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Entro la fine del decennio pattuglie di droni potrebbero sorvolare i cieli dell’Europa alla ricerca di criminali o per proteggere l’ordine pubblico. Molto più che un’idea futuristica: un vero progetto per cui l’Unione starebbe già lavorando e spendendo (non poco), senza però consultare gli Stati e il Parlamento europeo. L’accusa, riportata dal quotidiano britannico Telegraph, arriva dalla Ong che si occupa di libertà civili, Statewatch, secondo cui l’Unione europea avrebbe già investito oltre 350 milioni di euro sui droni per la sorveglianza aerea senza alcuna supervisione democratica e con legami fin troppo stretti tra industrie e funzionari coinvolti.

 

 

Né il Parlamento europeo né gli Stati sarebbero stati consultati in merito allo sviluppo degli apparecchi teleguidati, nonostante, riporta il Telegraph, il programma sia già costato ad esempio ai contribuenti britannici oltre 50 milioni di euro. Secondo la relazione di Statewatch, una linea di bilancio segreta da 70 milioni di euro sarebbe stata inserita come “priorità politica” nella nuova legislazione Ue in materia di controllo del traffico aereo per sviluppare droni che le forze di polizia europee, le guardie di frontiera e i servizi di sicurezza potranno usare per la sorveglianza.

Palesi, denuncia poi l’Ong, i legami tra industrie del settore e funzionari europei: “Almeno una decina” di funzionari dell’Ue, accusa la Ong, avrebbero ricevuto dei riconoscimenti per il loro “personale impegno e contributo” da parte della Unmanned Vehicle Systems (Uvs), una lobby dell’industria della Difesa che rappresenta i principali fabbricanti di apparecchi teleguidati.

L’ong ha infine rilevato almeno 215 milioni di euro di ricerche finanziate dall’Ue per “progetti basati sui droni, molti dei quali destinati alle principali industrie europee della sicurezza e della Difesa, e indirizzati allo sviluppo e all’ampliamento della sorveglianza”.

Un impegno preso senza considerare le molte problematiche legate al potenziale utilizzo dei droni: il potenziale utilizzo dei droni per il “controllo sociale” ha bisogno di una maggiore controllo pubblico, critica Statewatch. Nel 2013 una commissione dell’Ue aveva ammesso l’esistenza di questioni delicate in merito alla sorveglianza aerea, concludendo tuttavia che “nelle aree pubbliche non esiste alcuna privacy”: un documento contenente le linee guida in materia dovrebbe essere pubblicato entro il prossimo marzo.

Fonte: http://www.eunews.it

 


 

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