Costruire superuomini in laboratorio impiegando cellule che si “nutrono” di elettroni e li trasformano in energia.
Per alcuni scienziati dell’Istituto di biotecnologia industriale di Tianjin in Cina è possibile, come dimostra il super batterio che sono riusciti a creare in laboratorio.
Il micro organismo, una varietà del tipo E Coli (foto), è il frutto della più avanzata ingegneria genetica, ottenuta inserendo nel DNA del germe un gene alieno in grado di generare una proteina capace di raccogliere gli elettroni in libera circolazione per trasformarli in energia.
Lo studio, pubblicato quest’anno sul Biochemical Engineering Journal, sfrutta le qualità di alcuni batteri elettrochimicamente attivi, che nel corso dell’evoluzione hanno sviluppato la peculiare capacità 1) “di scambiare elettroni con materiali solidi conduttivi per sostenere il loro metabolismo”.
Alcuni di questi microrganismi si sono adattati a vivere in ambienti poco permissivi, come il batterio Shewanella Oneidensis che vive principalmente nei fondali marini e lacustri anaerobici, in grado di metabolizzare 2) il ferro, metalli pesanti come piombo e mercurio, e altri addirittura radioattivi, e che risulta capace di produrre elettricità mediante proteine presenti nella sua membrana cellulare.
Proprio da questa peculiare capacità sono partiti gli scienziati di Tianjin, innestando nella sequenza DNA del batterio di E Coli quella del Shewanella Oneidensis.
Il risultato ottenuto sarebbe un batterio che si nutre degli elettroni presenti nell’ambiente, aumentando così le proprie “prestazioni” sino al 70%.
"Se questa tecnologia funziona su E coli, dovrebbe farlo anche su cellule di animali o di esseri umani", ha riferito al South China Morning Post 3) il professor Bi Changhao, lo scienziato a capo del progetto.
La nuova tecnica genetica, in prospettiva, consentirebbe all’uomo la rigenerazione di muscoli affaticati semplicemente caricandoli di elettricità, assicurandogli così una minor dipendenza dal cibo come fonte di energia.
Altre possibili applicazioni riguarderanno il trattamento delle cellule cancerose e quello delle infermità neuro degenerative come il Parkinson, oltre al fatto che “ridurrà probabilmente i problemi di salute specifici come l’obesità”.
Ciò nonostante, dubbi sulla effettiva possibilità di trasferire una tale tecnologia a forme di vita complesse come quella umana sono ancora molti: le nostre cellule infatti non si sono evolute a contatto con l’elettricità, il cui contatto produce dolore e, in casi estremi, la morte.
C’è infine da valutare se le cellule “energizzate” vivono più o meno di quelle non attivate.
Ad ogni buon conto, qualora trovasse applicazione nell’uomo, questa nuova tecnica potrebbe avere un ampio ventaglio di applicazioni, non ultimo in campo militare: si pensi solo alla possibilità di incrementare la resistenza di un combattente e la sua forza fisica. Il ché, messo in sistema con le potenzialità offerte dalla Brain Computer Interface di cui abbiamo già scritto (vedere articolo), aprirebbe a scenari futuri a dir poco inquietanti.
Problemi che non turbano però l’entusiasmo del professor Bi Changhao, convinto che una tale tecnologia "in futuro, potrebbe persino dare origine a una razza sovrumana".
Fonte: http://www.difesaonline.it
Note:
1) https://it.wikipedia.org
2) https://www.meccanicanews.com
3) https://www.scmp.com