“L’informazione è potere. Ma come tutti i poteri, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire”. E’ la frase che condensa l’enorme lascito di Aaron Swartz, attivista del web dal genio ribelle morto suicida a soli 26 anni dopo essere stato accusato di furto e frode dal governo americano.
Era l’11 gennaio del 2013 quando Tim Berners-Lee, considerato il padre del world wide web, dopo che il corpo senza vita del programmatore fu trovato in un appartamento di Brooklyn, salutava la sua scomparsa con queste parole: “Viaggiatori del mondo, abbiamo perso uno dei nostri saggi. Attivisti digitali, siamo uno in meno. Genitori del mondo, abbiamo perso un figlio. Lasciateci piangere”.
Oggi che sono passati esattamente 5 anni, vogliamo raccontarvi perché valga la pena ricordare la vita di uomo cresciuto troppo in fretta come programmatore geniale e fuori dagli schemi, e morto troppo presto per aver scelto di combattere in nome di tutti una battaglia in favore della libertà della conoscenza sul web.
Nato a Chicago nel 1986 da una famiglia di origine ebraica, Aaron Swartz sogna di diventare un programmatore fin da piccolo. A soli 13 anni vince il premio ArsDigita nato per la creazione di siti web non commerciali e l’anno successivo, all’età di 14 anni, è stato co-autore della prima versione della specifica Rss, il formato per la distribuzione dei contenuti web derivato da Xml.
Nel 2001, quando di anni ne ha ormai compiuti 15, sotto la guida di Laurence Lessing, ex-avvocato esperto in diritto d’autore allora a capo del Center of Internet and Society dell’Università di Stanford che diventerà suo amico e mentore, è stato uno dei programmatori che hanno contribuito alla creazione della licenza Creative Commons (Cc), nata con il fine di condividere e diffondere le opere intellettuali in modo gratuito riconoscendo all’autore la paternità dell’idea. Quindi è grazie alle idee del piccolo Aaron se oggi siamo più liberi di condividere contenuti su internet e se questi possono essere diffusi con più facilità.
Dopo essersi iscritto ed aver abbandonato l’Università di Stanford ha sviluppato la piattaforma wiki Infogami, prima di collaborare nel 2005 al miglioramento di Reddit, in cui è confluita. Reddit è un sito di social news che permette di condividere testi ed immagini che riscosse in poco tempo un enorme successo con milioni di utenti collegati. Ancora oggi è molto popolare soprattutto negli States.
La fondazione di Watchdog.net risale al 2008; si tratta osservatorio sul comportamento dei politici americani, partendo dall’analisi dei dati. Ha analizzato come funziona Wikipedia e chi sono i suoi contributors con il suo pluricitato lavoro "Who writes Wikipedia"?. Svelando che in qualche modo il famoso lavoro collettivo è in mano a pochi zelanti volenterosi.
La sua firma come creatore Aaron Swartz l’ha lasciata anche su Tor, il principale sistema di comunicazione e navigazione anonima su internet o ad esempio nella biblioteca Open library dell’Internet archive, biblioteca rigorosamente open source in cui digitalizzare qualsiasi libro che sia mai stato scritto. L’idea per il progetto gli viene dopo aver partecipato ad una conferenza sul diritto di accesso alle biblioteche presso l’eremo dei frati di Cupramontana, nelle Marche.
Nel corso degli anni Swartz inizia a seguire sempre di più la sua vocazione escogitando strumenti per liberare la conoscenza e permetterne l’accesso ad un numero sempre più ampio di persone: dal geniale programmatore che è sempre stato, si trasforma in un vero e proprio attivista. E’ lui il creatore della piattaforma DemandProgress in cui confluisce watchdog.net, l’ispiratore della battaglia vinta contro Sopa, la proposta di legge per irrigidire la normativa sul copyright, che avrebbe consentito il blocco dei contenuti online in caso di presunta violazione. Ed è sempre lui a denunciare pubblicamente i rischi della sorveglianza di massa, prima ancora che il Datagate esploda in America, Europa e Russia.
In un mondo che si chiude su stesso, dove si costruiscono muri fisici per respingere le persone, Aaron Swartz persevera nella lotta verso l’apertura dei saperi e dei modi in cui accedervi.
E’ stato lui a scrivere il manifesto Guerilla Opena Access, che si apre con la frase riportata ad inizio articolo per poi spiegare che: “L’intero patrimonio scientifico e culturale che appartiene a tutto il mondo, pubblicato nel corso dei secoli in riviste e libri, viene ora digitalizzato e chiuso col lucchetto da un pugno di corporation”.
Dal 2010 in poi ha continuato a dedicarsi alle tematiche a lui care facendo ricerca presso l’Harvard Ethics Center Lab on Institutional Corruption ed ha iniziato la sua attività presso il board of Change Congress, un’associazione governativa non profit. Perché Swartz era geniale quanto poliedrico: è stato coautore per "The Bluffer", commentatore televisivo, lettore curioso ed instancabile ed autore di numerosi articoli su tematiche come il non-profit, i media, la politica e la funzione dell’opinione pubblica.
Nel 2011 il governo americano lo accusa con 13 imputazioni di aver prelevato oltre 4 milioni di articoli da Jstor, l’archivio del Massachusets Institute of Technology. Swartz si è sempre dichiarato non colpevole e mentre le spese legali incombevano il sito free.aaronsw.com aveva iniziato una raccolta fondi per la sua difesa.
Quattro anni fa, l’11 gennaio 2013, Aaron Swartz si è tolto la vita all’età di 26 anni, nell’attesa del processo finale, distrutto dall’idea di essere considerato un ladro e continuando, fino all’ultimo, a dichiararsi innocente. Al centro della sua difesa resta il principio di condivisione della conoscenza che non è, parole sue, “l’equivalente di saccheggiare una nave e assassinare l’equipaggio, ma è un imperativo morale”.
Mentre la famiglia accusava il procuratore generale, il Mit ed il governo stesso: “La morte di Aaron non è semplicemente una tragedia personale. La sua morte è il prodotto di un sistema giudiziario criminale”.
Per alcuni la storia finisce con la morte di Swartz l’11 gennaio di 5 anni fa, la causa è la depressione. Per altri la storia non è affatto chiusa e continuano a ricordarlo in centinaia di modi diversi chiedendo che il governo risponda della persecuzione giudiziaria. Non si contano gli omaggi di attivisti, personaggi famosi e comuni che con una frase, un’immagine o un gesto, hanno voluto ricordare Aaron in questi anni.
Un anno dopo la sua morte fu proprio Laurence Lessing, oggi direttore dell’Edmond J. Safra for Ethics ad Harvard, a dare il via alla marcia della campagna NH Rebellion, che attraversò a piedi in 13 giorni tutto il New Hampshire, come mezzo di protesta contro la corruzione delle campagne elettorali presidenziali americane.
Nel 2014 Brian Keppenberger ha scritto, prodotto e diretto un documentario sulla sua storia dal titolo “The Internet’s Own Boy: The Story of Aaron Swartz” presentato al Sundance festival dello stesso anno. Oggi l’HBO sta lavorando ad un film che dovrebbe essere prodotto dalla Tribeca Productions di Robert De Niro per la regia di Elliott Lester. Il titolo del film, ancora in lavorazione e che potrebbe venire alla luce in questo 2018, sarà “Think Aaron”.
Perché ci si può accanire contro un ragazzo fino a farlo morire, ma non si può uccidere l’idea che l’aveva tenuto in vita e che ha cambiato in meglio quella di milioni e milioni di altri esseri umani.
Autore: Mario Catania
Fonte: https://www.dolcevitaonline.it