Il cratere è stato trovato nell’area dell’altopiano di Bolaven, Laos meridionale, un’area vulcanica coperta da lava raffreddata che ha nascosto per migliaia di anni lo stesso cratere.
Il cratere di una meteora che ha colpito la Terra circa 790.000 anni fa, e le cui tracce erano state già trovate in diverse parti del mondo, è stato individuato da un team di ricercatori nel Laos meridionale, sull’altopiano di Bolaven. Si tratta di un cratere da impatto che è stato per migliaia di anni letteralmente nascosto in un’area vulcanica sepolto sotto la lava raffreddata, un’area che si estende per 5.000 km quadrati. Quasi 800.000 anni fa, infatti, una meteora colpì la Terra con molta forza, e i detriti che schizzarono verso l’alto a seguito dell’impatto andarono a coprire varie aree del pianeta, fino al 10% secondo i ricercatori. Si trattava perlopiù di grumi neri e detriti rocciosi e vetrosi conosciuti come tektite, fatti di roccia terrestre che si era fusa al momento dell’impatto. Questi detriti si sparsero un po’ in tutto il mondo, dall’Antartide fino all’oceano Indiano per passare dall’Indocina. È da più di un secolo che gli scienziati stanno infatti tentando di mettere insieme i pezzi per capire dove è avvenuto questo impatto, e i ricercatori dell’Osservatorio della Terra di Singapore, Università Tecnologica Nanyang, insieme a colleghi di altri istituti, stavolta credono di aver trovato il punto. L’impatto dovrebbe avere creato un cratere di 100 metri di altezza. I ricercatori hanno sospettato che fosse questo il cratere quando hanno notato che la gran parte dei flussi di lava di questa regione aveva proprio la giusta età, tra 51.000 e 780.000 anni, per coprire del tutto il cratere. Effettuando analisi al di sotto della superficie della lava raffreddata, i ricercatori hanno poi notato delle “anomalie gravitazionali”, ossia zone meno dense rispetto alle altre e hanno compreso che si trattava di un cratere allungato di forma ellittica di 13 km di larghezza e di 17 km di lunghezza. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences.
Fonte: https://notiziescientifiche.it