alla moderna ufologia?
Per rispondere in maniera corretta al primo quesito è necessario ripercorrere esattamente tutta la vicenda del famoso avvistamento, una vicenda che viene quasi sempre presentata a metà, soffermandosi soltanto sulle prime dichiarazioni del pilota.
Subito dopo aver osservato le misteriose luci, Arnold atterrò a Yakima (stato di Washington), e si premurò di fare rapporto presso gli uffici amministrativi dell’Aeronautica Civile; se la vicenda si fosse conclusa in questo modo e se Arnold, sulla via del ritorno, non avesse deciso di effettuare una breve sosta, forse la data del 24 giugno sarebbe soltanto uno dei tanti, vecchi ricordi, di avvistamenti Ufo, ma le cose andarono diversamente.
Rilasciata la sua testimonianza, Arnold si diresse verso casa, ma decise di fermarsi per fare rifornimento nella cittadina di Pendleton (Contea di Umatilla, Oregon); durante la sosta iniziò a parlare della sua avventura e pian piano si creò un piccolo gruppo di curiosi, tra i quali anche dei giornalisti; l’era della moderna ufologia era appena iniziata.
Da rilevare che la descrizione fatta da Arnold risulta leggermente diversa da quella riportata in seguito dalla stampa; il pilota parlò di luci dal moto irregolare e molto simile a quello di un piattino lanciato sull’acqua (da questo il termine “Flying Saucers”), non parlò invece di forme discoidali, tanto che spesse volte ribadì il fatto di essere stato frainteso visto che la sua descrizione riguardava il movimento degli oggetti e non la loro forma o il loro aspetto.
Riguardo a quest’ultimo punto, lo stesso Arnold disegnò per l’Intelligence uno schizzo che riproduceva gli oggetti avvistati, consegnandolo all’AAF (Army Air Forces) il 12 luglio 1947.
A ben osservare il disegno la forma non è esattamente quella di un disco; le luci vennero descritte come oggetti sottili e piani, con un arrotondamento nella parte anteriore e tagliati in quella posteriore, terminanti con due punte; per capire meglio riportiamo le dichiarazioni che Arnold rilasciò in una intervista radio effettuata due giorni dopo l’avvistamento: “…era qualcosa simile a un piatto da torta tagliato a metà, con quello che sembrava un triangolo convesso nella parte posteriore…avevano la forma di piattini, così sottili che a mala pena riuscivo a vederli…”.
Questa intervista, il giorno dopo, venne così riportata in un articolo apparso sul Portland Oregon Journal: “Avevano l’aspetto di mezzelune, ovali davanti e convesse dietro…sembravano dei grandi dischi piatti”.

 

 

Fatta questa breve premessa, possiamo adesso rispondere al secondo quesito, e lo faremo molto sinteticamente, usando proprio le conclusioni che si possono trarre dalla vicenda appena narrata.
Arnold avvistò qualcosa che da tempo era stata ripetutamente osservata nei cieli, qualcosa che aveva assunto nel tempo nomi diversi ma di certo uniformi alla cultura e al periodo storico, che era stata spiegata in maniere altrettanto diverse ma pur sempre compatibili con la conoscenza acquisita dall’osservatore.
In pratica Arnorld fu testimone di uno dei tanti avvistamenti che già venivano commentati nell’Antico Egitto, negli annali dell’Impero Romano, nel Medioevo, nel Rinascimento, ma con tutta una serie di coincidenze che ne determinarono il successo.
Il pilota si trovò in pratica al posto giusto, nel momento giusto e, soprattutto, nel contesto storico giusto, nel quale la cultura dei “Dischi Volanti” esisteva già, sia pure alimentata dalla letteratura di fantascienza e da riviste quali “Amazing Stories”; gli americani conoscevano già questi strani velivoli, ai quali associavano una provenienza extraterrestre e che ritenevano pilotati da creature aliene.
Quando l’avvistamento di Arnold fece il giro del mondo lanciato dalle agenzie di stampa, non fece che confermare quanto già si supponeva, e quelle storie che fino a pochi giorni prima erano ancora confinate nel mondo del fantastico e dell’irreale divennero improvvisamente possibili, accessibili, a portata di mano.
Ad alimentare ancora di più l’interesse per la moderna ufologia contribuirono poi le decisioni prese dai militari e dal governo; quando infatti si tentò in tutti i modi di minimizzare l’accaduto, quando nuove testimonianze, anche più vecchie rispetto a quella di Arnold, iniziarono a invadere i giornali (i fatti del Monte Rainier e la loro divulgazione servirono anche ad incoraggiare altri testimoni che per paura del ridicolo erano rimasti in silenzio), la gente iniziò a porsi domande, a nutrire dubbi e legittimi sospetti: perché il Governo si ostinava a dire che non c’era nulla di vero? Perché si voleva e doveva a tutti i costi riportare ogni singolo avvistamento a semplice allucinazione o mancata individuazione di normalissimi velivoli militari, pianeti o stelle?
Forse perché il Governo era già a conoscenza di qualcosa e i fatti del giugno 1947 erano in qualche modo sfuggiti al vigili controllo di coloro che dovevano mantenere sotto silenzio l’intera questione?
In ogni caso rimane il fatto che la moderna Ufologia, fatta di ricerca, catalogazione, indagine, nasce proprio da questi avvenimenti; cosa è cambiato da allora?
Viene in mente un vecchio adagio popolare... ”si stava meglio quando si stava peggio”…forse non è del tutto vero, forse lo è soltanto in parte, ma di certo nel mondo degli Ufo qualcosa è cambiato, e non sempre in meglio.
Jenny Randles, nel suo “The Little Giant Encyclopedia of Ufo’s” così definisce lo scenario ufologico italiano: “…Ufologi in guerra…”…forse anche questo non sarà del tutto vero, di certo lo è almeno in parte, ma cosa accade se proviamo a tastare il polso a questo presunto ammalato?
La maggior parte del materiale disponibile in rete risulta essere una colossale collezione di falsi, storie inventate, prove falsificate, e quel che è peggio sembra proprio che siano queste le notizie più lette e ricercate dagli utenti.
Gli ambienti ufologici, spesso, diventano veri e propri business incentrati sul guadagno e sulla strenua difesa dell’immagine; in tal senso nulla viene risparmiato purché statisticamente porti nuovi ingressi sui siti e faccia fare il tutto esaurito ai congressi. Nasce così l’ufologia mistica, quella che attinge a piene mani nelle religioni, quella catastrofica, quella che addirittura riesce a creare un nuovo Pantheon divino nel quale alieni, dei, santi, personaggi mitologici e varie divinità convivono allegramente pur di soddisfare il bisogno di ciascun utente.
Il risultato è visibile a tutti: un’attività ufo enormemente ingigantita, improbabili avvistamenti che invadono i notiziari web, centinaia di video altrettanto improbabili, una diffusa mania ad affiancare i termini Alieni e Oggetti Volanti non Identificati a qualsiasi cosa sia al momento inspiegabile (due esempi illuminanti: il maialino, vittima di una malformazione genetica, spacciato per creatura nata da “interferenze” aliene e la malsana abitudine di etichettare sotto il termine UFO qualunque cosa venga avvistata nel cielo e che al momento non sia adeguatamente supportata da una logica spiegazione).
In questo scenario trova poi posto il proliferare della tecnologia, che invece di supportare lo studio del fenomeno, è molto spesso complice ideale della maggior parte dei falsi che circolano in rete.
Tutto questo, ovviamente, nulla toglie al fatto che esista ancora una parte sana dell’ufologia, composta da personaggi forse non eccessivamente noti, che magari non appaiono in televisione e non parlano alla radio, ma che in questo loro eroico silenzio (spesso non volontario ma scaturito dalla mancanza di spazi veramente liberi e indipendenti) continuano una ricerca sana e libera da dogmi e convenzioni, forti della loro intima convinzione in merito all’ipotesi extraterrestre.
Bisognerebbe prendere atto del fatto che, molto spesso, i veri artefici della denigrazione del fenomeno Ufo sono proprio coloro che dicono di occuparsene ma che preferiscono un’Ufologia “commerciale” ad una ricerca più riservata e attenta; risulterebbe utile ricordare, di tanto in tanto, che l’ipotesi extraterrestre è una questione di importanza globale, che proprio per la sua particolare natura non segue gli andamenti di mercato e le mode.
Seguendo l’attuale percorso, se un giorno avverrà il fatidico incontro, se il muro del silenzio crollerà di fronte ad una evidenza aliena ormai incontrollabile, non dovremo soltanto confrontarci con qualcosa di assolutamente diverso e fuori dagli schemi delle attuali conoscenze, dovremo fare anche i conti con noi stessi.

Roberto La Paglia.

Fonte: http://ufosigns.byethost14.com



 

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