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L’aeronautica degli Stati Uniti sta per intraprendere un “rafforzamento” che mira a raggiungere un livello di forze e mezzi paragonabile a quello esibito durante le fasi più intense della Guerra fredda. L’aumento dalla capacità area e del suo potenziale riflette un particolare concentramento d’attenzione su ulteriori, possibili, escalation nella lotta al terrorismo in Medio Oriente e in Africa; ma anche a un possibile conflitto futuro con altre potenze avversarie come la Cina e il nemico di sempre: la Russia.

Per questo al Pentagono hanno stabilito che l’aeronautica dovrebbe aumentare del 25% i propri squadroni per sostenere un eventuale confronto con la Plaaf cinese (Forza Aerea dell’Esercito di Liberazione Popolare) e con la Vvs russa (Forze Aerospaziali della Russia), generando così “il più vasto aumento di potenza aerea registrato dalla fine del la Guerra fredda”.

Il segretario all’Aeronautica statunitense, Heather Wilson, ha dichiarato che l’Usaf vuole arrivare a contare 386 squadriglie operative entro il 2025-2030. Ben 74 squadroni in più rispetto agli odierni 312; per rispondere al rafforzamento delle due principali potenze avversarie, Federazione russa e Repubblica popolare cinese, che, secondo gli analisti americani, avrebbero trascorso gli ultimi decenni a “studiare” la potenza statunitense per incrementare le proprie forze armate, con una particolare attenzione alle componenti aeree. Il rafforzamento dell’Aeronautica ha il principale obiettivo di renderla capace di contrastare nuove capacità difensive e offensive messe a punto dai propri avversari “teorici”, come i bombardieri strategici a lungo raggio e gli armamenti nucleari. Per non parlare dei nuovi missili supersonici e ipersonici che la Russia afferma di possedere.

Questo piano – che aumenterebbe sensibilmente la spesa dei contribuenti per mantenere in piedi una mastodontica forza aerea – contemplerebbe l’acquisto e l’impiego di più bombardieri strategici, più aerei da rifornimento, jet da combattimento per la superiorità aerea e droni armati, oltre ad “aerei spia” per operazioni d’intelligence/ricognizione e altre piattaforme adibite e compiti “speciali” come la guerra elettronica. L’aumento di squadroni specializzati in missioni di guerra elettronica e guerra cibernetica sarebbe infatti uno dei requisiti cardine del rafforzamento, come quello per le missioni “spaziali”, e senza trascurate un aumento di formazioni “d’attacco al suolo” che possano fornire appoggio ravvicinato alle truppe schierate in Medio Oriente (Iraq, Siria, Afghanistan, Yemen).

Nel dettaglio si parla di: 22 squadroni CoISR (Comando, Controllo, Intelligence e Ricognizione), 14 squadroni equipaggiati con aerocisterne per il rifornimento , 9 squadroni CSAR (Combattimento, Ricerca e Salvataggio), 7 squadroni per le “operazioni speciali”, 12  squadroni da combattimento e bombardamento, due nuovi squadroni equipaggiati con velivoli a pilotaggio remoto e nuovi speciali “Space Squadron”.

In termini di personale, aumentare gli squadroni del 25 percento si tradurrebbe nell’arruolamento di circa 40mila avieri tra piloti, tecnici e personale di terra di ogni genere, portando l’Usaf a 717.000 effettivi. Questo, secondo l’esperto di budget presso il Centro per gli studi strategici e internazionali,T.Harrison, potrebbe richiedere l’esborso di 13 miliardi di dollari in più rispetto agli attuali 53 miliardi di dollari annui destinati all’Usaf: spesa che potrebbe rivelarsi difficilmente sostenibile e che, secondo alcuni esperti, costringerebbe a rafforzamento più moderato.

Il massimo potenziale espresso dall’Usaf durante le fasi più intense della Guerra Fredda, la vide raggiungere i 401 squadroni; solo 15 unità operative in meno rispetto l’obiettivo che s’intende raggiungere nel giro di 15 anni.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

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