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L’isola di Hainan, all’estremità meridionale della Cina, è molto popolare tra la classe media della seconda economia del mondo. A Pechino le temperature minime sono tra i -3 e i -10 in questi giorni, si aggiunge lo smog. A Sanya, tre ore e mezza di aereo dalla capitale, ci sono 26 gradi in media, l’aria è pulita, il mare tiepido, le spiagge lunghissime, di sabbia bianca. La costa su cui si affaccia la città di Sanya è presidiata da grandi alberghi che gareggiano in quel lusso monumentale che piace ai nuovi turisti cinesi. Ma l’isola di Hainan è anche segnalata con grande risalto sulle mappe del Pentagono a Washington ed è scrutata dall’intelligence satellitare. Perché non lontano dagli hotel un tunnel scavato sotto il promontorio della baia di Yalong conduce i sottomarini della flotta cinese dentro un rifugio scavato sotto un promontorio degno di un film di James Bond o di una «Caccia all’Ottobre Rosso» di Tom Clancy. Nei rapporti degli istituti strategici la base di Hainan è stata ricorrentemente definita «segreta». Però, quando il ragazzo che porta in camera i bagagli nel Lan Sanya Beach Resort apre la finestra, indica con grande orgoglio i quattro moli che si intravedono in distanza, in una mattinata limpida. Noi non abbiamo avuto fortuna: non c’erano battelli oceanici attraccati; ma sul web circolano senza censura foto di sottomarini delle classi Jin e Shang, che costituiscono il nerbo della flotta cinese, pigramente in emersione davanti alla baia di Yalong. Il comando cinese non fa niente per dissimulare la presenza dei suoi sottomarini d’attacco nell’isola. Qualche mese fa il ministero della Difesa di Pechino ha convocato gli attachés militari di diverse ambasciate per comunicare che uno dei suoi sommergibili a propulsione nucleare era pronto a passare lo Stretto di Malacca tra Malesia e Indonesia: due giorni dopo, puntuale, il battello è emerso, ha mostrato la bandiera e poi è scomparso di nuovo; ancora qualche giorno di navigazione in profondità e un’altra riemersione, al largo dello Sri Lanka; poi giù fino a un ultimo avvistamento nel Golfo Persico. La crociera è durata un paio di mesi e il battello è rientrato con successo nella baia di Yalong e poi nella caverna sotto la collina a strapiombo sul Mar cinese meridionale. Lo scopo della missione era politico: far sapere ai comandi dei Paesi asiatici e degli Stati Uniti che la Marina da guerra cinese è entrata nel grande gioco oceanico. Il tunnel di Sanya, che immette a una base in caverna capace di ospitare fino a 20 sottomarini, permette ai cinesi di scivolare in immersione fino al mare aperto, sfuggendo alla ricognizione aerea americana. L’Esercito popolare di liberazione ha 56 sottomarini d’attacco, 5 dei quali a propulsione nucleare. E 3, denominati «Jin Type 094» nei codici Nato, sono armati con missili balistici «JL-2», che con 7.400 chilometri di raggio d’azione danno a Pechino un deterrente nucleare in grado di resistere a un ipotetico «first strike». Il presidente Xi Jinping va ripetendo che l’obiettivo è di dimostrare ai vicini con i quali è aperto un contenzioso territoriale, dal Giappone al Vietnam all’India, che le forze armate cinesi sono in grado «di combattere e vincere guerre locali». Ma i sottomarini «Jin Type 094», dal Pacifico occidentale potrebbero tenere sotto tiro le Hawaii e spingendosi fino al Pacifico centrale avrebbero a portata dei loro missili la California. L’ammiraglio Locklear, comandante Usa nel Pacifico, ha subito chiesto al Congresso di rinunciare ai tagli di bilancio alla Us Navy; l’India ha annunciato una spesa di 13 miliardi di dollari per rafforzare la sua flotta di 15 sottomarini; il Vietnam ha acquistato dalla Russia 6 unità classe Kilo; l’Indonesia vuole varare 12 battelli; altrettanti l’Australia. La corsa al riarmo sottomarino gonfia la spesa bellica nell’area Asia-Pacifico: 407 miliardi di dollari nel 2013. La massa dei turisti a Yalong si interessa solo alla spiaggia: i cinesi, molto previdenti, per evitare di abbronzarsi (la pelle scura caratterizza i poveri contadini) circolano coperti da grandi cappelli e foulard sulle spalle, spesso muniti di ombrello; i negozi per bambini vendono palette in ferro, del tutto simili alle vanghette tattiche della fanteria. A riva sono allineate file di scooter d’acqua pronti a sfrecciare sul mare calmo. Al bagnino piace giocare a James Bond e alla Spectre: «Non vada troppo al largo, quelli possono sparare».

Fonte: http://pechino.corriere.it

 


 

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