Scoperto il pianeta gemello della Terra. Si chiama Kepler-62f e, al momento, risulta essere quello dalle caratteristiche più simili al nostro pianeta. Secondo gli astrofisici potrebbe avere un'atmosfera e degli oceani capaci di ospitare la vita. Come spesso avviene in questi ambiti, la scoperta è una deduzione matematica, in questo caso del professor Aomawa Shields, dell'università della Califorina a Los Angeles. Stando a quanto pubblicato sulle pagine della rivista Astrobiology, il gemello della Terra si trova a 1.200 anni luce di distanza.
La vita su Kepler-62f già considerata probabile.
La caccia ai “sosia” della Terra più vicini potrà iniziare solo nel 2024 con la missione spaziale europea Plato. “Sin dalla prima scoperta nel 2013, Kepler-62f è al centro di decine di studi scientifici in quanto è considerato uno dei migliori candidati conosciuti a poter ospitare la vita”, ha spiegato Isabella Pagano, dell'Osservatorio Astrofisico di Catania dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). "In realtà però di questo pianeta abbiamo pochissimi dati certi - ha aggiunto - non ne conosciamo ad esempio la massa, non sappiamo se sia davvero roccioso come la Terra, neppure l'inclinazione del suo asse". Il motivo di questa “ignoranza” è semplicemente la distanza, troppa per poter conoscere i dettagli di un pianeta così piccolo. Anche con i più potenti telescopi. "Forse non avremo mai strumenti capaci di farlo", ha spiegato Pagano. Eppure con le poche informazioni a disposizione i ricercatori americani sono riusciti a creare una complessa simulazione al computer per cercare di ricostruire le condizioni che esistono sul pianeta.
Su Kepler-62f una vera atmosfera e mari d'acqua liquida.
Quello che ne è emerso è che le possibilità che su Kepler-62f esista il mix giusto per avere un pianeta abitabile, con una vera atmosfera e mari d'acqua liquida, ci potrebbero essere. "E' un puro modello matematico - ha commentato la ricercatrice italiana - ma che da comunque alcune informazioni, studi simili hanno ad esempio fatto escludere altri possibili pianeti candidati all'abitabilità". Di pianeti extra solari, al di fuori del nostro Sistema Solare, ormai se ne conoscono migliaia ma solo una ventina di questi si trovano nella fascia abitabile, alla distanza "giusta" per cui il calore della stella "madre" permette all'eventuale acqua presente in superficie di non essere sempre ghiacciata né di evaporare completamente.
La caccia ai mondi ospitali prosegue.
La stragrande maggioranza di questi pianeti sono stati scoperti grazie al telescopio spaziale Kepler ma sono tutti troppo lontani per poter essere studiati bene dalla Terra. Il problema risiede nelle caratteristiche tecniche di Kepler. Il telescopio, limitato dalle tecnologie disponibili quando venne realizzato, ha uno sguardo molto “profondo”, ossia ha una migliore capacità di scovare pianeti lontani piuttosto che pianeti vicini. A dare la caccia ai pianeti più vicini arriverà invece, dal 2024, Plato, un telescopio spaziale dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) sviluppato anche con un importante contributo italiano. Plato scandaglierà una grande porzione di cielo alla ricerca di nuovi pianeti, soprattutto vicini a noi, che una volta individuati potranno essere studiati approfonditamente dai telescopi di terra. "Trovare pianeti abitabili molto più vicini a noi - ha concluso Pagano - sarà allora solo una questione di tempo".