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Scienziati russi e americani hanno collaborato in segreto per 17 anni per rimuovere centinaia di chili di plutonio e uranio altamente arricchito, sufficiente a costruire una decina di armi nucleari. È quanto rivela un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Centro Belfer per la Scienza e gli affari internazionali di Harvard, di cui dà notizia oggi il New York Times.

 

 

Il timore di Washington e Mosca era che terroristi potessero impadronirsi del materiale nucleare per la fabbricazione di “bombe sporche”. Il plutonio e uranio altamente arricchito, rivela il rapporto, è stato rimosso dal sito di test nucleari risalenti all’epoca sovietica in una zona remota del Kazakistan, che era rimasto in balia dei “ladri di metallo”. Il rapporto fa luce su una operazione segreta di ripulitura costata 150 milioni di dollari, pagata in gran parte dagli Usa, i cui scienziati temevano che se i terroristi avessero scoperto il materiale fissile avrebbero potuto usarlo per attentati.

Nel corso degli anni, erano emersi indizi che qualcosa di straordinariamente pericoloso fosse stato lasciato nel labirinto di tunnel sotterranei della base. I droni americani infatti sorvolavano spesso il sito per controllare l’eventuale presenza di intrusi, mentre colate di cemento armato erano versate nelle gallerie. Tra le nuove rivelazioni del rapporto anche il fatto che gli scienziati sovietici che avevano proceduto ai test avevano lasciato componenti che avrebbero potuto essere utilizzati per costruire non solo una bomba sporca, ma anche un «dispositivo nucleare relativamente sofisticato».

Gli scienziati americani hanno speso anni cercando di ottenere informazioni sui test di epoca sovietica dalle loro controparti in Russia. Siegfried S. Hecker, ex direttore della Los Alamos National Laboratory, ha descritto il suo stupore quando visitò il sito la prima volta nel 1998: «Conteneva materiale nucleare in forma ragionevolmente concentrata, che si poteva raccogliere facilmente, aperto a chiunque». Nel 1999, in seguito alla conferenza internazionale di non proliferazione, gli Stati Uniti hanno dato il loro assenso a finanziare il lavoro di bonifica e la Russia, dal canto suo, s’è detta d’accordo a fornire informazioni e scienziati. Infine il Kazakistan s’è incaricato di svolgere i lavori sul campo. L’intesa venne celebrata con un brindisi alla vodka: così è cominciato un lavoro di circa 10 anni, con le ruspe che sono riuscite a penetrare in fondo per avvolgere il materiale nucleare con enormi colate di cemento, in modo da renderlo inutilizzabile per produrre ordigni atomici. Ma tutto ciò è accaduto nel più assoluto segreto. Sino al 2012, quando un piccolo gruppo di scienziati, americani, russi e kazaki hanno deciso di fare un picnic nella zona una volta contaminata. Ora, nei pressi del sito, c’è un’iscrizione per ricordare questa incredibile bonifica, con su scritto: “1996-2012, il mondo è diventato più sicuro”.

Fonte: http://www.lastampa.it

 


 

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