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Un enorme meteorite, risalente a circa due miliardi di anni fa, si sarebbe schiantato sul suolo del Canada con una forza tale da sprofondare nelle viscere della terra e portare in superficie in un raro metallo.

Un enorme meteorite, risalente a circa due miliardi di anni fa, si sarebbe schiantato sul suolo del Canada con una forza tale da sprofondare nelle viscere della terra ribaltando parte della crosta terrestre e portando in superficie un raro metallo. Lo sostiene uno studio firmato da James Mungall e Jacob Hanley, dell'Università di Toronto, e da Doreen Ames del Geological Survey of Canada, pubblicato sul numero del tre giugno della rivista Nature. I ricercatori hanno studiato la struttura e la composizione del cratere, chiamato Sudbury Igneous Complex, che si trova nell'Ontario. Il grosso buco ha 250 chilometri di diametro ed è stato provocato 1,8 miliardi di anni fa dalla collisione di un gigantesco meteorite con la superficie terrestre. Mungall e colleghi hanno scoperto che il meteorite sprofondò all'interno della crosta terrestre — che ha uno spessore medio di 35 chilometri - e fece sì che la crosta superiore venisse sepolta da diversi chilometri di roccia fusa proveniente dalla parte inferiore crosta. La parte più superficiale della crosta sarebbe così stata spinta giù fino agli strati di roccia fusa della crosta inferiore. Il meteorite, insomma, avrebbe avuto l'effetto di un cubetto di ghiaccio in un bicchiere d'acqua perché andando verso il fondo avrebbe smosso la crosta terrestre. Questa ipotesi è stata rafforzata dal ritrovamento sulla superficie del Sudbury Igneous Complex di rocce che tipicamente si trovano più in profondità nella crosta terrestre. La superficie del cratere presenta anche un'altra particolarità. è ricca di iridio, un metallo raro che si trova solo nelle viscere della terra o sulla superficie dei meteoriti. I ricercatori ipotizzano che, data la scarsità di concentrazione del metallo nel sedimento del cratere, l'iridio rimasto nella bocca del Sudbury Igneous Complex sia di provenienza interstellare.

Fonte: http://medialab.sissa.it

 

Il Cratere Sudbury, in Canada. Secondo gli esperti si sarebbe formato dopo lo schianto di una cometa.


Risale all’era Paleo-proterozioca il Cratere terrestre di Sudbury, tra i più noti sul nostro pianeta. I numeri parlano da soli: ha 1,849 miliardi di anni e un diametro di 250 chilometri (è il secondo più grande al mondo dopo il Cratere Vredefort in Sudafrica). È proprio quello che si può chiamare un bel “buco” nel mezzo dell’Ontario, Canada. Finora i ricercatori, geologi e astronomi, sono stati sempre concordi nel dire che il responsabile di questo imponente impatto fosse stato un asteroide (dal diametro dai 10 ai 15 chilometri). Secondo un recente studio, però, si tratterebbe di una cometa, magari simile a quella che il lander Philae e la sonda Rosetta dell’ESA hanno cominciato a studiare. Le ultime analisi sono state pubblicate sul giornale scientifico Terra Nova . I dati rivelano «la presenza di un particolare elemento del gruppo del platino nei depositi trovati. La distribuzione di questi elementi ( siderofili e litofili , ndr) all’interno della struttura del cratere e altri dati suggeriscono che l’oggetto fosse una cometa. Così, sembra che una cometa con una componente condritica refrattaria possa aver creato il bacino di Sudbury», ha spiegato Joe Petrus, a capo del team che ha firmato il paper. «I nostri risultati sottolineano l’importanza di integrare gli studi sugli elementi siderofili e lavorare su un ampio set di dati», si legge nello studio. Secondo quanto studiato in precedenza i detriti di questo spettacolare impatto sono stati sparsi fino a 800 km di distanza, ricoprendo una superficie di 1,6 milioni di chilometri quadrati. Il bacino, situato nei pressi della città di Greater Sudbury sullo scudo canadese, è lungo 62 chilometri, largo 30 chilometri e profondo più di 15 chilometri. Analisi future saranno in grado di rivelare la vera natura e le fattezze del bolide che colpì la Terra. Magari qualche indizio in più potrebbe arrivare proprio da Churimov-Gerasimenko.

 

 

Per saperne di più:
leggi QUI lo studio “On the track of the elusive sudbury impact: geochemical evidence for a chondrite or comet bolide“, di Joseph A. Petrus, et al.

Fonte: http://www.media.inaf.it

 


 

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