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Grandi aspettative, ma limiti intrinseci che appaiono invalicabili. Durante l’anno in corso diversi articoli hanno annunciato il dispiegamento di armi laser sulle navi della marina americana, prima entro quattro anni, poi entro due  anni, mentre giungevano notizie di progressi nel campo sia da parte degli statunitensi che dei più qualificati concorrenti. Le armi laser (classificate come directed-energy weapon – DEW) sembrano tecnicamente mature o prossime a diventarlo e sembra davvero che a breve potrebbe succedere di vederle impiegate in battaglia. Offrono vantaggi teorici rilevanti, colpiscono alla velocità della luce e possono essere puntate con precisione, possono raggiungere distanze proibite alle artiglierie e i laser allo stato solido per di più offrono munizioni quasi infinite a costi molto modesti.

Per ora si sono visti prototipi di cannoni laser montati su una vasta teoria di mezzi, dai carri alle navi, fino agli aerei e in tutti i casi le aziende che li hanno proposti ne hanno vantato le grandi qualità, ma ai militari non possono sfuggire i limiti di questi sistemi d’arma, che pesano come un macigno e che probabilmente impediranno ai laser di soppiantare le tradizionali armi a tiro come invece potrebbe sembrare quasi scontato

Uno dei limiti più evidenti è dato proprio dal fatto che i laser colpiscono dritto per dritto e quindi non possono essere usati per i tiri a parabola a superare gli ostacoli naturali, ma anche l’orizzonte, che è sempre a pochi chilometri di distanza e che segnala il limite oltre il quale i laser non possono seguire la curvatura terrestre e colpire i bersagli sotto al di là della sua linea. Un limite rilevante per le navi moderne, che proprio nella capacità di colpire da lunghe distanze trovano la loro ragion d’essere strategica e che quindi possono sensatamente essere dotate di armi del genere solo in funzione antiaerea o antimissile, pur se sembra che negli USA per ora ne promuovano l’impiego in funzione difensiva anche contro attacchi da parte di piccole imbarcazioni. Sembra quindi sicuro che, anche dando per scontato la migliore evoluzione tecnica, i laser si porranno come arma in più e non insidieranno i primati di artiglierie e missili in dotazione alle forze terrestri e navali.

 

 

 

Per converso, le dimensioni attuali delle apparecchiature rendono poco adatte queste armi all’installazione a bordo di aerei che dovrebbero necessariamente imbarcare i laser e poco altro e avere dimensioni rilevanti, limiti che frustrano l’impiego forse ideale di questo tipo di armi, che comunque hanno altri limiti rilevanti.

Un laser non è altro che un raggio luminoso che, impiegato come arma, deve trasferire una quantità d’energia sui bersagli. Nel tragitto però il raggio può essere disperso o assorbito da pioggia, fumo, polvere, nebbia e nubi, condizioni facilmente reperibili su diversi campi di battaglia che rendono inutilizzabili le armi di questo tipo e che diversamente non fermano i proiettili e i missili, tanto che anche le soluzioni antiaeree per la marina prevedono macchine che operano in tandem con i sistemi tradizionali, ad aumentarne l’efficacia e non a sostituirli.

A parte la delicatezza dei sistemi, c’è poi la questione della loro alimentazione e del loro raffreddamento. È vero che in teoria un laser può spare un numero quasi infinito di colpi senza soluzione di continuità, ma è altrettanto vero che per farlo ha bisogno di essere alimentato da grandi quantità di energia elettrica e dotato di un sistema di raffreddamento a liquido capace di smaltire grandi quantità di calore, quindi necessariamente ingombrante e pesante. Anche il problema posto dall’alimentazione non è un dettaglio, perché il limite di potenza oltre il quale i laser diventano interessanti per impieghi militari è considerato attorno ai 100 KW e la meta ideale è fissata ai 100 MW per le batterie navali.

Un sacco d’energia, che deve essere fornita dalla rete elettrica o da generatori nel caso di dispositivi che devono muoversi nei teatri di guerra. Generatori che hanno dimensioni generose  e che ovviamente si portano dietro serbatoi, circuiti di raffreddamento e altri ammennicoli che ne riducono molto la trasportabilità. Un problema che da solo basta per ora a frustrare i tentativi di ricavarne armi individuali in grado di rivaleggiare con le armi da fuoco, i più potenti laser portatili e ancora di più quelli ad uso industriale possono in effetti rivelarsi pericolosi per la salute umana o capaci di distruggere qualsiasi materiale, ma solo a determinate condizioni che difficilmente sono replicabili sui campi di battaglia.

 

 

Nei prossimi anni quindi difficilmente si assisterà a battaglie a colpi di laser, lo spazio per applicazioni belliche di questa tecnologia, pur matura, rimangono estremamente limitati ad impieghi specifici e tutto sommato residuali, l’ultimo confronto che avrebbe potuto vedere protagonisti sistemi d’arma del genere è quello ormai remoto delle Falkland, a suo modo un’eccezione originale. Niente che possa servire nelle guerre asimmetriche che vedono e vedranno impegnati gli Stati Uniti e un buon numero di paesi, che in maggioranza non avranno comunque accesso a questo genere di tecnologia ancora per lungo tempo. Con buona pace dei tecnofili la guerra con i laser è ancora un incubo che appartiene al futuro.

 

Fonte: http://www.giornalettismo.com

 

 

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