La festività musulmana che celebra la fine del Ramadan, Id al-fitr, è stata oggi un adeguato contesto per una tavola rotonda sulla minaccia di un attacco a impulso elettromagnetico (EMP) agli Stati Uniti. L’evento pubblico, tenutosi in Florida presso la United West, si è svolto al fine di sensibilizzare sulla minaccia incombente.
L’allarme presentato è stato sorprendente: un ordigno nucleare rudimentale posto su un missile SCUD vecchio di 50 anni lanciato da una carretta navale potrebbe provocare nel giro di pochi minuti il cedimento generale della rete elettrica nazionale.
Si calcola che l’Iran possa dare il via a un attacco di questo tipo nel giro di pochi anni, e sostanzialmente lascerebbe gli Stati Uniti nell’ “età della pietra.”
Tom Trento, fondatore della United West, ha definito l’attacco EMP l’equivalente di una “Armageddon Elettronica”.
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e la Guida Suprema dell’Iran, Ayatollah Ali Khamenei, credono che sia vicina la venuta dell’ultimo messia islamico, il 12mo imam sciita Mahdi, e che l’Iran sia stato chiamato a determinarne l’arrivo.
Credono che l’Iran debba aprire la strada a una rivoluzione islamica planetaria. I vertici del governo iraniano hanno dichiarato che la rivoluzione islamica sta procedendo, preannunciata dalla primavera araba, e che nella finale presa del potere raggiungerà le coste dell’America.
Fonti dei servizi segreti hanno rivelato che entro due anni l’Iran porterà la rivoluzione negli Stati Uniti sotto forma di attacco EMP.
Nel corso della conferenza, l’ambasciatore R. James Woolsey, già direttore della CIA durante l’amministrazione Clinton, ha detto che un attacco nucleare iraniano non dovrebbe essere né sofisticato né complicato. Ha fatto riferimento ai prevedibili danni conseguenti a un ordigno rudimentale fissato a uno SCUD lanciato da un punto vicino alle coste degli Stati Uniti.
Il missile “non ha bisogno di essere preciso, necessita solo di una certa altitudine” per farcela. Ha continuato dicendo che gli effetti dell’EMP sono noti, dato che la nazione li ha già sperimentati.
“Starfish Prime” fu un test nucleare ad alta quota condotto dagli Stati Uniti il 9 luglio 1962, prima che il trattato per la moratoria dei test nucleari del 1963 impedisse i test di armi nucleari nell’atmosfera.
Un ordigno nucleare da due megaton, circa cento volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima, fu lanciato grazie a un razzo Thor ed esplose a 250 miglia di altezza sopra un punto posto 19 miglia a sud ovest dell’atollo Johnston, nell’Oceano Pacifico.
Tra le conseguenze vi furono sorprese e interrogativi ancora senza risposta.
William Graham, altro membro del comitato, ha affermato che l’impulso EMP fu cento volte più grande di quanto previsto e nessuno ne ha compreso il perché.
Sofisticate apparecchiature elettroniche poste sull’isola di Oahu, a quasi 900 miglia di distanza, rimasero gravemente danneggiate, ma i dispositivi a valvole termoioniche non subirono danni. Più di 300 lampioni smisero di funzionare, si attivarono gli antifurti, e un collegamento a microonde di un compagnia telefonica rimase distrutto.
“Secondo diverse persone che chiamarono la polizia l’ultima notte, i lampioni di Ferdinand Street a Manoa e di Kawainui Street a Kailua si spensero nell’istante in cui esplose la bomba”, come riferì l’Honolulu Advertiser del 9 luglio 1962.
Nello stesso articolo si diceva che un lampo brillante aveva trasformato la notte in giorno nelle Hawaii, con le “spettacolari conseguenze pirotecniche” della durata di sette minuti.
“E’ stato come accendere tutte le luci in tutte le isole Hawaii per una super gara di atletica.”
Il funzionario del dipartimento della pubblica illuminazione della città di Honolulu ha anche attribuito la bruciatura dei fusibili in nove zone all’energia emessa dalla bomba.
L’arsenale nucleare mondiale di oggi è molto più potente.
Secondo la Brookings Institution (istituto di ricerca USA, N.d.T.), sono state costruite bombe di potenza variabile dai 0,02 ai 15 megaton, sette volte più grandi della testata dello Starfish Prime.
Per distruggere le infrastrutture statunitensi, l’Iran non avrebbe bisogno di qualcosa grande quanto una bomba da 15 megaton. Basterebbe un ordigno nucleare costruito con la tecnologia del 1940. Il programma nucleare iraniano è già in grado di costruire un ordigno del genere.
Woolsey ha dichiarato: “Tutta questa discussione sul fatto che [gli iraniani] abbiano oppure no un piano [nucleare] non tiene conto che l’arricchimento dell’uranio fino al 20 percento comporta il completamento dell’85-90 percento del lavoro necessario.”
Ha continuato facendo notare che quando gli iraniani dicono di non essere interessati alle armi nucleari essi “mentono spudoratamente”.
Con un ordigno nucleare in mano, di produzione interna o acquistato dalla Corea del Nord, tutto ciò di cui gli iraniani necessiterebbero sarebbe un apparato per l’invio.
Come ha rilevato Woolsey, uno SCUD sarebbe adatto allo scopo.
Dato che un EMP ha effetto soltanto sull’elettronica nel suo raggio d’azione, quanto più è grande l’esplosione, tanto più vasta sarebbe la zona coinvolta. Un ordigno che esplodesse 100 miglia al di sopra di Indianapolis metterebbe al buio il 70 percento della popolazione degli Stati Uniti.
Un missile del genere potrebbe essere lanciato da un peschereccio al largo della costa orientale.
Il sistema Aegis è stato ideato per colpire un bersaglio soltanto nelle sue fasi di metà percorso, in quella finale o di rientro dall’atmosfera.
Woolsey sostiene che Obama ha reso più difficile la progettazione di un sistema missilistico che colpisca un bersaglio nella fase ascendente a causa delle promesse da lui fatte alla Russia.
Graham, membro della Commissione Scientifica di Difesa (DSB) del Dipartimento della Difesa e consulente scientifico del presidente Reagan, ha visto in prima persona gli effetti di un EMP su infrastrutture cruciali.
Nel 1962 Graham era in servizio attivo quando visionò i dati conseguenti all’ultimo test nucleare nell’atmosfera. Giunse alla conclusione che una “super-arma EMP” non ha bisogno di provocare una vasta esplosione. Una piccola arma potrebbe efficacemente neutralizzare forze convenzionali.
Concluse quindi che un attacco EMP porterebbe a un “governo d’emergenza”.
Alla stessa conferenza Fritz Ermarth, ex presidente del Consiglio Nazionale di Intelligence (NIC), ha affermato che l’EMP ha cambiato il volto delle guerre moderne.
“Anche se è ancora valida l’opzione da Guerra Fredda con le esplosioni delle città”, stanno assumendo maggiore importanza le EMP. Uno dei vantaggi principali è che sono economiche e facili da produrre. Ha proseguito dicendo che a causa della mancanza di preparazione, gli Stati Uniti sono in ritardo quanto a difesa contro un attacco EMP.
Egli sostiene che gli Stati Uniti “sono estremamente vulnerabili a un ricatto catastrofico.”
Ermarth ha descritto il seguente scenario: il presidente Ahmadinejad chiama il presidente degli Stati Uniti dicendo che l’ Iran possiede abbastanza materiale nucleare da costruire diverse bombe e che le ha schierate su navi e camion attorno al paese. Egli continua dicendo anche che l’Iran vuole distruggere Israele e poi invadere l’ Arabia Saudita. Minaccia il presidente americano dicendo che, in caso di risposta degli Stati Uniti, l’Iran lancerebbe i suoi missili. Ahmadinejad sostiene che almeno due o tre missili colpirebbero comunque il bersaglio.
Anche senza una dimostrazione, la minaccia iraniana dovrebbe essere presa sul serio, ha dichiarato.
Il presidente chiederebbe ai suoi consiglieri: “E’ una minaccia attendibile?” Al che i consiglieri dovrebbero rispondere “sì” a causa della condizione del programma di arricchimento nucleare iraniano e dell’accesso agli impianti di lancio balistici.
Questo vale anche per qualsiasi arma biologica potesse essere inviata nell’atmosfera.
“Cosa pensate che farebbero gli Stati Uniti?”
Ermarth ha concluso le sue osservazioni dicendo: “Non ignorate le armi della forzatura e della ritorsione.”
L’ambasciatore Henry F. Cooper, direttore al tempo del presidente Reagan dell’organo di Iniziativa di Difesa Strategica (SDI, “guerre stellari” N.d.T.) del Dipartimento della Difesa, ha concluso le proprie osservazioni dichiarando che l’ EMP è un “problema vitale” e che è “ridicolo che i nostri rappresentanti non stiano creando la difesa completa di cui vi è bisogno.”
Fonte: Steve Elwart per WND 03.08.2012
Traduzione di Gabriele Picelli per: http://www.times.altervista.org