La fine del Trattato Inf sui missili balistici a raggio intermedio è solo l’ultima manifestazione di una nuova corsa agli armamenti intrapresa dalle grandi potenze globali. Cina, Russia e Stati Uniti ormai già da tempo, ma con maggiore enfasi negli ultimi quattro anni, stanno rivoluzionando sia le proprie strategie militari sia il proprio arsenale bellico convenzionale e non.
Cambiano le dottrine e cambiano le armi.
La dottrina militare ha subito una mutazione negli ultimi 20 anni che ha riportato al centro delle necessità della Difesa non più il contrasto al terrorismo internazionale e agli scenari di guerra asimmetrica bensì lo scontro tra entità statuali con Forze Armate “classiche” sebbene con la presenza di nuovi scenari di impiego e nuovi teatri. Pensiamo, ad esempio, al cyber warfare, così fondamentale nella guerra moderna oppure al ritorno in auge dello space warfare, che sembrava dimenticato dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso. La guerra moderna si configura quindi come un sistema che vede contrapposti gli interessi di due – o tre – Paesi di estensione continentale e delle loro reti di alleanze che si sfidano globalmente sia attraverso gli scenari che abbiamo imparato a conoscere di guerra asimmetrica condotta attraverso proxy e organizzazioni paramilitari come il Gruppo Wagner, sia attraverso scenari classici dati da divisioni corazzate, gruppi navali, bombardieri che si affrontano con la novità rappresentata dalla guerra cibernetica, il ritorno dello spazio come campo di battaglia. In questi teatri si scontreranno non solo cacciabombardieri e bombardieri stealth, portaerei, sommergibili, carri armati di ultima generazione, ma saranno presenti – dato che lo sono già nei conflitti secondari che stiamo vivendo – velivoli, mezzi terrestri e subacquei unmanned, ovvero pilotati in remoto ed addirittura forniti di una qualche forma di intelligenza artificiale per poter prendere decisione autonome sul campo di battaglia come, ad esempio, riconoscere un bersaglio prioritario. Le forze missilistiche, ovviamente, si adeguano al mutare sia degli scenari sia delle strategie e quindi le potenze globali stanno sviluppando missili da crociera ipersonici, testate nucleari Hgv (Hypersonic Glide Vehicle) e sistemi antimissile sempre più sofisticati per vincere la sfida tra capacità di attacco e sua neutralizzazione. Tutto è stato scritto nero su bianco nei vari programmi per le iniziative strategiche come la Nuclear Posture Review, la Missile Defense Review o la più generale National Defense Strategy che fissa le linee guida di Washington in materia di sicurezza nazionale.
Una corsa agli armamenti dagli effetti globali.
Se il tuo nemico si arma, devi armarti di conseguenza altrimenti lo inviterai ad attaccarti e conquistarti data la tua debolezza. E’ il principio della deterrenza che è alla base delle politiche della Difesa di ogni paese con proiezioni di potenza globali. Gli Stati Uniti, con l’amministrazione Trump, hanno lanciato un importante programma di rinnovamento non solo a causa dei pesanti tagli effettuati dall’amministrazione Obama, ma anche per colmare quei gap che Washington ha nei confronti di Mosca e Pechino per quanto riguarda alcune tecnologie, e di rimbalzo sta proponendo nuove importanti sfide nel campo degli armamenti ai suoi avversari strategici. Gli investimenti coprono diversi settori, dall’aeronautico a quello delle costruzioni navali, non dimenticando il campo spaziale e missilistico. Un così ampio spettro di rinnovamento non può che condurre, come detto, ad un parallelo sforzo degli avversari di Washington per stare al passo, sebbene in alcuni campi, siano proprio gli Stati Uniti che devono rincorrere. Nel campo dei missili ipersonici, infatti, Mosca e la stessa Pechino sono più avanti rispetto a Washington grazie a programmi che vedono la sperimentazione di missili da crociera e testate Hgv che sono cominciati notevolmente prima rispetto a quelli statunitensi. Anche in un settore vitale come la guerra elettronica (Electronic Warfare) gli Stati Uniti sono al palo rispetto agli altri contendenti. Mosca, ad esempio, ha storicamente investito significative risorse in questo campo acquisendo un vantaggio fondamentale e non da poco rispetto agli Usa. L’esempio pratico ci è stato dato in occasione dell’ultimo attacco in Siria effettuato dagli Stati Uniti e dagli alleati in cui un discreto numero di missili da crociera Tomahawk è stato “spento” grazie a sistemi di disturbo elettronico che la Russia ha sistemato nella sua bolla difensiva siriana. Sistemi all’avanguardia e dalle capacità diversificate che fanno da sempre parte della dottrina militare prima sovietica poi russa e che hanno un’importanza decisiva sul campo di battaglia per la loro capacità di degradare o addirittura neutralizzare gli asset del nemico.
Se fosse tutto un bluff?
Al netto di queste considerazioni tecniche viene però da chiedersi se la corsa agli armamenti lanciata da Washington non sia né più né meno una riedizione di quanto avvenne con la Strategic Defense Initiative (Sdi) degli anni ’80, il famoso “Scudo Spaziale” voluto dall’amministrazione Reagan e che non è mai nato, ma che con il suo peso politico ed economico ha contribuito in modo netto al collasso dell’Unione Sovietica. Non sarebbe un’ipotesi peregrina, infatti, quella di cercare di ridurre le già traballanti – chi più chi meno – economie di Russia e Cina sul lastrico invischiando i due Paesi in una dispendiosa e dissanguante corsa agli armamenti che in realtà non verrebbero mai schierati. Mosca e Pechino, alle prese rispettivamente con sanzioni e dazi, subirebbero un durissimo colpo economico se si impegnassero in programmi militari dispendiosi e di lungo termine e quindi dovrebbero abbandonare ogni velleità di potenza globale lasciando il campo agli Stati Uniti proprio come avvenne dopo il 1990 con la fine dell’Urss. Una guerra economica in cui la disinformazione e la propaganda giocano un ruolo fondamentale. Potrebbe essere quindi un caso di disinformazione proprio la recente notizia della volontà Usa di costruire un supercannone, che per le sue caratteristiche avrebbe un limitato valore strategico, ma che potrebbe contribuire, con la sola sua ventilata esistenza, a indurre Mosca e Pechino a costruire qualcosa di analogo e soprattutto un sistema che difenda da una simile arma. Come sempre, in questi casi, quello che conta è quello che è dimostrabile ed impiegabile sul campo di battaglia, e così come avvenne per altri programmi dalla vita più o meno breve, coronati da successo o no, attenderemo di vedere schierate tutte le novità annunciate da Mosca, Pechino ma soprattutto da Washington, che potrebbe vedere smascherato il suo eventuale bluff.
Fonte: https://it.insideover.com