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La Cina sta espandendo il proprio ruolo nelle estreme regioni meridionali del pianeta, sviluppando la ricerca scientifica e la presenza in Antartide, secondo uno schema che pare il simmetrico riflesso di quanto avviene alle opposte latitudini nel Circolo Polare Artico, oggetto di una crescente influenza economica e politica da parte di Pechino. Una presenza che del resto era già stata segnalata nel 2017, quando Pechino ospitò il quarantesimo summit dei Paesi firmatari del Trattato Antartico. La Repubblica Popolare ha avviato la sua presenza in Antartide negli Anni Ottanta: al 1983 risale la ratifica del Trattato Antartico che regola la gestione internazionale del continente, protetto dalla corsa economica e dai reclami territoriali dei Paesi firmatari, e al 1985 la costruzione della prima stazione di ricerca in loco. Da allora in avanti, sono state oltre trenta le spedizioni cinesi rivolte all’estremo Sud del pianeta e ben quattro (Great Wall, Zhongshan, Taishan, e Kun lun/Dome A) le stazioni scientifiche costruite, con una quinta destinata a esser pronta nel 2022. Nel 2016 è entrato in servizio il Xueying 601 – unico aereo polare cinese – che finora ha usato le piste antartiche di Russia e Gran Bretagna. Il nuovo obiettivo di Pechino, dunque, è rafforzare la sua infrastruttura antartica con la costruzione di un aeroporto, che darebbe alla Cina una proiezione eccezionale in sito. Ed è proprio per questo motivo che la Cina ha di recente annunciato la volontà di realizzare una pista d’ atterraggio di 1.500 metri che disterà appena 28 chilometri dalla stazione di Zhongshan nelle Larsemann Hills, nell’Antartide orientale e sarà operativo dal 2020.

Gli interessi antartici della Cina.
“Come grande Paese impegnato nella ricerca scientifica in Antartide – scrive il quotidiano cinese Keji Ribao – la costruzione di un nuovo aeroporto ha grande significato: unire le esigenze strategiche e di ricerca scientifica della Cina, oltre a permettere a Pechino di aver voce nella gestione dello spazio aereo antartico. Per la Cina il continente ghiacciato ha rilevanza strategica per motivazioni connesse alla ricerca scientifica su temi come il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, in cui Pechino intende assumere un silenzioso ruolo di leadership, ma anche per motivazioni di carattere geopolitico. Come sottolinea La Stampa, “la ricerca scientifica condotta sul continente può favorire lo sviluppo di tecnologie dual-use, per esempio il sistema di navigazione satellitare cinese BeiDou. Si ritiene che l’Antartide sia ricco di minerali e idrocarburi, anche se un protocollo aggiuntivo al Trattato Antartico pone limiti allo sfruttamento delle risorse energetiche del Polo Sud. Sarà per sempre così? Secondo alcuni esperti, la volatilità dei prezzi delle materie prime potrebbe portare in futuro a rivedere questi accordi internazionali. La retorica cinese continua a sottolineare che Pechino vuole lo sviluppo sostenibile del continente, mentre le autorità cinesi hanno escluso per ora piani per attività estrattive”. Inoltre, anche la corsa alle risorse ittiche dell’Antartide potrebbe essere in futuro di crescente interesse economico. Le acque su cui si affaccia Barriera di Ross, la più grande piattaforma di ghiaccio dell’Antartico, ospitano, secondo la Antarctic and Southern Ocean Coalition , la più vasta ittiofauna degli oceani australi, entrata negli interessi di Pechino per ragioni di approvvigionamento alimentare. E proprio vicino al Mare di Ross si svilupperanno alcune importanti mosse cinesi.

La quinta base cinese in Antartide.
Il solo nome della piccola isola in cui la Cina intende costruire la sua quinta base antartica dà un’idea delle condizioni dell’ambiente di riferimento: Inexpressible Island (“l’isola indicibile”) richiama alla mente l’estremità del rigore affrontato dalla spedizione britannica “Terra Nova” che la scoprì nel 1911. E proprio nel profondo sud dell’Antartico, a poca distanza dalla Barriera di Ross, sterminata landa ghiacciata vasta come la Francia, la Cina installerà la sua quinta base antartica che diventerà operativa nel 2022 e potrà ospitare, in estate, un personale di 80 persone. Il “Grande Gioco” antartico è un puzzle in continuo movimento, in cui gli attori interessati, formalmente agendo in nome della cooperazione, si spartiscono il territorio e le future prospettive strategiche. E la Cina questo lo ha capito in maniera completa. Il primo Libro Bianco sull’Antartide del governo cinese, pubblicato quest’anno e citato da The Diplomat, segnala come i tre obiettivi primari di Pechino tra i ghiacci antartici saranno, in futuro, “capire, proteggere, sfruttare”: l’Antartide è descritto come “un nuovo spazio di ambiente globale che è di grande importanza per i processi dello sviluppo umano”. E che, anche se nessuna potenza potrà mai controllarlo de jure, in prospettiva bisogna sempre tenere monitorato. “La leadership di Pechino – sostiene Anne-Marie Brady, autrice di ‘China as a Polar Great Power’ – vede nell’espansione della presenza polare della Cina un modo per dimostrare il suo crescente peso globale”. Anche in Antartide, lo schema sarà ben preciso: la Cina cercherà di costruirsi una radicata posizione di forza per poterne poi estrarre le rendite che riterrà più opportune.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

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