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Quando si parla di carri armati ed altri tipi di veicoli corazzati, è quasi automatico pensare all'utilizzo fattone sui campi di battaglia dell'Europa (soprattutto orientale), del Medio Oriente e del Nord Africa dai paesi europei, dall'Unione Sovietica, da Israele, dall'Iran, dalla Turchia, dai paesi arabi oppure dagli Stati Uniti d'America. Eppure, pochi sanno che uno dei più grandi utilizzatori di mezzi corazzati del XX secolo è in realtà stato un paese latinoamericano, celebre per la sua Storia molto particolare: la Repubblica di Cuba. Non solo, sebbene dal 1991 ad oggi Cuba abbia ridotto grandemente le dimensioni delle sue una volta mastodontiche Forze Armate, a tutt'oggi essa possiede la sesta forza corazzata al mondo in termini numerici. Ecco dunque che, per gli appassionati del settore così come per gli amanti dei Caraibi e dell'America Latina, lo studio di questo particolare soggetto “esotico” può rivelarsi pieno di interessanti scoperte.

Il primo contingente di veicoli corazzati destinati alle Forze Armate della Repubblica di Cuba “sbarcò” letteralmente sull'isola caraibica nel 1942 nell'ambito della cosiddetta “Legge Affitti e Prestiti” (Lend-Lease Program), che nell'immediato degli eventi di Pearl Harbor era stata estesa a tutti i paesi alleati ed amici degli Stati Uniti d'America. I mezzi in questione erano 8 carri leggeri Marmon Herrington CTMS-1TB1 (foto seguente) che presto si guadagnarono il soprannome da parte dei cubani di “Olandesi a Tre Uomini”. Tale soprannome tra origine, da un lato, dal fatto che l'equipaggio dei carri fosse composto da tre uomini, e dall'altro, che tali mezzi appartenessero alla variante inviata nel Sud-Est Asiatico a sostegno delle forze olandesi impegnate contro i giapponesi, perciò erano ottimizzati per operare nei climi tropicali.

Questa prima “pattuglia” venne ben presto rinforzata, nel corso del 1942-43 dall'arrivo di 24 carri leggeri M3A1 General Stuart, come ricompensa da parte degli USA per la dichiarazione di guerra di Cuba contro le potenze dell'Asse. Essendo gli strumenti corazzati più potenti in dotazione alla piccola nazione insulare, gli M3 Stuart vennero concentrati nel “Reggimento Columbia”, l'unità d'élite delle Forze Armate Cubane di stanza a L'Avana.

Nonostante l'entusiasmo per tali acquisizioni, i mezzi corazzati cubani non videro alcun impiego nel corso della Seconda Guerra Mondiale, a parte un'intensa attività di addestramento e di pattugliamento delle coste, e gli stessi Stati Uniti non fornirono più altri mezzi fino al 1957 quando il regime di Rubén Fulgencio Batista y Zaldívar (l'uomo forte dell'isola dal 1940 al 1944 ed ancora dal 1952 al 1958) non ricevette 7 carri medi M4A3 (76)W HVSS General Sherman. Questi ultimi appartenevano ad una delle più potenti versioni del leggendario Sherman, quella con cannone da 76 millimetri “lungo”, e divennero rapidamente il fiore all'occhiello delle Forze Armate del regime.

Contestualmente, Cuba ottenne anche le sue prime autoblindo, per la precisione 20 M8 Greyhound. Per quanto l'arrivo degli Sherman avesse costituito un indubbio balzo in avanti per i cubani, essi furono anche gli ultimi carri armati di origine statunitense che Cuba ricevette. Già a partire dal fallito “Assalto alla Moncada” del 26 di luglio 1953, da parte di Fidel Alejandro Castro Ruz e dei suoi sostenitori armati, l'isola era percorsa dal malcontento e dai fermenti rivoluzionari che esplosero nella cosiddetta “Rivoluzione Cubana”.

La selvaggia repressione portata avanti dalle forze di Batista (che arrivò a mietere oltre 20.000 vite) alienò qualsiasi simpatia da parte del pubblico statunitense nei confronti delle autorità isolane e convinse l'Amministrazione del Presidente Dwight David "Ike" Eisenhower a tagliare qualsiasi sostegno, incluse le forniture militari, al governo cubano.

Disperato, Batista iniziò a rimpinguare i suoi arsenali acquistando armamenti da tutti i paesi disposti a venderglieli (compresa l'Unione Sovietica!) e fu così che il Regno Unito venne approcciato per la fornitura di 15 “carri incrociatori” A34 Comet che arrivarono a destinazione nel corso del 1958, in tempo per partecipare alle più importanti battaglie campali della “Rivoluzione Cubana”. Allo stesso tempo, Cuba rinforzò pure il parco delle autoblindo acquistando dal Nicaragua 28 T-17E1 Staghound già in servizio presso le Forze di Difesa Israeliane.

Nel corso del conflitto quindi, le Forze Armate Cubane schierarono in tutto 54 carri armati e 48 autoblindo, per complessivi 102 mezzi corazzati, che videro un intenso impiego su tutti i fronti, soprattutto attorno alla Sierra Maestra e ai monti dell'Escambray, nella provincia dell'Oriente, nell'offensiva del maggio 1958 e nella battaglia di Guise. Sebbene la corazzatura e la potenza di fuoco di tali mezzi si rivelasse spesso decisiva nei corso dei singoli combattimenti, essi erano comunque disponibili in numero insufficiente per cambiare le sorti del conflitto.

Sul finire del 1958 le forze rivoluzionarie scatenarono l'offensiva generale e, nel corso della “Battaglia di Santa Clara”, la resistenza delle Forze Armate Cubane venne annientata, nonostante per l'occasione esse avessero concentrato ben 10 dei loro preziosissimi carri in un unico campo di battaglia (foto).

Il 1 di gennaio del 1959, Fidel Castro, fiancheggiato da Ernesto "Che" Guevara e Camilo Cienfuegos Gorriarán entrò a L'Avana alla guida di un M4 Sherman catturato nel corso dei ultimi combattimenti, segnando il trionfo finale della guerra rivoluzionaria.

Nel corso degli anni del conflitto, 9 carri armati erano stati distrutti (3 Marmon Herrington CTMS-1TB1 e 6 M3A1 General Stuart) e gli altri 45 vennero inglobati nelle nascenti “Forze Armate Rivoluzionarie” (FAR), mentre non sono chiare le perdite sofferte dal parco autoblindo.

Nel periodo successivo alla conclusione della Rivoluzione, i carri armati cubani superstiti ritornarono ai loro precedenti compiti addestrativi, inoltre furono utilizzati estesamente dalla propaganda del nuovo regime castrista in numerose occasioni, soprattutto in parate organizzate per marcare particolari anniversari. Uno di questi fu il 26 di luglio 1959, quando tutti i carri armati vennero concentrati nel poligono militare di Managua e dimostrarono le loro capacità balistiche affondando una nave posizionata nelle acque circostanti. Fidel Castro, presente alla manifestazione, entusiasta per lo spettacolo decise di optare per un “fuori programma” salendo a bordo di uno Sherman e sfidando il “compagno” Nestor Lopez (futuro comandante di divisione e veterano degli interventi militari cubani in Siria ed Angola) anch'egli a bordo di uno Sherman ad una singolare “competizione”, sparando agli alberi di palma situati lungo il perimetro del poligono. Dopo una serie di colpi con i quali i carri di Castro e Lopez distrussero diversi “bersagli”, Castro pose fine allo “spettacolo” dicendo: “Ora basta, terminiamola sul pari. Inoltre stiamo violando la costituzione, dato che la palma è il nostro albero nazionale!”.

Le FAR intrapresero anche un limitato programma di aggiornamento dei vecchi Marmon Herrington sostituendo gli originali cannoni da 37 millimetri con dei Bofors QF da 20 millimetri a tiro rapido. In ogni caso, visto il raffreddamento dei rapporti internazionali e la concreta minaccia di invasione da parte degli Stati Uniti, il governo di Castro approvò ben presto un massiccio programma di espansione e riarmo delle forze armate rivolgendosi all'Unione Sovietica e ai paesi del Patto di Varsavia, aprendo così un nuovo capitolo nella storia delle forze corazzate cubane.

Dopo una serie di incontri tra i massimi vertici dei due paesi, nel giugno del 1960 l'Unione Sovietica acconsentì a trasferire “all'avamposto della rivoluzione in America Latina” un'ingente quantitativo di armi tra le quali una grande quantità di mezzi corazzati al fine di favorire la rapida transizione delle FAR nell'era meccanizzata. In particolare i cubani ricevettero con questa prima fornitura:
    100 veicoli corazzati per il trasporto truppe BTR-40;
    100 veicoli cacciacarri SU-100;
    41 carri pesanti Iosif Stalin IS-2 (foto);
    150 carri medi T-34/85.

L'arrivo di questa gran quantità di mezzi portò al ritiro dei sopra citati mezzi di produzione americana e britannica che vennero relegati a funzioni di addestramento e seconda linea mentre i nuovi asset di provenienza sovietica confluirono in una neonata divisione corazzata acquartierata a Managua.

Quando, nell'aprile del 1961 gli Stati Uniti lanciarono l'invasione della Baia dei Porci utilizzando come testa d'ariete la cosiddetta “Brigata d'Assalto 2506”, composta di esuli cubani anti-castristi finanziati, addestrati ed equipaggiati dalla CIA e dalle Forze Armate USA, la disponibilità dei mezzi sovietici, in particolar modo dei carri armati T-34/85 si rivelò uno dei fattori decisivi per garantire a Castro ed alle FAR il successo nel corso della lotta senza quartiere di tre giorni, avvenuta attorno alla spiaggia della Playa Girón.

Sul fronte anti-castrista, gli Stati Uniti avevano fornito agli uomini della Brigata 2506 anche una componente corazzata costituita da 5 carri armati M41 Walker Bulldog. Sebbene fossero classificati come “carri leggeri” e pesassero meno di 25 tonnellate, gli M41 erano in ogni caso equipaggiati con un temibile cannone da 76 millimetri che compensava grandemente la relativa mancanza di peso con una più che rispettabile potenza di fuoco. Sul fronte governativo, non appena le forze ostili furono sbarcate, Castro riuscì a mobilitare in maniera sorprendentemente rapida le sue forze convogliando verso l'area di guerra un gran numero di uomini e mezzi, appartenenti sia alle FAR che alla Milizia Nazionale Rivoluzionaria (MNR). Anche i vecchi mezzi corazzati dell'era pre-rivoluzionaria vennero mobilitati per l'occasione, ma, a parte un unico carro Sherman che effettivamente venne inviato al fronte, gli altri svolsero unicamente compiti di retroguardia.

Ben diverso fu invece il contributo dei mezzi sovietici. Mentre i cacciacarri SU-100 ed i carri pesanti IS-2 vennero utilizzati in operazioni di supporto al fuoco per la fanteria, trovandosi ad una certa distanza dagli scontri e non subendo alcuna perdita, i T-34/85 (foto) diedero invece l'assalto diretto alle linee nemiche.

In totale le FAR impiegarono non meno di 125 T-34/85 nella battaglia della Playa Girón e, nonostante il fatto che il tempo trascorso tra l'arrivo dei carri ed il tentativo di invasione non fosse stato sufficiente a completare l'addestramento dei carristi cubani, ciò nondimeno il loro impiego si rivelò decisivo.

Non bisogna però pensare che la vittoria ottenuta dalle forze governative sia stata un gioco da ragazzi dato che, a seconda delle fonti consultate, le FAR persero un numero compreso tra 5 e 20 T-34/85 a causa degli attacchi aerei, del fuoco dell'artiglieria, dei bazooka, dei cannoni senza rinculo e dell'azione dei carri M41 dei loro nemici.

Dopo gli eventi della Playa Girón e della Crisi dei Missili di Cuba, il regime di Castro divenne uno dei maggiori beneficiari degli aiuti sia economici che militari da parte dell'Unione Sovietica e degli altri paesi del Patto di Varsavia. In questo contesto, l'Avana cominciò a ricevere un'imponente quantità di armamenti che, in breve tempo, trasformarono le FAR in una compagine moderna e temibile.

È praticamente impossibile sapere con certezza quanti mezzi abbia ricevuto Cuba dall'URSS e dai suoi alleati anche perché molto spesso tali mezzi vennero ben presto ceduti da Cuba ad altri paesi del Terzo Mondo in base al principio del “mutuo soccorso” vigente tra i paesi del “campo socialista”. Per rendere l'idea basterebbe citare il fatto che, nel periodo compreso tra il 1975 ed il 1981, le Forze di Difesa Sudafricane (SADF) distrussero sul fronte della guerra in Angola ben 4.473 mezzi corazzati (1.855 carri armati e altri 2.618 veicoli corazzati) di fabbricazione sovietica. Venne poi confermato che, gran parte di questo ammontare non era stato fornito direttamente da Mosca bensì ceduto dai cubani. E questo non è che un minimo esempio dato che, nel corso dei 32 anni compresi tra la conclusione della Rivoluzione Cubana (1959) e la fine della Guerra Fredda (1991) Cuba venne coinvolta in maniera diretta o indiretta in una miriade di conflitti in America Latina, in Africa, nel Medio Oriente e nel Sud-Est Asiatico.

Al culmine della Guerra Fredda, questo processo di crescita sia quantitativa che qualitativa aveva trasformato le FAR nelle terze forze armate per dimensioni di tutto il continente americano (dopo gli Stati Uniti ed il Brasile) e nelle seconde per potenza e capacità operativa (dopo gli Stati Uniti). Anche le forze corazzate cubane parteciparono attivamente alla stagione dell'Internazionalismo Militare del paese caraibico, ed ebbero modo di distinguersi soprattutto in Angola ed in Etiopia. In quest'ultimo paese, i carristi cubani ricoprirono un ruolo decisivo nel far pendere la bilancia della vittoria in favore dell'Etiopia contro la Somalia nel corso della “Guerra dell'Ogaden” del 1977-78.

In Angola le forze corazzate cubane contribuirono alla creazione delle loro controparti angolane ed inflissero alcune schiaccianti sconfitte alle forze del FNLA e dell'UNITA ma, quando nel 1988, nel corso della decisiva battaglia di Cuito Cuanavale, le forze corazzate cubane e dell'MPLA si scontrarono con le loro controparti sudafricane, andarono incontro ad una sconfitta schiacciante. Nonostante infatti per quell'occasione i generali cubani Arnaldo Tomás Ochoa Sánchez e Leopoldo Cintra Frías avessero accuratamente sistemato i carri T-55 e T-62 delle loro forze dietro a dei terrapieni di sabbia per aumentarne la protezione, la potenza dei proiettili APFSDS dei cannoni da 105 millimetri dei carri armati Olifant dei sudafricani si rivelò tale da riuscire a forare i terrapieni di sabbia come fossero di burro, e a colpire i carri nemici che vennero trasformati in autentiche pire funerarie per i loro equipaggi.

Al termine della battaglia i cubani e gli angolani avevano perso centinaia di mezzi corazzati mentre i sudafricani soffrirono la perdita solamente di 3 Olifant, tutti a causa di mine. Invero, furono proprio le tattiche adoperate dai sudafricani in quella battaglia (e quelle adoperate dagli israeliani in Libano nel 1982) ad ispirare i concetti operativi che permisero agli americani ed alle forze della Coalizione di ottenere lo sbalorditivo successo di Desert Storm nel 1991.

La fine della Guerra Fredda comportò per Cuba anche la fine totale dell'assistenza economica e militare da parte dei “Paesi Socialisti Fratelli” e ciò ebbe profonde conseguenze sulle FAR. Da un lato, le ristrettezze economiche portarono la leadership sia politica che militare ad approvare un piano di riduzione degli organici. Dall'altro, vista l'impossibilità di portare avanti piani di ammodernamento regolari come era stato durante gli anni d'oro della “bonanza internazionalista”, si decise di approvare un coerente piano di creazione di un'industria della difesa autoctona che garantisse al paese di mantenere in efficienza i propri mezzi militari e fornire nuovi prodotti per il mercato dell'export, fonte di valuta pregiata per l'economia dell'isola.

Non è facile valutare effettivamente quanti siano i mezzi corazzati oggi in servizio presso le forze armate cubane e la maggior parte delle pubblicazioni consultabili riportano di solito dati relativi ai mezzi “in servizio attivo” senza però contare quelli “in riserva” ed “in magazzino” che comunque possono essere riportati in servizio in tempi ragionevoli in caso di crisi internazionale o se si concretizzasse lo scenario di una seconda invasione americana. Dopo questa premessa possiamo stimare che le FAR abbiano oggi a disposizione circa 2.600 carri armati, tra:
    650 T-34/85;
    50 IS-2;
    100 PT-76;
    1.300 T-54/55;
    500 T-62.

Bisogna poi menzionare, per dovere di cronaca, la persistente ma mai veramente confermata notizia dell'acquisizione da parte di Cuba di una cinquantina di carri T-72 forniti alla fine degli anni '80 dalla Polonia oppure direttamente dall'Unione Sovietica, dopo che tali mezzi siano addirittura stati utilizzati in leasing dai cubani nel corso del conflitto angolano. Se tale notizia fosse vera si potrebbe speculare che essi possano essere dei T-72M oppure dei T-72M1, entrambe versioni prodotte ed ampiamente “proliferate” nel mondo dai paesi del Patto di Varsavia. In ogni caso ad oggi non sono emerse prove certe di tale illazione e l'autore della presente analisi in anni di ricerche è riuscito a trovare solamente una foto, ma di dubbia provenienza, raffigurante un sedicente “T-72 cubano”.

Al giorno d'oggi, i T-34/85 e gli IS-2 servono principalmente in compiti di supporto e seconda linea, anche se le industrie della difesa di Cuba hanno trasformato numerosi mezzi in esubero in veicoli semoventi d'artiglieria, sulla falsa riga di quanto avvenuto negli ultimi decenni in paesi quali l'Egitto o la Siria.

I PT-76 (foto), acquistati nella versione PT-76B prestano invece servizio unicamente con la fanteria di marina.

Il T-54/55 è invece il carro armato più numeroso ed è stato estesamente distribuito a tutti i reparti delle divisioni di fucilieri motorizzati, organizzate secondo il sistema sovietico. I modelli in servizio sono il T-54, il T-55, il T-55A, il T-55M ed il T-55AM, gli ultime due sono quelli più avanzati ed ammodernati con protezione incrementata, sistemi di condotta al tiro migliorati e la possibilità di sparare anche missili controcarro, quali il 9K116-1 Bastion.

I 500 e più T-62 rappresentano il meglio in servizio presso le forze corazzate cubane e sono destinati ai reggimenti corazzati d'élite. Cuba è nota per avere in servizio tre varianti del T-62: il T-62 Obr. 1967, il T-62 Obr. 1972 ed il T-62M. Quest'ultima è forse la versione di T-62 sottoposta al processo di modernizzazione più esteso, a partire dall'esperienza sovietica nella Guerra in Afghanistan. Tra le molte migliorie meritano di essere menzionati: il sistema di condotta al tiro “Volna”, nuove protezioni ai lati dello scafo, un rivestimento interno progettato per garantire l'impiego in ambienti nucleari, la possibilità di lanciare il missile controcarro 9M117 Bastion ed una nuova corazzatura addizionale del tipo BDD applicata sulle parti frontale e laterali della torretta, che ha acquisito il nome di “baffi di Ilych” per la vaga somiglianza estetica con i baffi di Vladimir Ilyich Ulyanov detto Lenin (primo leader dell'Unione Sovietica) e che dovrebbe aver portato la capacità protettiva della corazza del T-62 su un piano di parità con quelle del T-64A e del T-72 Ural.

Ma lo sviluppo più interessante al quale le industrie della difesa cubane hanno sottoposto la loro flotta di carri e stato quello relativo alla trasformazione di un gran numero di T-54/55 in surplus in veicoli mobili per i missili S-75 Dvina (SA-2 Guideline) ed S-125 Neva/Pechora (SA-3 Goa), per renderli dei sistemi completamente mobili, aumentandone quindi capacità di sopravvivenza e valore operativo nei moderni scenari di guerra.

A rincalzare il parco carri, c'è poi quello dei veicoli corazzati che conta oltre 2000 esemplari attivi dei seguenti modelli:
    50 BRDM-1;
    150 BRDM-2;
    100 BTR-40;
    150 BTR-152;
    200 BTR-50;
    oltre 1000 BTR-60;
    un imprecisato numero di BTR-70;
    un imprecisato numero di BMD-1;
    400 BMP-1;
    un imprecisato numero di David IMV Iguana di produzione interamente indigena.

Da notare che anche qui, come nel caso dei carri armati, al di là dei numeri di veicoli corazzati ufficialmente in servizio, ve ne sono molti altri che sono tenuti in riserva o in magazzino, oppure sono stati trasformati in qualcuno della miriade di veicoli di supporto e semoventi che le industrie della difesa cubana hanno creato nel corso degli anni. Ciò è vero soprattutto per i BTR-60 acquisiti a suo tempo in numeri veramente imponenti, sia nella versione base che nella versione BTR-60PB.

Nel settore anticarro infine, a fianco di 100 venerabili SU-100, Cuba possiede le varianti anticarro del BRDM-1 e del BRDM-2, rispettivamente note come 2P32 Falanga e 9P133 Malyutka, ed il BTR-40 Jabali, mezzo anticarro creato dalle industrie della difesa cubane mediante la trasformazione del BTR-40.

Al termine di questa lunga carrellata, possiamo quindi dire che, sebbene la fine della Guerra Fredda abbia coinciso con un drammatico ridimensionamento del suo strumento militare, Cuba abbia comunque saputo mantenere le vestigia della potenza terzomondista che fu e che, seppur relativamente datate e bisognose di investimenti, le forze corazzate delle FAR restano tutt'oggi, anche solo per la consistenza numerica, uno strumento credibile di deterrenza per la difesa dell'integrità territoriale dello stato caraibico.

di Andrea Gaspardo - 03/09/21

Fonte: https://www.difesaonline.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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