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Il Giappone ha accusato la Cina di violazione del diritto internazionale, e di aver tentato di modificare unilateralmente la situazione in Asia orientale a proprio favore. Di questo si parla nella nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, approvata il 17 dicembre scorso dal Gabinetto dei ministri giapponese. Contemporaneamente a Tokyo sono stati adottati i piani, rispettivamente di 5 anni e 10 anni, per il rafforzamento delle forze armate, mirati principalmente a contrastare la Cina.

 

 

Come suggerito dal famoso orientalista russo dell’MGIMO, il professor Dmitrij Strel’cov, l'adozione di questi documenti è parte di una strategia coerente del Giappone, volta a prendere una posizione più attiva negli interessi geopolitici nella regione:

Tutto è iniziato con l'arrivo di Abe nel Gabinetto, alla fine dello scorso anno, ma a me sembra che in estate o nell’autunno di quest'anno sia stato superato il punto di non ritorno: la componente militare nella politica di sicurezza del Giappone ha apertamente prevalso su tutte le altre componenti. Ciò vale anche per l’intensificazione della costruzione militare, in particolare in relazione alla marina. È anche importante il fatto che i giapponesi abbiano iniziato la creazione di un potenziale missilistico, orientato proprio sul conflitto attorno alle Senkaku. Tutto questo, le gravissime soluzioni in senso tecnico e tecnico-militare, avranno un certo impatto sulla politica. È difficile dire fino a che misura siano giustificate, ma la loro logica comune è il contenimento della Cina. Nel 2013, Tokyo ha messo in chiaro che non si sarebbe fermato nemmeno di fronte alle misure più severe, fino anche ad arrivare a una risposta militare in caso di sbarco cinese sulle Senkaku.

Strel’cov ritiene che le parti siano ormai ben distanti da un semplice scambio di picche e ripicche. Tuttavia, né i giapponesi né i cinesi sono interessati a portare il caso fino a un aperto confronto militare. È chiaro che i diplomatici cercheranno una via d'uscita da questa situazione attraverso il dialogo segreto, e la conclusione di accordi informali per evitare l'escalation del conflitto in corso fino alla fase dello scontro armato.

Per costruire delle relazioni con la Cina, i politici e i diplomatici giapponesi dovranno considerare la situazione di questo paese, spiega l'esperto sinologo russo Vladimir Korsun:

Oggi, nella blogosfera e nella stampa gialla cinese si parla molto dell'espansione dello spazio vitale della Cina, della colpa dell'Occidente verso la Cina, e del dovere della Cina di impegnarsi in una distribuzione equa delle risorse mondiali. Tali affermazioni vengono fatte anche dagli autori più seri. La maggior parte delle dichiarazioni più dure riguarda il Giappone. Il fatto è che lo slogan del nuovo leader politico cinese Xi Jinping è il sogno cinese. Per attuarlo, è necessario consolidare la nazione sotto la bandiera del nazionalismo, e per fare ciò, è necessario disporre di un tangibile nemico esterno: per questo ruolo è stato scelto, appunto, il Giappone, e non solo a causa delle Senkaku. Ora il Giappone viene criticato non solo per il suo comportamento nella politica estera, per l'intenzione di rivedere la costituzione o la strategia di difesa, e di ottenere il diritto alla difesa collettiva. Queste critiche riguardano anche gli aspetti interni della politica giapponese. Per esempio, in Cina è uscito il libro “Chi controlla il Giappone”, che ora, nell'interpretazione di Xinhua, è distribuito da tutti i giornali. Il libro spiega al lettore cinese che il regime in Giappone è instabile, e che mostra ancora le caratteristiche proprie del feudalesimo. Su alcuni aspetti, il Giappone non è andato lontano rispetto alla Corea del Nord, perché è controllato da cinque famiglie, perché ha costituito l’istituto del deputato a vita, la maggior parte dei funzionari sono laureati di un'unica università, la Todaya, e vi sono moltissime dinastie.

Questa manipolazione dell'opinione pubblica in Cina sta dando i suoi frutti, spiega Korsun. Se si va nel popolare ristorante “Mao Zedong”, a est di Pechino, si può ora vedere come dopo mezz'ora dall’aver assunto bevande inebrianti, e dall’aver guardato alcuni programmi antigiapponesi, dei cinesi carini, educati, e intelligenti saltano sul tavolo e gridano: “Bombardiamo Tokyo”, e “Ammazziamo i giapponesi!”.

Purtroppo, dice Korsun, il Giappone dà spesso vita a pretesti per i sentimenti antigiapponesi in Cina. In particolare, ricorda l'esperto, è stato scelto un momento molto sfortunato con la nazionalizzazione delle isole Senkaku. In Giappone, però, non la pensano così.

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 


 

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