Il 15 novembre 1941 le divisioni dell’Armata Rossa sovietica schierate nell’Estremo Oriente, vicino al confine con i territori cinesi occupati dall’Impero Giapponese, furono messe in movimento per ordine del dittatore Iosif Stalin e mandate a contrastare l’avanzata tedesca sul fronte della Russia europea. Non fu una decisione indolore, per Stalin, ma si rivelò strategicamente corretta: le truppe sovietiche provenienti dalla Siberia travolsero le puntate avanzate dell’esercito tedesco e contribuirono a salvare Mosca. I carristi e i fanti tedeschi arrivarono a pochi chilometri dalla capitale sovietica, scorsero in lontananza le cupole del Cremlino ma non riuscirono mai a conquistare Mosca. Stalin aveva posto le basi per la futura vittoria anche, se non soprattutto, perché aveva creduto sulla parola alle informazioni che poche settimane prima gli aveva passato la sua migliore spia, di base a Tokyo. Ironia della sorte, un tedesco, un uomo d’intelligence chiamato Richard Sorge. La cui epopea è iconica nella storia dello spionaggio del secolo scorso.
L'uomo che ha salvato l'Unione Sovietica.
Nessun film di spionaggio ha raggiunto il parossismo della decisione presa da Stalin nel pieno della guerra: affidare il destino di un’intera nazione alle parole di una spia, sguarnire una frontiera fattasi “calda” più volte negli anni precedenti nella consapevolezza che il Giappone, alleato della Germania e dell’Italia nel Patto Tripartito, non avrebbe diretto contro l’Urss le sue armate, come a Mosca si temeva da anni, ma avrebbe bensì aperto il fronte con gli Alleati occidentali nell’Indo-Pacifico. Stalin credette alla sua migliore spia perché non avergli dato retta, in passato, gli era quasi risultato fatale. Sorge nell’aprile precedente aveva avvertito il Politburo sovietico che la Germania nazista era pronta a rompere il Patto Molotov-Ribbentropp siglato due anni prima e aveva messo le mani sugli scritti dell’addetto militare tedesco presso l’ambasciata a Tokyo, colonnello Kretschmer, venendo a conoscenza del completamento dei preparativi per l’Operazione Barbarossa destinata a scattare a giugno e del fatto che la decisione sulla guerra o sulla pace con l’Unione Sovietica sarebbe dipesa esclusivamente dalla volontà di Hitler. Stalin non gli diede retta, con i disastrosi risultati militari delle prime settimane di guerra, salvo poi giocare tutte le sue carte sulle sue parole in un secondo momento. Ma chi era Richard Sorge e come fece questo personaggio cosmopolita, poliedrico e culturalmente raffinato a farsi strada come agente segreto nel cuore del potere imperiale nipponico? La sua storia personale ci permette di capirlo meglio, facendoci conoscere un uomo autenticamente figlio dell’Eurasia a cavallo della quale si svolse la sua avventura umana.
Sorge, un marxista tra Germania e Russia.
Nato nel 1895 a Baku, in Azerbaigian, allora parte della Russia imperiale, Sorge era il nono figlio di una famiglia numerosa con il padre ingegnere tedesco e la madre russa. Ritornato in Germania, a Berlino, nel 1898, ebbe nella nazione guglielmina la sua formazione personale e in gioventù fu animato da sentimenti nazionalistici che lo portarono nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, a arruolarsi nelle armate del Kaiser, ove si distinse al punto da conquistarsi sul campo la promozione al grado di caporale e una Croce di Ferro di seconda classe. Durante una convalescenza, nel 1916, Sorge ebbe l’incontro destinato a cambiargli la vita, quello con i testi di Karl Marx e l’ideologia comunista. Per un curioso intreccio della storia, il suo prozio, Friedrich Adolphe Sorge, era stato nominato da Marx in persona segretario dell’internazionale socialista. La lettura dei testi di Marx, la conversione al socialismo e la menomazione fisica subita in guerra (rimarrà zoppo tutta la vita dopo una ferita dovuta a una granata) eradicarono da Sorge ogni traccia dei sentimenti nazionalistici inducendolo a profonde riflessioni sulla traiettoria del proprio paese e a una vera e propria esaltazione per la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, che nel 1917 gli consentì di riscoprire l’amore per la terra a cui era legato per via materna. Nel 1919 Sorge si mosse nel tumultuoso campo d’azione politico della Germania repubblicana ancora inquieta per l’onda lunga della disfatta bellica. Iscrittosi al Partito Comunista Tedesco, sognò per pochi anni di poter contribuire a replicare un focolaio rivoluzionario nella Repubblica di Weimar.
Giornalista e spia di Stalin.
Attratto dagli ideali pacifisti ed internazionalisti di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, fautore dell’idea della rivoluzione mondiale, Sorge identificò ben presto i suoi legami personali con quelli dell’Unione Sovietica. In seno ai comunisti tedeschi, l’ex militare nazionalista attrasse ben presto su di sé l’attenzione della Gpu i servizi segreti sovietici, per la sua grande cultura politica, la sua conoscenza delle lingue e la sua abilità di muoversi in società. Dal 1922 iniziò a prestare servizio come spia di Mosca utilizzando la copertura del mestiere di giornalista, facendo la spola tra Berlino e Francoforte. Nel 1924 Sorge lasciò la Germania e insieme alla moglie Christiane, da cui avrebbe divorziato nel 1932, si trasferì a Mosca, alloggiando all’Hotel Lux, l’albergo dove venivano ospitati tutti gli esponenti stranieri dell’Internazionale Comunista, divenendo membro del Comintern. In particolare, Sorge fece parte del Dipartimento degli Affari Internazionali del Comintern, un corpo di intelligence di nuova formazione dell’OGPU. La copertura giornalistica consentì a Sorge di effettuare operazioni sotto copertura nel Regno Unito (1929) e in seno al sempre più potente Partito Nazista in Germania (1929-1930). Dopo aver seguito gli uomini di Hitler grazie a un’ottima copertura come giornalista nel quotidiano tedesco Getreide Zeitung Sorge fu quindi mandato in Cina nel 1930, dove lavorò a Shanghai come corrispondente per il prestigioso Frankfurter Zeitung. In quel periodo avvicinò molti comunisti cinesi e stranieri che soggiornavano a Shanghai, vide da vicino le conseguenze geopolitiche dell’invasione della Manciuria da parte del Giappone (1931), raccontando il casus belli dell’incidente del Ponte Marco Polo che aprì all’intervento nipponico, e fece la conoscenza di un comunista giapponese che in seguito diventerà l’uomo chiave della sua rete di spie, Hotsumi Ozaki, allora corrispondente in Cina per il giornale giapponese Asahi Shimbun. Fondamentale fu anche l’incontro con altri due tedeschi che prestavano servizio per l’Urss, le spie Max Klausen e Ruth Werner. Tornato in Germania e trasferitosi come autore ai due quotidiani Borsen Zeitung e Tagliche Rundschau Sorge iniziò nel 1933 a muoversi negli ambienti nazionalisti e nazionalsocialisti, divenne collaboratore della rivista Geopolitik e preparò la missione più importante e decisiva della sua vita, l’infiltrazione a Tokyo che dopo l’ascesa al potere di Hitler era diventata la capitale-chiave per Stalin. Il dittatore sovietico immaginava una strategia di accerchiamento volta a unire Giappone (da Est), Polonia e Germania (da Ovest) per colpire congiuntamente l’Unione Sovietica e reagì duramente sul fronte interno, contribuendo tra le altre cose ad avviare le deportazioni di massa e la terribile carestia ucraina (Holodomor) per combattere presunte quinte colonne interne, puntando sull’intelligence per acquisire informazioni in campo internazionale.
L'eroe dimenticato dell'Unione Sovietica.
Come ricorda Osservatorio Russia, per preparare la sua missione “Sorge, convinto comunista e con un passato da militante attivo, riuscì a convincere la leadership nazista di una millantata folgorazione sulla via di Damasco nei confronti delle idee hitleriane. Il socialismo sovietico si era trasformato in una dittatura opprimente, mentre solo il nazismo incarnava la vera spinta rivoluzionaria e quindi autenticamente socialista che poteva cambiare la statica società tedesca e rimodellare la politica internazionale”. La conoscenza delle dinamiche asiatiche da parte di Sorge, la sua capacità di fiutare i cambiamenti nelle linee di tendenza politiche e la sua attitudine da studioso apparvero cruciali a politici e diplomatici tedeschi per permettere di spalancare a quello che era a tutti gli effetti l’Agente Ramsay del Nkvd sovietico le porte dell’ambasciata tedesca a Tokyo. In quella fase, infatti, “l’ambasciata tedesca locale faticava a interagire con la chiusa e marziale cultura locale, ma le relazioni bilaterali e la contiguità politica richiedevano un necessario miglioramento dei rapporti nonché precisi resoconti sulle consuetudini della politica in Estremo Oriente, i rapporti di forza tra le fazioni e la disponibilità della classe politica militarista giapponese di siglare un alleanza mutualmente proficua”. Sorge strinse un’alleanza informativa con giornalisti quali Branko Vukelic, collaboratore della rivista francese Vu, e Miyagi Yotoku, collaboratore della rivista in lingua anglosassone Japan Advertise. Ma la sua fonte primaria rimase sempre l’inossidabile Ozaki, capace di infiltrarsi fino ai più alti livelli dei palazzi del potere giapponese, assieme alla sua capacità di decrittazione di documenti, che gli permettevano di accedere a conversazioni riservate tra la diplomazia nipponica e quella tedesca. Le porte dell’ambasciata tedesca furono a Sorge letteralmente spalancate dall’addetto militare Eugen Ott, al quale del resto presentò credenziali difficilmente contestabili da corrispondente e analista. I servizi segreti italiani, nel ricordare Sorge sul loro portale, hanno sottolineato che fu proprio il sodalizio con Ott, in seguito promosso ambasciatore ad aprire a Sorge le porte dell’Olimpo delle spie: “. L’addetto militare deve inviare regolarmente a Berlino dettagliati rapporti sulla situazione politico-militare del Giappone. Tuttavia, ignorando la lingua, poco conoscitore della burocrazia e della mentalità giapponese, incontra grosse difficoltà. Sorge coglie al volo l’occasione e si offre generosamente di aiutare l’amico. In definitiva gli propone, non solo di passargli le notizie più interessanti di cui viene a conoscenza, ma anche di scrivergli direttamente i rapporti da inviare nella capitale tedesca”. Ottenendo in questo modo una miniera di informazioni riservate. Sorge riuscì a fare dei veri e propri capolavori diplomatici nella sua opera di spia. Nel 1938 i giapponesi riuscirono ad avere da una spia il quadro della disposizione delle truppe sovietiche in Estremo Oriente: venutone a conoscenza Sorge informa immediatamente Mosca che provvede a modificare lo schieramento, rafforzando energicamente proprio i punti più deboli, a deterimento di qualsiasi possibile sorpresa. Due anni dopo, fornì all’Urss l’elenco completo dell’ordine di battaglia dell’esercito imperiale, compresi i nomi di tutti i maggiori comandanti. A poche settimane dall’avvio dell’Operazione Barbarossa giunse, infine, il suo colpo più grande: la scoperta del piano d’attacco tedesco con settimane di anticipo. Venuto a conoscenza di un dispaccio da Berlino che indicava la data del 22 giugno quale giorno dell’ingresso in Russia delle forze armate tedesche, lo comunicò immediatamente a Mosca. Stalin, eccessivamente sicuro di un accordo con Hitler che aveva voluto a tutti i costi e forse temendo un possibile doppio gioco della sua spia, non gli credette con i disastrosi risultati ormai noti. Salvo poi ricredersi quando, pochi mesi dopo, Sorge riuscì addirittura ad anticipare che gli occhi del Giappone erano rivolti in direzione opposta alla Siberia. Nel settembre 1941 Ozaki riuscì ad intrufolarsi nell’entourage del primo ministro Konoje, comunicando a Sorge le difficoltà logistiche affrontate da Tokyo nella preparazione dell’offensiva meridionale e la conseguente rinuncia ad ogni azione a Nord. Sorge comunicò immediatamente la notizia a cui, a novembre, Stalin avrebbe dato seguito sguarnendo il fronte orientale. E di fatto salvando l’Urss. Fu l’ultimo colpo di Sorge, arrestato un mese dopo al termine di una lunga indagine della Gestapo sulle sue attività. Iniziò per Sorge una prigionia lunga tre anni nelle carceri giapponesi, durante la quale più volte l’Urss, allora legata dal patto di neutralità con Tokyo, lo disconobbe più volte come suo agente. Stalin non intervenne per salvare la vita alla sua spia migliore, che divenne agente segreto “maledetto” fino al 7 novembre 1944 quando, nei mesi in cui si consumava il crepuscolo dell’Asse, fu impiccato a Tokyo dopo un processo dall’esito annunciato nello stesso giorno in cui veniva giustiziato l’amico e confidente Ozaki. Dopo che il lavoro di Sorge per l’intelligence sovietica fu confermato, i giapponesi contattarono due volte i sovietici per decidere il suo destino, ricevendo risposte secche: “Noi dell’Unione Sovietica non sappiamo nulla di una persona chiamata Richard Sorge”. Stalin rifiutò ogni scambio di spia, condannando a morte certa un uomo a cui doveva la salvezza del suo Paese, del suo regime, dell’ideologia comunista. Per l’uomo giustiziato nel ventisettesimo anniversario della Rivoluzione russa il riconoscimento postumo sarebbe arrivato molto tempo dopo: nel 1964, infatti, dopo che Nikita Khrushchev scoprì della storia di Sorge in seguito alla visione del film francese del 1961 “La spia del secolo” a Sorge fu attribuito il riconoscimento di Eroe dell’Unione Sovietica. ” L’ora è venuta di parlare dell’uomo il cui nome sarà per le generazioni future un simbolo di dedizione alla grande causa della lotta per la pace, un simbolo di coraggio ed eroismo”, scrisse allora la Pravda garantendo legittima gloria postuma a colui che, con il proprio coraggio personale, aveva fornito a Stalin gli assi nella manica decisivi per capire anticipatamente le intenzioni di Hitler e poterlo, in ultima istanza, sconfiggere.
Fonte: https://it.insideover.com