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MILANO - I fisici teorici lo avevano previsto, ora il satellite russo Pamela con a bordo anche strumenti italiani dell’Infn lo ha scoperto e dimostrato. Intorno alla Terra assieme alle fasce di particelle «normali» intrappolate dal campo magnetico ci sono anche particelle di antimateria. Anzi formerebbero addirittura una fascia intorno al pianeta. La loro caratteristica fondamentale è di avere una carica elettrica opposta a quella delle particelle normali. Così ci sono i positroni positivi che sono le antiparticelle degli elettroni negativi. Se i due tipi di particelle vengono in contatto si distruggono a vicenda, si annichilano come dicono i fisici.

 

 

PAMELA - Pamela, nato apposta per cercare l’antimateria come fa capire il suo acronimo (Payload for Antimatter Exploration and Light-nuclei Astrophysics), ruotando in orbita dal 2006 ha registrato una grande quantità di antiprotoni soprattutto in una zona nota come «anomalia del sud-Atlantico», una quantità migliaia di volte superiore a quanto si ritenesse. Questi antiprotoni sono il frutto del decadimento dei raggi cosmici che provengono dal cosmo e che scontrandosi con le particelle dell’atmosfera terrestre interagendo generano una pioggia di altre particelle normali e «anti».

ANTIPROTONI - «Nella zona indicata abbiamo visto la più abbondante fonte di antiprotoni vicina alla Terra mai immaginata»,commenta Alessandro Bruno dell’Università di Bari e co-autore di un articolo pubblicato su Astrophysical Journal Letters. «Alle basse latitudini», spiega lo scienziato, «la quantità di antimateria diminuisce perché le antiparticelle scontrandosi con le particelle normali si annientano. Invece la presenza aumenta alle quote più elevate di diverse centinaia di chilometri». Quindi oltre le due fasce di van Allen di particelle normali scoperte da James van Allen nel 1958 con il primo satellite americano Explorer-1 ora se ne aggiungerebbe una terza di antimateria. Queste fasce, intrappolando grazie al campo magnetico le radiazioni e particelle sparate dal Sole o provenienti dal cosmo, proteggono la vita sulla Terra.

FANTASIA - La scoperta ha subito fatto correre la fantasia. La rilevante quantità di antimateria potrebbe essere una risorsa per alimentare i futuri propulsori spaziali che la Nasa ha ipotizzato sulla carta per un futuro remoto. Intanto informazioni più precise sull’antimateria forse arriveranno dal rilevatore AMS-2 installato sulla stazione spaziale nei mesi scorsi con la penultima missione shuttle. Alla guida dello strumento ci sono il Nobel Samuel Ting e Roberto Battiston dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).

Giovanni Caprara

Fonte: http://www.corriere.it

 


 

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