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Nell’ambito dell’esercitazione interforze Nato Vigorous Warrios 2019, anche l’Aeronautica militare ha fatto la propria parte nella missione di massima importanza di scongiurare il rischio di un’ emergenza epidemica. Un nostro aereo per il trasporto strategico C-130, con a bordo una “capsula” speciale, ha preso parte alla simulazione del trasporto in bio-contenimento di un paziente affetto da malattie altamente contagiose come potrebbero essere   il virus Ebola, la febbre di Dengue, la tubercolosi multiresistente, la febbre emorragica di Congo-Crimea, o altri generi di contaminazioni biologiche e epidemiche.

Questa particolare capacità militare vantata dal nostro Paese può rivelarsi di vitale importanza oltre che nell’ambito delle missioni militari all’estero, anche nel campo civile e sul suolo italiano, offrendo il trasporto in completa “sicurezza” verso sedi più adeguate alla quarantena e alla cura, di potenziali pazienti e operatori sanitari che venissero in contatto con soggetti infetti. Per essere pronti a questa rischiosa evenienza i reparti sanitari dell’Esercito in cooperazione con l’Aeronautica hanno simulato un trasferimento dalla base militare di Campia Turzii in Romania – dove si è riunito il personale sanitario militare di tutti i membri Nato – all’Italia, di un paziente colpito da una malattia altamente contagiosa come potrebbe essere il virus Ebola. Oltre al personale dell’Am ha partecipato alla simulazione il personale dell’Ispettorato generale della sanità militare e dei servizi sanitari delle forze armate.

La destinazione del paziente sarebbe stata l’Istituto di ricerca e cura per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani“, ospedale sito a Roma e punto di riferimento per la cura e la quarantena di soggetti colpiti da malattie infettive gravi. Il velivolo ha simulato un atterraggio che sarebbe avvenuto all’aeroporto militare di Pratica di Mare e le operazioni di sbarco del paziente accolto nella speciale capsula. Una volta a terra il personale dell’ospedale romano ha preso parte alla simulazione di prendere in consegna su un’ambulanza il malato, mettendo in pratica tutte le tecniche e i protocolli di sicurezza che sarebbero necessari per trasportarlo nella struttura ospedaliera. Questa tecnica, sviluppata in coordinamento con i ministeri della Salute, dell’Interno e degli Affari Esteri, è stata già impiegata in passato in casi “reali”, come il trasferimento di un soggetto affetto da tubercolosi multiresistente nel 2006, e il più recente contagio da virus Ebola contratto da membri del personale sanitario di Emergency che operavano in Sierra Leone.

Come riportato dal quotidiano Il Tempo , a margine dell’esercitazione che si è conclusa oggi, il generale Luigi Maria D’Anna, direttore della Scuola di sanità e veterinaria dell’Esercito, ha espresso l’importanza di perfezionare la capacità dell’Alleanza Atlantica nel prendere parte, addestrarsi e cooperare negli assetti sanitari più complessi – come lo è il trasporto di bio-contenimento – per offrire l’assistenza alle truppe impiegate in operazioni all’estero; con un particolare riguardo nelle missioni che potrebbero contemplare la collaborazione con personale medico militare che proviene da diverse realtà ed abituato a usare diverse procedure operative.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

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