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Lo scienziato che ha coniato l’espressione “smart dust” (polvere intelligente) il cui progetto è stato finanziato dall'agenzia militare statunitense D.A.R.P.A., ha trasformato la sua idea in un prodotto industriale per il quale vengono proposte svariate applicazioni, come confermato in questo documento che tratta l'impiego di smart dust per la creazione di mappe meteo 3D.

 

 

On the Optimal Number of Smart Dust Particles - Smart Dust particles are small smart materials used for generating wearher maps. We investigate the open problem posed by Vidal er al. on rhe optimal number of smart dust particles necessary for constructing precise cost effective and accurate 3D weather maps. (Le particelle di polvere intelligente sono usate per tracciare mappe meteorologiche. Stiamo esaminando il problema posto da Vidal e da altri scienziati circa il numero ottimale di granelli necessari per costruire carte meteo tridimensionali che siano precise ed economiche).

Si ipotizza pure di coprire gli elementi strutturali-chiave dei grattacieli con tali nanosensori per valutare in tempo reale gli eventuali danni causati da un terremoto o di impiegare una rete di microscopici dispositivi per monitorare un'area colpita da un incendio in modo da ottimizzare l'intervento dei vigili del fuoco. Sono già stati condotti esperimenti (portati a termine con successo - prima guerra del Golfo: 1990/91) per la creazione di "reti formate da granelli di polvere intelligente" a scopi strategici: riconoscimento e monitoraggio del passaggio di mezzi militari.

Si ipotizza pure di coprire gli elementi strutturali-chiave dei grattacieli con tali nanosensori per valutare in tempo reale gli eventuali danni causati da un terremoto o di impiegare una rete di microscopici dispositivi per monitorare un'area colpita da un incendio in modo da ottimizzare l'intervento dei vigili del fuoco. Sono già stati condotti esperimenti (portati a termine con successo - prima guerra del Golfo: 1990/91) per la creazione di "reti formate da granelli di polvere intelligente" a scopi strategici: riconoscimento e monitoraggio del passaggio di mezzi militari.

E' quanto si legge nell’incipit dell'articolo "March of the motes" , ovvero "Marcia dei granelli" pubblicato sula rivista New Scientist (vol. 179 issue 2409 - 23 August 2003).

Tale articolo è citato nella bibliografia dello studio "Enabling battlespace persistent surveillance: the form, function and future of smart dust (Attivare una sorveglianza permanente: la forma, la funzione ed il futuro della polvere intelligente). La ricerca è stata pubblicata sul sito militare istituzionale degli Stati Uniti - di esso è disponibile la traduzione in italiano dell'abstract a questo link , a cura del fisico Corrado Penna.

“Un'invisibile armata di silicio sta raccogliendo informazioni sulla terra ed i suoi abitanti”. Così comincia questo inquietante dossier, all'interno del quale si legge: “Nel cuore della rete di granelli di polvere intelligente si trova un software rivoluzionario. Ogni granello ha il suo sistema operativo simile al software Windows installato sulla maggior parte dei computer, o a Unix, che gira su molti server della Rete, ma il sistema operativo della polvere intelligente funziona su microprocessori che hanno bisogno davvero di una memoria esigua. Se l'ultima versione di Windows contiene oltre 100 megabyte di memoria, il sistema operativo della polvere intelligente usufruisce di appena 8 kilobyte. […] ‘L'abbiamo chiamato TinyOS’ (piccolo sistema operativo, n.d.t), afferma Pister. TinyOS è ciò che ha trasformato il sogno (sic) della polvere intelligente in realtà. Parte del lavoro del sistema operativo consiste nell’impiego efficiente delle sue risorse hardware. In un granello, tali risorse sono i vari sensori ad esso attaccati, il collegamento radio agli altri granelli ed il rifornimento di energia. TinyOS deve operare, consumando poca energia: in fin dei conti un granello con batterie esaurite non è nient’altro che un briciolo di polvere. Il software realizza ciò ‘dormendo’ per la maggior parte del tempo. Quando è a riposo, tutto l'hardware è in standby, eccetto i sensori. TinyOS si riattiva una volta al secondo: impiega circa cinquanta microsecondi, raccogliendo dati dai sensori, ed altri dieci millisecondi, scambiando dati con i granelli vicini. ‘Da una prospettiva umana, si ottiene essenzialmente una risposta in tempo reale, tuttavia i granelli sono a riposo per il 99 per cento del tempo’, annota Pister”.

La restante parte dell'articolo spiega come i granuli di smart dust comunichino tra loro per piccoli "salti": le informazioni transitano da una sferula alla serie di sferule circostanti, quindi, di salto in salto, la comunicazione si propaga, come in uno sciame di api. Poiché la dissipazione di potenza in una trasmissione dipende dal quadrato della distanza, in tal modo si minimizza la potenza di emissione per le comunicazioni all'interno della rete di granelli. Così i microsensori possono continuare ad essere attivi per anni. Il sistema di comunicazione sfrutta le nocive postazioni wireless che i governi stanno diffondendo massicciamente sul territorio, con il pretesto di ridurre il digital divide.

La polvere intelligente inoltre è programmabile. La gestione può avvenire anche da remoto con un segnale radio digitale che comanda i granelli più vicini: questi, per mezzo del procedimento per "salti" sopra descritto, istruiscono a loro volta gli altri granuli della rete.

La tecnologia della smart dust non è recente: già il 31 ottobre 2002 Federico Rampini, nell’articolo sul quotidiano “La Repubblica", “Ecco la polvere che spia” , scriveva:

“Gli elementi di base della nanopolvere sono costituiti dai i M.E.M.S., micro-electro-mechanical systems. Sono micro-elaboratori che integrano capacità di calcolo, parti meccaniche figlie della nano-robotica, con i sensori elettronici, cioè termometri, microfoni miniaturizzati, nanonasi e microspie che captano movimenti o vibrazioni. [...] I progressi della miniaturizzazione rendono i micro-apparecchi sempre più affidabili e ne allungano la vita, le batterie possono alimentarsi con le variazioni di temperatura o con le vibrazioni. [...] ‘Il risultato finale è dato da reti invisibili disseminate nell'ambiente - spiega Bruno Sinopoli - che interagiscono fra loro e trasmettono informazioni'".

Ad undici anni di distanza dalla pubblicazione dell'articolo di Rampini, si è pressoché certi che questi sensori, sempre più microscopici ed efficienti, oltre che economici, possono ormai essere alimentati tramite diverse fonti di energia disponibili, come l’energia solare, le radiazioni elettromagnetiche generate dagli elettrodomestici nonché dalle antenne radio base e dagli apparati wifi, l'energia termica, la bioenergia. Si consideri che i reali obiettivi nell'uso di questa tecnologia, sono gli esseri umani, la cui bioelettricità fornirebbe l'energia necessaria ai nanosensori. Essi erano già citati nel documento governativo del 1995 "Owning the weather in 2025" ed in quel contesto si prospettava la creazione di una griglia di controllo globale per mezzo della distribuzione capillare di nanosensori, il cui scopo è colonizzare gli organismi viventi.

I filamenti polimerici dispersi dagli aerei chimici sono collegati a questa tecnologia di matrice militare, il morbo di Morgellons ne è un’atroce conseguenza.

Fonte iniziale: http://scienzamarcia.blogspot.it

Rielaborazione ed integrazioni a cura di Tanker Enemy:
http://www.tankerenemy.com


 

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