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Un nuovo missile “intelligente”, dal sistema di controllo completamente digitale ed efficacia moltiplicata al massimo: le unità della difesa aerea russe vengono armate coi sistemi missilistici antiaerei modernizzati a medio raggio “Buk-M3”. E anche se il nome è o stesso, in effetti questo sistema ha poco in comune con i “Buk” di prima generazione, operativi dagli anni ’80.

Più missili.
La principale differenza esterna tra il lanciatore semovente del “Buk-M3” e i predecessori sono i sei contenitori di lancio invece dei soliti quattro. I container accolgono i nuovi missili guidati antiaerei 9M317M, che per caratteristiche tecniche superano di due volte i modelli precedenti. Possono intercettare quasi tutti gli obiettivi aerodinamici attualmente noti nella gittata compresa tra 2,5 e 70 chilometri e a quote fino a 40 chilometri. La velocità verso gli obiettivi è di tre chilometri al secondo. Il “Buk-M3” non mancherà gli aerei strategici, né tattici (compresi quelli con tecnologia “Stealth”), né missili balistici e da crociera. Inoltre il “Buk” può anche distruggere bersagli terrestri e navali. Le munizioni sono na testata a frammentazione ad alto potenziale esplosivo con testata radar attiva, il missile aggancia e segue il bersaglio in modo indipendente, cioè opera secondo il principio “spara e dimentica”. Su distanze oltre l’orizzonte, la stazione di rilevamento lo aiuta “evidenziando” e guidandolo verso l’oggetto attaccato. Il missile 9M317M è estremamente maneggevole, resiste a sovraccarichi colossali ed insegue bersagli aerei che seguono le traiettorie più complesse e imprevedibili in condizioni di fuoco e contromisure elettroniche intense del nemico. Una delle caratteristiche principali dei missili Buk-M3, come gli S-300 e S-400, viene lanciato da posizione verticale e curva sul campo di battaglia dopo il lancio. Ciò aumenta notevolmente la velocità di tiro, il “Buk” non deve cambiare posizione e un nuovo missile viene lanciato pochi secondi dopo il precedente. "Il “Buk-M3” è diventato la piena forza della difesa aerea", afferma l’esperto militare di RIA Novosti Aleksej Leonkov. "I container di trasporto e lancio accorciano i tempi di preparazione al combattimento e il tempo di ricarica, i missili devono essere posizionati su una slitta speciale, non è richiesta una precisione estrema. Inoltre, la probabilità di danni ai comandi e alla cellula dei missili è significativamente ridotta. C’è un altro dettaglio importante: il Buk-M3 può utilizzare missili antiaerei sia dal lanciatore stesso che dal veicolo da trasporto, anche qui alloggiati nel TPU. Tale schema ha pienamente dimostrato efficacia”.

Shock in tandem.
Occhi e orecchie del “Buk-M3”, sono la stazione radar multifunzionale. Una divisione dei due Buk può seguire e lanciare contro 36 bersagli contemporaneamente. Il radar multicanale funziona in tutte le condizioni climatiche e a temperature da meno 50 a oltre 50 gradi Celsius, giorno e notte. Inoltre, il “Buk-M3” può agire in tandem con un altro complesso antiaereo, il “Tor-M2”, coprendo le linee di difesa più vicine. “Così, si ha un tandem di grande successo, che interromperà qualsiasi attacco aereo, anche massiccio”, osservava Leonkov. "I complessi rappresentano un unico sistema di controllo automatico per la difesa aerea e d’inseguimento degli obiettivi col sistema “Dome”. Insieme, vengono identificati gli obiettivi prioritari, e ilo Tor vede gli stessi bersagli del Buk ricevendone le formazioni sui bersagli colpiti e intatti. In questo pacchetto, l’efficienza operativa è notevolmente migliorata”. Il complesso Buk-M3 comprende un posto di comando, una stazione di designazione, identificazione e puntamento, due cannoni semoventi 9A317M con sei missili antiaerei, uno o due lanciamissili con dodici missili e veicoli di trasporto e carico. I progettisti del Tikhomirov Research Institute of Instrument Engineering (ora dell’Almaz-Anteh Concern) s’impegnarono nello sviluppo dei sistemi missilistici antiaerei Buk alla fine degli anni ’70. Il primo “Buki” entrò in servizio nell’esercito sovietico negli anni ’80. Il complesso sostituì l’obsoleto SAM “Kub”. Il primo modello di “Buk” colpì bersagli aerei ad una quota di 18 chilometri e una distanza di 25 chilometri. Tuttavia, quasi immediatamente iniziarono a lavorare su modernizzazione e miglioramento. Per il SAM, fu creato un nuovo missile, più volte migliorando le prestazioni di tiro e aumentando la probabilità di distruzione del bersaglio. La penultima modifica del complesso, M2. S’illustrò in Siria respingendo l’attacco missilistico dell’aprile 2018 della coalizione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. "Il Buk-M2 svolse il compito magnificamente abbattendo esattamente gli obiettivi per i quali il sistema di difesa aerea siriano operava in modo meno efficiente”, spiega Leonkov. "La stazione di rilevamento stimava la situazione aerea entro un raggio di 70 chilometri. I missili da crociera statunitensi volavano lungo la valle della Biqa per impedire l’individuazione dalla difesa aerea siriana, e la maggior parte di essi non raggiunse l’obiettivo, molto probabilmente per merito del Buk. C’era, naturalmente, mancanza di contingenza dei complessi siriani, quindi l’efficacia della difesa aerea sarebbe stata ancora più elevata. Tuttavia, tutti gli obiettivi più difficili, specialmente presso Damasco, furono abbattuti proprio dal “Buk”. È possibile che sul conto dei sistemi SAM russi vi siano i nuovi missili da crociera statunitensi lanciati dai bombardieri B-1B”.

Mobile e universale.
I sistemi missilistici antiaerei Buk godono di una domanda continua sul mercato internazionale delle armi. Rosoboronexport firmò un contratto per la consegna di una divisione di Buk-M2E al Kazakistan nel 2020. Interessati al SAM russi sono diversi Paesi di Medio Oriente ed Asia. Il “Buk-M3” è la quarta modifica del complesso, che non prevede “tagli” delle funzionalità per le versioni da esportazione.

Fonte estera: https://menafacts.wordpress.com

Fonte italiana: http://aurorasito.altervista.org

 

 

 

 

 

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