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Hgv, Hypersonic Glide Vehicle. È il nome dell’ultimo ritrovato tecnologico in fatto di testate di missili balistici e si tratta di un sistema rivoluzionario nato per penetrare le difese antimissile. Non solo la Russia e gli Stati Uniti sono all’avanguardia in questo campo, da qualche anno anche la Cina ha fatto passi da gigante: Pechino sta cercando di dotarsi di una gamma di armamenti avanzati caratterizzati da un potenziale militare dirompente. Il programma di armamento cinese sta infatti sviluppando alcuni settori prioritari per la Difesa come i veicoli di rientro manovrabili (MARV) da installare sui missili balistici, le armi ipersoniche, quelle ad energia diretta, i cannoni elettromagnetici, i sistemi per la distruzione di assetti spaziali e mezzi non pilotati.

In particolare nel campo degli HGV è noto da qualche anno il sistema denominato DF-ZF (già Wu-14) che ha compiuto con successo tutta una serie di test (in totale 7 sino al 2016), ma lo scorso novembre Pechino ha mostrato al mondo quello che risulta essere il primo vero HGV che avrà capacità pienamente operativa: il DF-17. Il primo novembre, infatti, dal poligono di Jiuquan sito nella regione della Mongolia Interna, il DF-17 ha volato lungo una traiettoria di circa 1.400 km con un apogeo massimo di 60 coronando la fase di rientro con un totale successo. Due settimane dopo è stato effettuato un secondo test, anch’esso con esito positivo. 

Secondo fonti dell’intelligence americana riportate dal The Diplomat, il missile, oltre ad essere il primo effettivamente dotato di capacità operativa montante questo nuovo tipo di tecnologia, è un sistema a medio raggio con una gittata massima compresa tra i 1800 ed i 2500 km – ma secondo altre fonti sarebbe in grado di raggiungere Guam – capace di portare una testata nucleare o convenzionale. Il carico bellico del HGV testato a novembre, sempre secondo l’intelligence statunitense, è stato appositamente designato per il DF-17 che, quanto sembra, è un vettore che deve molto al missile balistico a corto raggio DF-16B. Secondo fonti cinesi – poi confermate – la testata HGV è arrivata a pochi metri dal bersaglio, dimostrando quindi l’affidabilità e precisione del sistema di guida. Secondo Washington la consegna ai reparti del nuovo sistema missilistico dotato di HGV dovrebbe avvenire a partire dal 2020; massimo riserbo in merito da parte cinese: interrogato in merito ai due test di novembre, il portavoce del Ministero degli Esteri, Geng Shuang, non ha rilasciato alcuna dichiarazione di tipo tecnico rimandando ogni domanda al Ministero della Difesa, il quale non ha rilasciato alcun commento sino ad oggi.

Ad oggi le uniche immagini note di un HGV sono proprio quelle di un sistema cinese. Lo scorso ottobre, infatti, la televisione di Stato di Pechino ha mostrato un test in galleria del vento di un simulacro di HGV, anche se non si conosce esattamente quale modello sia e soprattutto se sia la versione montata sul DF-17 testato a novembre.

La tecnologia HGV nasce in risposta alla necessità di superare lo sbarramento antimissile. Un sistema ABM complesso come quello americano – dotato di diversi livelli eso ed endoatmosferici – è in grado, infatti, di neutralizzare una manciata di vettori di rientro classici tipo RV o MIRV – i MARV in percentuale notevolmente più bassa – ma comunque resta inefficace contro un attacco di saturazione. La tecnologia HGV, per le sue stesse caratteristiche, rende invece un attacco “mirato” o “puntiforme” molto più efficace avendo maggiori possibilità di superare le difese ABM nemiche. Un veicolo planante ipersonico grazie alla sua velocità molto elevata, alla bassa quota di traiettoria e soprattutto grazie alla possibilità di manovrare quasi come se fosse un aviogetto – effettuando picchiate e cabrate ad hoc – è in grado di eludere i missili dei sistemi ABM, ma non di superare tutte le difese come nel caso di laser ad alta energia, in fase di sviluppo avanzato, che, però, per dimensioni, energia richiesta e peso del sistema di raffreddamento sono poco trasportabili se non a bordo di grosse unità navali e quindi relegati, per il momento, ad essere dispiegati solo a terra.

La tecnologia HGV rappresenta quindi un sistema ottimale per un attacco preventivo di sorpresa anche se, per essere pienamente efficace, abbisogna di una fitta rete ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) che indichi le eventuali variazioni di posizione dei bersagli – come sistemi mobili di lancio o portaerei – in quella manciata di minuti che vanno dal lancio alla fase terminale della traiettoria balistica, pur restando efficace contro obiettivi fissi come silos, porti, aeroporti o altre installazioni militari (per comunicazioni o radar ad esempio).

La potenzialità del sistema HGV cinese resta quindi molto elevata, anche in relazione all’implementazione della capacità di sorveglianza nelle isole del Mar Cinese Meridionale che stanno diventando delle vere e proprie bolle A2/AD – Anti Access/Area Denial.

Anche per questo una potenza regionale come l’India lancia l’allarme e si dice molto preoccupata da quest’ultimo sviluppo di Pechino, rivolgendosi a quelle nazioni che, ormai da qualche anno, intrattengono rapporti diplomatici e militari con Nuova Delhi proprio in chiave anticinese: il Giappone e soprattutto gli Stati Uniti.

 

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

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