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“E vorrei solo supporre che dobbiamo vedere la spinta del movimento sovranista, assieme alla mancanza di risorse degli USA e alla loro incapacità nel controllare le risorse in America Latina e in alcune regioni dell’Asia orientale. Penso che quando arriva il momento di un tale ‘divide et impera’, si sia davvero davanti e al centro di una politica pianificata dagli Stati Uniti, e vorrei suggerire che l’avanzata del PQ e il suo sostegno costante dai media, come il sostegno ai partiti separatisti menzionati dai media, siano parte integrante di un programma più ampio.” L’ascesa in Canada del Parti Québecois (PQ) separatista è dovuta alla politica del “divide et impera” degli USA, mentre Washington vuole “balcanizzare” il paese per ottenere il controllo delle sue abbondanti risorse naturali, dice un analista.

 

 

Le proiezioni dei media suggeriscono che il Parti Québecois (PQ) separatista sia sulla strada giusta per poter vincere le elezioni provinciali del Quebec in Canada, ponendo fine a quasi un decennio di governi liberali. Il PQ, secondo le proiezioni, otterrà 58 dei 125 seggi nella legislatura provinciale, a soli cinque dai 63 necessari per la maggioranza, ma abbastanza per formare un governo di minoranza. Prima delle elezioni, la leader del PQ Pauline Marois ha detto che se il suo partito vincesse e sarà in grado di formare un nuovo governo, avrebbe indetto un referendum sulla separazione del Quebec dal Canada. Con i liberali, che vogliono che il Quebec rimanga parte del Canada, le relazioni con il governo federale di Ottawa sono state relativamente stabili fin dal 2003. Marois ha anche promesso che avrebbe rigettato gli aumenti del costo della vita proposti dal governo, se il suo partito vincesse le elezioni. Da febbraio, gli studenti hanno protestato contro gli aumenti e la controversa legge n°78 anti-proteste del governo provinciale. Le proteste in seguito sono divenute un movimento più ampio, definito “rivoluzione d’acero“, rivelando un profondo disagio sociale. Press TV ha intervistato l’attivista canadese e commentatore politico, Kenneth Fernandez. Il programma presenta anche le opinioni di altri due ospiti: l’attivista dei diritti umani e avvocato internazionale Paolo Lupo, e il commentatore politico Bruce Katz. Quello che segue è una trascrizione sommaria dell’intervista.



Press TV: Prima di tutto signor Fernandez, che probabilità pensate ci sia per una vittoria del Parti Quebecois o di altri gruppi separatisti, e perché?

Fernandez: Penso che sia probabile che ci sia un governo di minoranza in entrambi i casi. Sarà l’eventualità più probabile. Credo che il PQ avrà la possibilità di formare solo un governo di minoranza. C’è molto disinteresse verso il partito liberale e, come ho già detto prima, il premier Jean Charest non è mai stato un liberale. In realtà proviene da un ambiente conservatore e si è formato nel governo decisamente pro-USA di Brian Mulroney, che di fatto ne ha lanciato la carriera politica. Detto questo, il governo attuale è coinvolto in una serie di scandali sulla corruzione; ha gestito male la contestazione studentesca; hanno reagito con misure draconiane e c’è una vasta parte dell’opinione pubblica veramente delusa; l’assistenza sanitaria e la somministrazione di cure sanitarie sono praticamente crollate. La gente vuole un cambiamento. Non so se voglia l’instabilità e l’odio che i rappresentanti del PQ ostentano, comunque vorrei commentare, in effetti, cosa mi porta a dire ciò: Non è esatto dire che il Quebec è stato costretto a firmare, costretto ad aderire alla costituzione del 1981, questa è una imprecisione totale, ed è deplorevole che il commentatore abbia deciso di riferire una tale grave distorsione dei fatti.



Press TV: Gli osservatori dicono, signor Fernandez, che gli elettori sono delusi. Avete detto anche che i nove anni di governo liberale sono stati segnati da scandali sulla corruzione, dalle recenti proteste degli studenti, ma che tipo di cambiamenti cercano quando parliamo del voto ai gruppi separatisti. Si tratta sempre dell’indipendenza? E riguardo ai cambiamenti economici e fondamentali, possono questi gruppi, che ora sono in testa nei sondaggi, avviarli?

Fernandez: No, in primo luogo da quello che ho letto, che ho sentito, è chiaro per me che la gente della provincia vuole una forte infrastruttura sociale provinciale, dei forti programmi sociali, un sistema sanitario molto buono ed efficiente, come lo era in passato, ora lontano, un’istruzione che sia accessibile a quante più persone possibile, e non un fattore etnico, non una questione di lingua inglese o francese. Semplicemente la maggior parte delle persone, a prescindere dalla provenienza linguistica o etnica, che vive qui, vuole questo. Detto ciò, politici furbi come Pauline Marois sfruttano l’odio e fomentano il dissenso e la divisione, facendone la loro priorità per poter saltare su questo tipo di gretto nazionalismo, con il supporto dei media, che effettivamente sono di estrema destra. E vorrei solo supporre che dobbiamo vedere la spinta del movimento sovranista, assieme alla mancanza di risorse degli USA e alla loro incapacità nel controllare le risorse in America Latina e in alcune regioni dell’Asia orientale. Penso che quando arriva il momento di un tale ‘divide et impera’, si sia davvero davanti e al centro di una politica pianificata dagli Stati Uniti, e vorrei suggerire che l’avanzata del PQ e il suo sostegno costante dai media, come il sostegno ai partiti separatisti menzionati dai media, siano parte integrante di un programma più ampio. Certo, gli Stati Uniti hanno bisogno di acqua. Hanno bisogno di riserve energetiche cruciali. Hanno bisogno di importanti riserve di metalli e di ogni sorta di altri materiali, e l’unico modo che hanno per farlo è controllare il Canada. Ci sono già riusciti in qualche modo con il libero scambio. Se riescono a balcanizzazione il paese, tanto meglio, e vorrei suggerire che l’esito delle elezioni spingerebbe altri politici a chiedere quelle modifiche costituzionali che sono state già respinte negli anno ’90, ma avranno l’effetto di balcanizzare il paese al punto che quei settori che controllano le risorse ricadranno sulle province, che saranno molto più facilmente controllabili da Washington.



Press TV: Come pensate, se un referendum del genere viene proposto e tenuto, risponderà la gente a quel referendum, signor Fernandez, se potesse risponderci su questa domanda. Stavo leggendo questo articolo, qualcuno ha detto che i tempi sono cambiati da quando i canadesi andavano, assiepati negli autobus, dalle province a Montreal, determinati a convincere i quebecois a votare ‘No’ al referendum del 1995, e diceva che molte cose sono effettivamente cambiate, ad oggi, dove le persone sono portate a votare, in realtà, per il referendum e per l’indipendenza. Pensate che ci siano stati dei cambiamenti importanti che possano portare ad un voto diverso?

Fernandez: Innanzitutto, prima di rispondere alla sua domanda vorrei rispondere alle osservazioni formulate dal Sig. [Ronald] Walker. Non è esatto dire che vi è un massiccio sostegno alle campagne degli Stati Uniti nel Mondo. Sì, i governi sono in sincronia, ed è giusto dirlo, ma vi era stata una strenua opposizione nel paese contro la guerra in Iraq; contro [la guerra in] Afghanistan, che non è popolare nel paese. Questo suggerisce che non vi sia alcun intervento degli Stati Uniti ma, purtroppo, ciò non è supportato dai fatti. I fatti indicano che dal regno di [Brian] Mulronie, Mulronie ha ricevuto enormi somme di denaro dagli statunitensi, un enorme supporto tecnico. Così ha fatto anche Steven Harper e difatti l’amministrazione Harper non è legittima. Ha rubato due elezioni, una con le manipolazioni delle procedure parlamentari da parte del governatore generale, e l’altra in pratica con brogli elettorali in più di 200 casi. Quindi, dire che i canadesi sono di destra e i quebecois sono qualcosa di diverso, è totalmente ridicolo. Detto questo, rispondo alla vostra domanda, ora, e dico che penso che il clima di instabilità che ne potrebbe derivare sarà davvero molto spiacevole. Non sono d’accordo sul fatto che la maggior parte delle persone voglia la separazione. Credo che voglia un cambiamento di governo. Vogliono qualcosa che cammini. E’ difficile immaginare che il PQ non sia corrotto. Ci sono elementi dei sindacati nuovamente totalmente coinvolti nella corruzione, in scandali che coinvolgono l’edilizia. Quindi non so come andrà a finire, ma certamente viene presentato un programma nazionalista, e se altri canadesi, come credo, iniziano ad esserne scottati; penso che la scena fosse pronta quando Steven Harper disse che il Quebec è una nazione. Ciò mi dice che vuole spezzare il paese e che certamente punta a questo. In entrambi i casi, che vi sia una nazione o no, Harper ha detto che il Quebec è una nazione, così non so come andrà a finire. Certamente, a mio parere, non è di buon auspicio per la stabilità del Canada…



Press TV: signor Fernandez, poiché siamo a corto di tempo, e le domande più importanti sono rimaste, potete rispondere velocemente, se è possibile, anche a questo; le contestazioni studentesche, la lotta sulle tasse universitarie, che è diventata assai più grave in Quebec, come sapete, non si tratta solo della protesta studentesca, ma si tratta delle restrizioni che, secondo le persone, sono state imposte alle proteste. Questi manifestanti saranno rappresentati nei risultati di queste elezioni?

Fernandez: Penso che gli studenti abbiano trovato un sostegno in Québec Solidaire, la leader del PQ ha rimosso il badge rosso che continuo a portare, come si vede, il piccolo quadrato rosso a sostegno degli studenti, e l’ha subito messo da parte. Quindi le sue dichiarazioni possono essere meglio descritte come un cinico stratagemma elettorale per usurpare voti, ma non credo che gli studenti siano così stupidi. Molti di coloro con cui ho parlato, hanno detto che non hanno più alcuna fiducia nel PQ, e resta da vedere come agiranno, ma credo che sosterranno Québec Solidaire, perché Québec Solidaire è decisamente dalla loro parte.

VG/HSN

 

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 


 

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