In ambito militare la Cina è stata vista esclusivamente come stato-importatore per diversi anni. Una visione corretta, l'esperienza di Pechino nel settore delle esportazioni era limitata agli eventi degli anni '80, quando offriva vecchi fucili e apparati militari di produzione sovietica ad Iraq ed Iran, che all'epoca erano in guerra fra loro. Ma questo non può esser definito "export cinese".
Il salto di qualità è recente, secondo i dati del Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI - Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) nel 2012 la Cina è inaspettatamente divenuta uno dei maggiori esportatori di armi, superando la Gran Bretagna con un fatturato di 8,3 miliardi di dollari. Fatti e cifre sono stati verificati da altri centri ed esperti. Nel caso delle attuali esportazioni cinesi il punto chiave non è più la rivendita di armi russe. La Cina continua ad essere uno dei principali importatori d'armi e contemporaneamente è diventata un importante fornitore di tecnologia bellica. Come è possibile?
La risposta si cela nella specifica composizione dell'industria bellica cinese e dell'economia cinese nel complesso. Il sistema dell'industria bellica cinese è un prodotto recente, frutto della politica di riforme. Gli alti dirigenti cinesi sono del parere che la Repubblica Popolare Cinese abbia bisogno di un Esercito potente e moderno. Durante gli anni '90 la Cina acquistò ingenti forniture di tecnologia bellica dalla Russia, adoperata sia per armare le truppe, che per studiarne la fattura e apprenderne le specifiche tecniche con lo scopo di imitare tali modelli.
Spesso negli anni '90 e 2000 gli esperti occidentali definirono l'economia cinese come "economia dell'imitazione", ed in effetti era una definizione che corrispondeva al vero. I cinesi ebbero un particolare successo propio nella sfera militare.
L'industria bellica cinese ha fatto propri tutti i modelli di armi acquistate dai russi, dagli europei o dagli israeliani, ma ha anche sfruttato il know-how americano. A questo bisogna aggiungere le crescenti possibilità finanziarie e tecnologiche conseguenti alle riforme intraprese da Pechino. Il risultato è stato la creazione di un moderno complesso militare cinese attorno alla metà degli anni 2000.
Certo anche nella realizzazione del complesso industriale cinese si sono verificati scandali e malintesi. Molti esemplari di tecnologia cinese (in particolare nel settore dell'aviazione) ricordavano i migliori MiG russi o vari modelli di caccia americani. Inoltre l'industria bellica cinese continua a dipendere, in alcuni settori, dalle forniture di componentistica estera. L'industria dell'aviazione, per fare un esempio, utilizza per il 100% motori russi.
Gli osservatori stranieri che seguono i traguardi militari della Cina sono stati particolarmente impressionati da quanto mostrato nell'esposizione d'aerei "Airshow China". Durante l'edizione 2012 gli esperti occidentali sono rimasti semplicemente shoccati dallo stealth esposto nello stand cinese, il Shenyang J-31, oltre che dalla serie di nuovi drone che da tempo ormai figurano fra l'equipaggiamento dell'Esercito Popolare di Liberazione. La corporazione statale cinese ASN iniziò già nel 1996 a metter a punto questo velivolo senza pilota.
Durante la presentazione dell'ultimo modello di drone gli allestitori cinesi hanno proiettato un video nel quale l'aereo senza pilota Blue Shark UCAV effettua un attacco contro una portaerei indiana, esistente e già varata. Come c'era da aspettarsi l'attacco aveva successo. Dal punto di vista degli organizzatori cinesi, il filmato aveva sia funzione pubblicitaria che "educativa": la rivalità fra Cina ed India e le dispute territoriali mai risolte costituiscono degli stimoli fondamentali per il riarmo degli eserciti di entrambi gli stati.
Perdura l'interesse, da parte della Cina, nei confronti della tecnologia bellica russa ma cambia la tipologia di acquisti. La Repubblica Popolare Cinese non vuole più effettuare grossi acquisti, ma desidera comperare in modo più oculato, procurandosi prodotti di alta tecnologia. Lo scorso anno è diminuito del 12% il volume complessivo di contratti che la "Rosbroneksport" ha stipulato con la Cina (oltre 2,1 miliardi di dollari).
Dal 5 al 12 luglio si sono svolte le esercitazioni militari congiunte russo-cinesi "Cooperazione marittima 2013" (Morskoe vzaimodejstvie), alle quali hanno preso parte 20 navi militari e diverse migliaia di soldati di entrambi i fronti. Negli ultimi due anni la Cina è stata impegnata in 21 esercitazioni militari durante le quali ha collaborato con potenze straniere, mentre fra il 2006 ed il 2010 ne effettuò 32 in totale.
Per dirla con altre parole, si può affermare che non solo che la Cina ha ampliato la sua presenza nel mercato delle armi, ma ha anche fatto un balzo in avanti nel settore militare su diversi fronti. L'industria bellica progredisce, l'Esercito si sta rapidamente modernizzando, è stata incrementata la sua presenza negli eventi militari, nelle operazioni di pace e nelle esercitazioni congiunte. La Cina, che in precedenza rimaneva nell'ombra, si sta trasformando senza alcun dubbio in una grande potenza militare che influirà sugli equilibri mondiali del XXI secolo.
/S
Fonte: http://italian.ruvr.ru