Rappresentazione artistica del esopianeta Barnard’s star b.
Forti evidenze di una superterra, un esopianeta grande circa 3,2 volte la nostra Terra, sono state trovate intorno alla stella di Barnard, una nana rossa distante poco meno di sei anni luce da noi e considerata la stella singola più vicina alla Terra (il sistema di Alfa Centauri è infatti composto da tre stelle). Per il momento noto come Barnard’s Star b, è un pianeta non ancora confermato ma le prove sembrano ispirare fiducia, almeno secondo gli astronomi che hanno pubblicato i risultati della propria ricerca su Nature. Il pianeta si trova in una regione lontana rispetto alla stella, una zona conosciuta come la “linea della neve”, una regione comunque al di là della zona abitabile, l’area entro la quale ci possono essere pianeti con acqua liquida sulla superficie. Si stima che la temperatura superficiale di questo pianeta si aggiri intorno ai -170 °C, e ciò significa che si tratta di un mondo perlo più congelato, non molto invitante per la vita, almeno per come la conosciamo. La temperatura potrebbe essere meno fredda solo se il pianeta fosse caratterizzato dalla presenza di un’atmosfera sostanziale.
Rappresentazione artistica della possibile superficie dell’esopianeta Barnard’s Star b.
Barnard’s Star b potrebbe dunque essere il secondo esopianeta più vicino alla Terra mai scoperto, dopo Proxima b, un pianeta che ruota intorno alla nana rossa Proxima Centauri, che fa parte del sistema di Alfa Centauri. Per il momento le prove relative all’esistenza di Barnard’s Star b sono state raccolte con il metodo della velocità radiale, una tecnica che rivela le oscillazioni in una stella causate dalla forza gravitazionale, anche debole, di un pianeta in orbita intorno ad essa.
Rappresentazione grafica della distanza della stella di Barnard.
Ignasi Ribas, astronomo dell’Institut d’Estudis Espacials de Catalunya, dichiara: “Dopo un’attenta analisi, siamo sicuri oltre il 99% che il pianeta sia lì, poiché questo è il modello che si adatta meglio alle nostre osservazioni, ma dobbiamo rimanere cauti e raccogliere più dati per inchiodare il caso in futuro”. Ci vogliono infatti nuove conferme perché le variazioni della luminosità della stella potrebbero, anche se è improbabile, essere provocare da altri fenomeni e non dall’oscillazione impressa dalla forza gravitazionale di un pianeta.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it