Entrato ormai nel gergo militare come un sistema difensivo altamente avanzato capace di impedire a sistemi d'attacco ostili la penetrazione in particolari aree, l'A2/AD (Anti Access/Area Denial), è associato in particolare con la strategia russa e cinese ideata a contrastare il vantaggio tecnologico che l'Occidente ha detenuto in campo aeronavale negli ultimi 25 anni. Tuttavia, tale termine non solo è stato inflazionato, in quanto altro non rappresenta che un concetto moderno per descrivere una ben più antica tattica di interdizione militare, ma la sua efficacia è stata probabilmente esagerata, tanto che ormai è opinione comune affermare che queste “bolle difensive” siano completamente impenetrabili, rendendo nullo il vantaggio militare dell'Occidente. A mettere in dubbio gran parte del mito che lo circonda, ci ha pensato ultimamente, tra i tanti, l'agenzia della difesa svedese (Totalförsvarets forskningsinstitut, FOI) con una ricerca open-source che analizza attentamente non solo le reali capacità difensive russe nel Mar Baltico, ma anche le possibili contromisure che la NATO, e lo stesso paese scandinavo, possono adottare in caso di conflitto militare 1). Ciò che ne emerge è un quadro più complesso e meno favorevole a Mosca di quanto non sia stato finora raccontato. In particolare, il rapporto cerca di sfatare il mito circondate il sistema antiaereo S-400, vero e proprio pilastro dell'A2/AD russo. Diventato operativo per la prima volta a Kaliningrad nel 2012, si tratta infatti di un sistema integrato di difesa comprendente varie tipologie di missili selezionabili in base al tipo di obiettivo, dai missili balistici a quelli da crociera, agli aerei a bassa osservabilità radar. Particolarmente temuto è la variante a lungo raggio (40N6), che secondo i costruttori e le forze armate russe, è capace di colpire oggetti volanti sino ad una distanza massima di 400 km. Tuttavia, fa notare il FOI, a causa dei numerosi fallimenti durante i test, non è ancora diventato operativo né è entrato in produzione, rendendo i missili a medio e breve raggio (dai 40 ai 250 km) gli unici disponibili all'interno della piattaforma S-400. Inoltre, anche se il missile 40N6 dovesse diventare operativo (recentemente Mosca ha affermato che l'azienda costruttrice ha ottenuto l'autorizzazione alla produzione), sarebbe comunque necessario connetterlo con un ulteriore radar avanzato disposto in superficie o montato su un velivolo (nonostante tutti i missili dell'S-400 siano a guida radar attiva o semi-attiva, sono comunque limitati ad una distanza massima di 50 km, costringendoli all'utilizzo di un radar esterno per gli obiettivi più lontani) capace di acquisire obiettivi a lunga distanza oltre l'orizzonte e ad alte latitudini (sino ai 10.000 metri) e tenerlo illuminato per tutta la durata dell'azione in modo tale da trasmettere i dati necessari al missile per ingaggiarlo e colpirlo. Tale capacità è chiamata anche Cooperative Engagement Capability (CEC), e per ottenerla non solo sono richiesti altissimi livelli di expertise tecnologica, in particolare nel campo dell'elettronica che a quanto pare la difesa russa non possiede ancora, ma in questo modo gli aerei nemici avrebbero la possibilità di individuare il radar e di conseguenza potrebbero cercare di colpirlo con missili aria-terra, privando così l'S-400 di quella che probabilmente è la sua componente più essenziale. Altra limitazione è data dalla curvatura terrestre che impedisce al radar, operante invece in linea retta, di individuare bersagli a lunghe distanze e a basse latitudini. Per esempio, l'agenzia svedese fa notare che se un obiettivo è a .2500 metri di altezza, e l'antenna del radar a 16 metri di altezza, l'orizzonte del radar è di circa 200 km, mentre se l'obiettivo vola ad altitudini più alte come 10.000 metri, l'orizzonte del radar sarebbe di ben 400 km. Motivo per il quale, per rintracciare obiettivi volanti a basse latitudine sono preferiti i radar installati in appositi aerei (AEW&C), come il Boeing E-3 Sentry, che di conseguenza hanno una maggiore capacità visiva. Ciò rende la selezione degli obiettivi da parte dei missili a breve e medio raggio dell'S-400 limitata a grandi velivoli ad alta latitudine, come gli aerei da trasporto e i missili balistici, e ad una distanza massima di 250 km mentre per bersagli a basse latitudini come i missili da crociera e gli aerei da combattimento, il raggio non supererebbe i 35 km. Tuttavia, è bene precisare che quando si discute del sistema difensivo A2/AD russo non si fa riferimento unicamente all'S-400 o al suo predecessore, l'S-300, ma ad una vasto ed eterogeneo complesso di armi antimissile e antiaereo che operano su vari livelli e con diversi obiettivi, come per esempio il Pantsir S1 che combina missili terra aria a corto raggio con due mitragliatrici a 30 mm. Senza considerare la potente e numerosa flotta di aerei e di unità navali che Mosca impiegherebbe come supporto alle difese aeree. D'altronde, come ha dimostrato il caso della guerra del Kosovo nel 1999, anche un aereo “stealth” (ovvero a bassa osservabilità radar) come il l'F-117 Nighthawk (foto) può essere abbattuto da una contraerea non particolarmente avanzata in termini tecnologici. In questo modo e sotto quest'ottica Mosca è capace di colmare parte delle deficienze tecniche e naturali inerenti alle proprie difese, creando dunque un'efficiente bolla difensiva, sebbene non impenetrabile.
Le contromisure NATO.
Una valutazione delle difese russe non sarebbe completa se non si tenessero in considerazione le varie capacità di soppressione delle difese aeree (SEAD, Suppression of Enemy Air Defences) che le forze NATO adotterebbero in caso di conflitto. Tali contromisure comprendono l'individuazione e il jamming elettronico nei confronti dei radar, utilizzando per esempio il moderno sistema AN/ASQ-239 costruito da BAE System a bordo dell'F-35 e capace di aggredire radar che operano a bassa larghezza di banda sino a 5.925 Hz; attacchi cibernetici contro l'infrastruttura di controllo del sistema; il lancio di appositi missili a guida radar attiva contro i centri nevralgici delle difesa antiaerea; l'impiego di aerei a bassa osservabilità radar di quinta generazione; l'uso di ingannatori (decoys) per depistare il nemico (vedesi il BriteCloud sviluppato da Leonardo) e persino l'utilizzo dell'artiglieria e delle forze speciali dove possibile, come in Kaliningrad, l'enclave russa circondata da paesi NATO ed europei. Nonostante questo ampio ventaglio di possibilità e analizzate le varie debolezze strutturali alle difese antiaeree russe, il rapporto del FOI suggerisce comunque che bisognerebbe potenziare e aumentare ulteriormente le capacità di soppressione delle forze aeree NATO e soprattutto quelle dei paesi europei in relazione allo sviluppo e l'acquisto di missili a guida radar attiva e missili di precisione. Tali capacità infatti, dopo la fine della Guerra Fredda sono state date per scontate a causa della relativa inferiorità tecnologica delle nazioni e/o organizzazioni terroristiche che i paesi NATO hanno dovuto fronteggiare (Iraq, Afghanistan, Al-Qaida ecc.). Senza considerare i pesanti tagli ai bilanci militari che hanno coinvolto la maggior parte dei paesi occidentali (soprattutto europei) negli ultimi 10-20 anni, in contrapposizione ad un lento ma progressivo riarmo della Russia, soprattutto nel campo dei sistemi antimissile e antiaereo. Ragioni per le quali, solo ultimamente i maggiori paesi europei e industrie del continente sono ritornati a prendere in maggiore considerazione le capacità offensive di soppressione delle difese antiaeree nemiche. In particolare, al recente Paris Air Show 2019, MBDA, azienda pan-europea e leader mondiale nella produzione missilistica, ha proposto numerose tipologie di missili supersonici da crociera, ideati apposta per effettuare attacchi tattici e di profondità in modo tale da neutralizzare sistemi antiaerei nemici. L'azienda sta inoltre considerando altre soluzioni come i sistemi antimissile a corto raggio hard-kill per contrastare gli attacchi in arrivo quando anche gli altri sistemi di difesa siano risultati inefficaci, mentre Airbus sta sviluppando dei “remote carriers” lanciati da piattaforme autonome e in funzione principale di ingannatori ma anche con capacità di guerra elettronica e di designazione dell'obiettivo. Sviluppi che si possono facilmente inquadrare all'interno di un impegno dei paesi europei ad ottenere maggiore se non piena autonomia militare, e che riecheggiano nelle parole dell'amministratore di MBDA, che afferma di essere “pronti ad affrontare la sfida di offrire ai nostri paesi domestici la piena sovranità dei loro futuri sistemi da combattimento aereo” 2). Impegno spesso ribadito negli ultimi decenni nel Vecchio Continente da vari attori politici, militari ed industriali, ma che ora sembra avere una maggiore e più solida concretezza, anche a causa dei due futuri sistemi da combattimento aereo europeo di “sesta generazione”, il Tempest a guida britannico (e con la potenziale inclusione di Italia e Svezia), e l'FCAS franco-tedesco-spagnolo. Infine, sempre da parte di MBDA, e in collaborazione con Leonardo, si sta lavorando ad una variante elettronica del missile aria-terra SPEAR 3. Il nuovo missile, annunciato ad aprile e denominato SPEAR-EW, potrebbe essere utilizzato sia dall'Eurofighter Typhoon che dall'F-35, ed è stato pensato appositamente per sopprimere le difese antiaeree nemiche tramite il jamming dei radar (non è stato ancora rivelato a quali larghezze di banda opererebbe, ma si ritiene che possa individuare e aggredire radar operanti a bande X, KU, K, e KA (quest'ultima oscilla dai 33 ai 36 Gz), e/o in funzione di ingannatore. Tale sistema dunque provvederebbe un ulteriore e formidabile asset da utilizzare per penetrare le aree A2/AD russe e preservare il dominio aereo. Come infatti affermato anche da un portavoce di MBDA alla rivista militare Armada: “questo concetto è progettato appositamente per contrastare gli attesi scenari anti-access, area-denial del futuro” 3). Da considerare infine anche il potenziale futuro uso di sciami di droni, che in Europa ha trovato l'interesse sopratutto del ministero della difesa britannico, il quale per voce dell'ex ministro Gavin Williamson, verranno usati dalla Royal Air Force per “confondere e sopprimere i sistemi di difesa antiaerea nemica” 4). Per concludere, pare che sebbene i sistemi militari russi siano formidabili, soprattutto in relazione alle capacità missilistiche, siano comunque ben lontani dall'essere invincibili e dal creare delle bolle di difesa impenetrabili alle forze aeree occidentali. Gran parte delle capacità di difesa russa A2/AD risultano dunque essere più il risultato di una campagna pubblicitaria pensata non solo per incrementare le potenziali vendite internazionali di tali sistemi, ma anche per offrire un'immagine della Russia quale grande potenza militare, inattaccabile e dotata di superiori capacità tecnologiche. Come affermato dalla agenzia svedese, piuttosto che parlare di “Anti-Access”, sarebbe dunque più idoneo riferirsi solamente ad una zona “Area-Denial”, nella quale le forze nemiche, pur con grosse difficoltà, con il giusto e l'adeguato numero di sistemi offensivi riuscirebbero comunque a penetrare.
Fonte: http://www.difesaonline.it
Note:
1) https://www.foi.se
2) https://defense-update.com
3) https://armadainternational.com
4) https://www.janes.com
Altre fonti:
https://www.adsadvance.co.uk
https://www.janes.com
https://warontherocks.com