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5 giugno 2009: l’osservatorio orbitante Fermi, che studia il Cielo nelle alte energie, coglie l’intensa emissione di raggi X e gamma prodotta dalla sorgente denominata SGR 0418+5729, una stella di neutroni che in solo qualche decina di chilometri di diametro contiene una quantità di materia paragonabile a quella del nostro Sole. Per gli astronomi non c’è dubbio: quella sorgente così anomala viene classificata come magnetar, con la convinzione che deve possedere un campo magnetico smisurato per produrre quegli effetti. Così almeno pensavano gli astrofisici alla luce di quanto fino ad allora noto per oggetti che mostravano comportamenti simili.

 

 

Dopo la scoperta, le indagini su SGR 0418+5729 si fanno sempre più approfondite, tanto da arrivare oggi alle conclusioni che questo corpo celeste ha un campo magnetico sì elevato, ma non come ci si attendeva. I suoi valori sono infatti simili a quelli delle stelle di neutroni normali, facendo così vacillare alcune delle certezze sulle proprietà dei magnetar. E’ stata questa una scoperta sorprendente per gli scienziati che hanno condotto il lavoro, tra cui alcuni ricercatori italiani e dell’INAF, che sarà pubblicato a breve sulla rivista Science e anticipato oggi sul sito Web Science Express.

Il team ha utilizzato la migliore strumentazione oggi disponibile per questo tipo di indagini astrofisiche: i satelliti Chandra e Swift della NASA e XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea, ESA, sono stati puntati verso questa sorgente celeste svariate volte negli scorsi 490 giorni. Grazie a queste osservazioni nella banda dei raggi X, è stato possibile ricavare che SGR 0418+5729 compie un giro completo intorno al suo asse in 9.1 secondi, un tempo assolutamente normale per una stella di neutroni. Ma quello che ha lasciato perplessi i ricercatori è stata la constatazione che la velocità di rotazione di SGR 0418+5729, contrariamente a quanto atteso, non sembra dare segni di diminuzione. Nei magnetar finora noti, e anche in molte “semplici” stelle di neutroni, il potentissimo campo magnetico superficiale di cui sono dotati questi corpi celesti crea una sorta di attrito che, seppur in quantità modestissime, ne rallenta la velocità di rotazione. Dunque SGR 0418+5729 deve avere un campo magnetico sì elevato, ma assolutamente in linea con quelli delle altre stelle di neutroni, se non addirittura inferiore, pur comportandosi come un magnetar.

“Alla luce di questi risultati, dobbiamo riconsiderare quelle caratteristiche che fanno di una stella di neutroni un magnetar” dice Paolo Esposito, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari, che ha partecipato allo studio pubblicato su Science Express. “Ad esempio, non bisognerebbe prendere in esame solo la taglia e l’intensità del loro campo magnetico superficiale, ma anche l’intensità e la configurazione della componente del campo magnetico interno alla stella. Il nostro lavoro suggerisce che nel cosmo anche stelle di neutroni apparentemente “normali” sono potenziali magnetar, pronte a emettere da un momento all’altro flussi di radiazione di altissima energia”.

Illustrazione in alto: Visione artistica di un magnetar (Crediti: ESA - Christophe Carreau)

A cura di Marco Galliani

Fonte: http://www.media.inaf.it

 


 

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