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Quando si sente la parola “voodoo” si pensa subito a qualcosa di sinistro e tetro, in particolare la famosa bambola con gli spilli che nei decenni, anche in seguito alla cinematografia, è diventata il simbolo per eccellenza del culto; il feticcio col quale viene “colpita” a distanza una persona. In poche parole “magia nera” o “stregoneria”.

In Italia se ne sente parlare spesso in relazione al fenomeno della prostituzione nigeriana, quando le ragazze vengono minacciate col cosiddetto “juju“, in caso tentino di sottrarsi al loro triste destino. Il meccanismo è più o meno sempre il medesimo: lo stregone di turno preleva capelli, unghie e/o qualcos’altro di appartenente alla vittima quando ancora si trova in Africa e fa un rituale, una specie di patto con qualche entità venerata a livello locale. Nel caso in cui la ragazza dovesse provare a fuggire dagli sfruttatori, allora l’ira di quest’entità dovrebbe scatenarsi contro di lei. È chiaro che questo tipo di pratiche fanno gioco sulla psiche della persona, puntano su suggestione ed autosuggestione e, come diceva l’esperto di religioni Gabriele Mandel, “la magia funziona su chi ci crede”. È molto facile ricorrere a tali metodi in società dove queste credenze sono profondamente radicate. Bisogna poi aggiungere che, nel caso della prostituzione nigeriana, le fatture vengono quasi sempre accompagnate da vere e proprie minacce fisiche alla ragazza e ai parenti nel Paese d’origine.

Attenzione però, perché in realtà il termine “voodoo” per definire tali pratiche è generico, riduttivo ed anche non propriamente corretto. Il termine, anche noto come “vodun” o “vudu”, è originario dell’antico Dahomey, attuale Benin ed è una religione a tutti gli effetti con tanto di pantheon di divinità, dottrine e cosmologia. La cosiddetta “magia nera” è in realtà un aspetto molto limitato del culto e tra l’altro non viene praticata da tutti. Del resto anche nel Medioevo europeo esistevano le fattucchiere.

In Benin il voodoo è riconosciuto come religione ufficiale con tanto di organizzazione clericale alla quale aderisce l’80% circa della popolazione. In Nigeria culti simili legati alla tradizione Dahomey e Yoruba sono ancora oggi ampiamente diffusi, al punto che nel marzo del 2018 la massima autorità religiosa dell’Edo, Obà Eware II, convocò sacerdoti e stregoni per sciogliere tutti i riti effettuati nei confronti delle ragazze avviate alla prostituzione e vietando di effettuarne ulteriori.



In Africa si sono sviluppati nel tempo differenti sistemi di culto in diverse zone geografiche come il già citato Vodun in Dahomey, il culto Yoruba, quello Ibo-Odinani e quello della grande area del Congo. Con il fenomeno della schiavitù, questi culti hanno raggiunto le Americhe, dando vita a un fenomeno di sincretismo con il cattolicesimo ma anche con tradizioni locali. È così che sono nate religioni come la Santeria e il Palo Mayombe a Cuba, il Vodou haitiano e quello dominicano delle 21 Divisioni, il Sansè a Porto Rico, l’Obeah in Giamaica, il Candomblè, l’Umbanda e la Kimbanda in Brasile ma con diramazioni anche in Argentina, Uruguay e Paraguay. Il fenomeno ha poi raggiunto anche il Nord America al punto che la città di New Orleans ha dato a sua volta origine a un ulteriore tipo di “Voodoo”, forse tra i più noti, che mescola spesso tradizione religiosa con il Hoodoo, fattucchieria popolare che include elementi africani, europei e nativi americani.

Per rendere l’idea di quanto queste pratiche siano radicate e popolari in certi Paesi, l’articolo 246 del codice penale di Haiti fa riferimento alla zombificazione, intesa come somministrazione, da parte di uno stregone, di sostanze che riducono la vittima in uno stato di letargica passività che ne annulla la forza di volontà, rendendolo così pienamente controllabile, come illustrato dal Prof. Yives Saint Gerard, autore del testo The Zombie Phenomenon e riportato anche in un articolo dell’Università di Chicago. Tra i vari praticanti di tali culti vi erano anche leader di Paesi latinoamericani come Hugo Chavez e Fidel Castro.

In generale, la caratteristica che accomuna le varie tradizioni sincretiche nel Nuovo Continente sono la presenza di un Dio assoluto che si manifesta all’uomo tramite un pantheon di semi-divinità dai tratti umani (definiti Orishà in ambito Yoruba e Lwa secondo il Vodou Haitiano e di New Orleans), salvo poi includere anche altre entità di status più basso, a seconda del culto di riferimento. Fondamentale per questi culti è la figura del sacerdote, il quale si occupa della ritualistica, dell’organizzazione cerimoniale e in certi casi incorpora anche gli spiriti.

Come illustrato da Andrea Bocchi Modrone, antropologo esperto in religioni sincretiche afro-americane e autore di Le Livre du Vaudou – Misteri e Segreti di una Religione: “Non esiste un solo Voodoo, ogni tempio coltiva la tradizione in maniera differente, perciò sarebbe più corretto parlare di sette…”.

Nelle tradizioni come la Santeria e l’Umbanda, gli Orisha vengono spesso identificati con i santi cattolici; non è infatti raro in America Latina entrare in un luogo di culto e trovare statue di San Giacomo o San Giorgio (equivalenti ad Ogun/Ogum), Santa Barbara (Iansà), Shango (San Girolamo) o il Cristo Redentore (Obataà/Oxalà).

Una sincretizzazione che non è pero regola generale, visto che alcuni culti hanno invece mantenuto le figure originarie africane e che non è invece presente in Africa dove i culti di stampo tribale vedono il cristianesimo come religione “nemica” ed “importata dai colonizzatori”.

Fonte: https://it.insideover.com

 


 

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